Poesia al Teatro dellArancio di Grottammare
Grottammare | Sabato alla presenza dellAssessore alla cultura Enrico Piergallini e Antonio Liturri è stato presentato il libro di Leandro Di Donato Le strade Bianche.
di Felice Di Maro
Mentre Simone, cronista letterario della redazione "Abruzzo Cultura (www.abruzzocultura.it) spiega che l'insieme delle poesie è molto articolato e i temi sono tanti, non posso fare a meno di rileggere alcune righe della bella recensione del libro fatta dalla Dottoressa Claudia Manuela Turco e pubblicata sul suo sito (www.literary.it).
Questa recensione è un contributo notevole in quanto analizza alcuni passi delle poesie ma "rammentare" i versi di S. Quasimodo, "Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera" e di Novalis, " Si è soli con tutto ciò che si ama", afferma che si voglia o no che si dovrebbero conoscere la produzione poetica di questi grandi poeti. Ma senza conoscere i versi dei grandi poeti citati assicuro che si ugualmente colto l'insieme variegato delle poesie di Leandro Di Donato.
Il libro che si è presentato contiene 51 poesie suddivise in quattro sezioni, Sera di fuochi lontani, Contro la notte dei boia, Le strade bianche, Giorno. La presentazione si è svolta fatta a modo di dialogo facendo domande al poeta. Il metodo ha dato i suoi frutti in quanto ha permesso almeno per una volta ai non addetti ai lavori di cogliere insieme all'articolazione delle poesie anche i messaggi che Leandro ha inviato in questi decenni e sono tanti e di livello non solo culturale in senso stretto ma anche sociale e di rottura di schemi ordinari di intendere l'esistenza umana. Sono stati analizzati i vari riscontri tra il quadro generale dell'opera che è un quadro aperto, e i temi. La poesia deve essere per tutti? Possiamo dire che è stato un obiettivo raggiunto almeno con la presentazione di questo libro.
Leandro già nel 1978 aveva pubblicato un'atra silloge di poesie, "La parola dei miei giorni", edita dalla Pan Arte. La vita di Leandro e la sua poesia è stata oggetto anche di domande specifiche e Leandro non ha esitato a mettere all'attenzione le emozioni dei giovani adolescenti degli anni sessanta e settanta, emozioni legate alla guerra del Vietnam e poi anche i suoi trascorsi universitari a Roma, Leandro è laureato in psicologia e forse questo spiega in parte certe interpretazioni che reputo nell'insieme non solo analitiche ma anche di tensioni proprio psicologiche di intendere la società contemporanea.
Un esempio eloquente è stato quello con il quale io considero il manifesto della svolta che Leandro in campo letterario-poetico ha cercato di realizzare in questi decenni. Il componimento si chiama "La poesia". Serena Mattace Raso ha fatto una lettura splendida dando anche un valore aggiunto notevole in quanto assicuro i lettori, una cosa è leggere una poesia anche in privato ma è un'altra cosa ascoltarla e naturalmente dopo che almeno una volta la si è letta prima. Serena ha letto otto poesie, Le strade bianche,
Uno sguardo, Il tonfo, Cadono le foglie, Un mattino, La poesia, Non abito più lì, Contro la notte dei boia. Ha dato un contributo importante con un livello di recitazione veramente alto. La recitazione è stata nel piccolo teatro dell'Arancio di Grottammare uno spettacolo nell'evento, e non fosse altro per i quadri delle sensazioni che si sono coniugati perfettamente con la presentazione di Simone che riprendeva i temi delle poesie appena lette.
Può la poesia offrire un contributo per alleviare le sofferenze umane? Leandro offre una griglia di interpretazione. Ascoltiamo un passo letto da Serena: ".....La poesia / non proclama, non afferma, non assolve, non fa sconti, / non regala bollini per concorsi a premi, ma, sussurro nel grido, / incrina, stride, chiede, affanna, divora / ma senza spettacolo / lo fa da piccola cosa, / come passione che urla nel momento dell'umiltà.....".
Se nell'interpretazione corrente di questi versi si può dire che la poesia non è uno strumento pienamente a disposizione dei potenti di turno teniamo conto che però "chiede". Ma cosa "chiede"? E a chi "chiede"? Confesso che non ho colto risposte degne di nota ma ritornerò su questi temi in quanto Leandro ha posto interrogativi di rilievo offrendo naturalmente una sponda per avviare un confronto a tutto campo, Sia chiaro, io, povero cronista dalla faccia tosta, in parte ero preparato a cogliere questi aspetti con il carico s'intende delle aspettative che come proprio come cronista mi pesa sempre come un macigno. Ma assicuro che è difficile in una cronaca evidenziare tutti gli aspetti esposti.
