Lunga chiacchierata con la dottoressa Patrizia Rossini, Sindaco di Castel di Lama.

C'era una volta un partito democratico dove i compagni erano amici fidati. Erano già tutti schierati per le primarie di fine anno, che già da sé facevano discutere sulla reale capacità di quel partito di rinnovarsi in modo naturale, abbinati un cavaliere e una dama, perché così volevano le regole del ballo. L'ultimo giorno utile per comunicare le candidature arrivò una esplicita nota da Firenze a favore di una donna fuori dal coro, che secondo molti aveva i numeri per diventare la prima parlamentare del Piceno a sedere a Roma.

Ma i suoi compagni, presi dalle loro mire, la tradirono sul più bello con un piano tratto ad arte. Prima le contestarono i mancati pagamenti al partito di un mancato stipendio (l'indennità di sindaco non veniva percepita dalla candidata dal 2011, e già quell'anno era stato attivato dalla lungimirante dama un fondo di solidarietà con gli indennizzi comunali). Poi le fecero firmare un concordato con cui le estorcevano 1500 € subito e la impegnavano a pagare rate di 500 € fino alla presunta cifra di 4000 € dovuta al partito.

L'assemblea a sua insaputa prese la sua decisione: la Rossini doveva adeguarsi ai presupposti non ben specificati e regolamenta rizzare la sua situazione entro le 12 del giorno dopo. Arrivò la vigilia di Natale e la candidata, confidando nel buon cuore dell'amico Evangelisti, si presentò trafelata all'appuntamento fissato per saldare il suo debito (peraltro calcolato su una base forfettaria dai criteri oscuri).

Ma erano le 13.00, il tempo era scaduto e nessuno l'aspettava al luogo dell'incontro. Una storia d'altri tempi, quando le lotte intestine dei partiti si spingevano oltre l'amicizia e il rispetto dell'altrui impegno. Magari anche in barba al volere popolare, pensando più a calcoli elettorali e abbinamenti di candidati che poco si dedicavano alla Spending Review come la nostra Rossini. Ma che erano più abili a imporsi seguendo i percorsi più contorti e storpiando con dichiarazioni taglienti l'armonia dei giorni di Natale.

E fu così che iniziò la campagna elettorale, ma la nostra dama giurò di non darsi per vinta e di lottare fino in fondo. E cominciò a scrivere a tutti i vertici nazionali, regionali e provinciali del PD. Finché qualcuno non l'avrebbe ascoltata e non avrebbe rimediato al torto subito.