Quindi anche se non c'è stata la presentazione degli elementi di rottura sociale a livello poetico e in senso esplicito s'intende comunque a livello di speranza ci siamo andati vicini. Assicuro ovviamente che la presentazione di questo libro di poesie non è stata fine a se stessa. Enrico Piergallini, Assessore alla Cultura del comune di Grottammare aveva già messo in evidenza all'inizio della manifestazione l'importanza che la lingua deve avere come strumento di comunicazione per tutti s'intende.
Quindi la lingua deve essere legata al reale ed è logico pensare che quel barocco che si coglie a volte nella poesia non deve essere eccessivo altrimenti diventa difficile guardare alla città e alle sue problematiche ed anche alle sue ansie. L'Assessore ha analizzato che se non vi è quel libero sfogo dei sentimenti la democrazia non può mai essere piena, almeno così io ho colto il senso della sua esposizione, in caso di omissioni o eventuali errori chiedo venia. Ma non mi sbaglio (Almeno credo!) se scrivo che ah affermato anche che bisogna avere la capacità di interpretare il proprio tempo. Un protagonista che va citato in quanto ha collaborato a preparare l'evento è stato Antonio Liturri
Sarebbe errato non rilevare che anche se la speranza di rottura sociale non si è vista ci siamo andati vicini e non di poco. Mi piace ricordare un passo della la recensione citata, di Claudia Manuela Turco: "Malgrado la cupezza dominante, talvolta ne Le strade bianche si insinua qualche squarcio di serenità, perché: "Può rinascere il giorno / anche se hai smesso di aspettarlo / o di crederci (nella poesia "Può cambiare"). La poesia è a pag. 33 e non è stata letta. Ma non importa me la sono letta più volte da me a manifestazione conclusa e assicuro che è un piccolo inno alla volontà di cambiamento che si respira ovunque in questo periodo, sia nei luoghi di lavoro e sia in quelli di studio, nonché nei supermarket, e parlo di quelli alimentari s'intende. Chissa perché i poeti non si interessano mai della spesa alimentare delle famiglie nel mondo contemporaneo?
In fondo la manifestazione non si è conclusa. Idealmente continua. Le strade bianche ci aiuteranno nel nostro cammino futuro? Qui è l'essenza della poesia quando naturalmente ha per oggetto i temi sociali. Leandro ce la messa proprio tutta o poteva fare di più? Certo lui ha ammesso che la poesia ti può mettere in gioco ma poi non si è capito se dare il nome alle sensazioni e quindi si voglia o n o si ha comunque un ordine e che poi diventa inevitabilmente di priorità sociale, possa essere comunque un modo che possa far accettare le compatibilità del sistema o meno. Obiettivamente il punto più prossimo e quasi a frontiera della rottura sociale è stato quando ha ricordato che "i figli somigliano non tanto ai loro genitori ma al tempo che vivono".
Ottima è la considerazione ma vale per le vicende in senso storico forse, ma i valori e cioè l'insieme di quella condizione continua fatta di scelte quotidiane di non legarsi mai completamente ai poteri dominanti sia dell'economia che della politica, i giovani la colgono soprattutto osservando i comportamenti e le scelte dei genitori. Si dimostri il contrario anche con una poesia.
La classe dei poeti non ama mettersi in campo e parlo di quello sociale sia chiaro. Vuole solo presentare e offrire, e, non analisi,ma interpretazioni. Nonostante Simone ha più volte spronato il poeta sul tema della solitudine. Non c'è stato nulla da fare. Il poeta vuole restare solo. Ma il poeta Leandro Di Donato è un fuoriclasse? La risposta non è semplice. Anche se oggi è solo consigliere della provincia di Teramo è stato Assessore alla cultura e di gatte da pelare ne avrà avuto non poche. Ma vi è di più, è un dipendente del ministero dei beni culturali e lavora al museo archeologico di Campli.
Quindi si può tranquillamente affermare che nella società contemporanea Leandro come poeta svolge una funzione di stimolo che poi come politico cerca di realizzare.
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03/12/2007
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Kevin Gjergji