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Gli anticipatari ancora al lavoro dopo l’emergenza terremoto

| CAMERINO - L’ultimo atto del Comitato degli anticipatari è una lettera inviata ai Presidenti delle Comunità Montane Camerino, San Severino Marche, dei Monti Azzurri, del San Vicino, dell'Esino-Frasassi e del Metauro Zona E.

E’ trascorso un altro anno e gli anticipatari continuano a lavorare per ritornare alla tanto declamata “normalità” dopo l’emergenza terremoto.

L’ultimo atto del Comitato degli anticipatari è una lettera inviata ai Presidenti delle Comunità Montane Camerino, San Severino Marche, dei Monti Azzurri, del San Vicino, dell'Esino-Frasassi e del Metauro Zona E.

“La questione che vorremo portare alla sua attenzione – scrivono gli anticipatari – è legata all’aspetto turistico del territorio. Le nostre case – gran parte seconde abitazioni ma anche interventi prioritari – sono state ristrutturate ricorrendo all’anticipazione prevista dalla delibera di giunta 180/2000 della Regione Marche. Così recuperate tali abitazioni danno un’immagine positiva al paesaggio e permettono ai proprietari di soggiornarvi nei periodo estivi, creando movimento turistico ed economico. Senza il nostro contributo personale tali abitazioni sarebbero ormai dei ruderi”.

“Il fatto di aver effettuato i lavori prima di altre seconde case ora inserite dalla Regione Marche in un elenco B – specificano gli anticipatari – è stato ampiamente pagato con gli interessi che ciascuno di noi ha dovuto versare alle banche che hanno anticipato il denaro. Ma ora che molte anticipazioni sono scadute si sono aperti scenari imprevedibili e sono scaturite gravi conseguenze per noi proprietari”.

Il comitato ha quindi chiesto a ciascun Presidente un appuntamento e ha inviato una cronistoria completa della vicenda che ancora non riesce a concludersi a quasi 10 anni dal terremoto.

LA VICENDA DEGLI ANTICIPATARI

Anno 2000

La vicenda dei cd. “anticipatari” prende le mosse dalla decisione della Regione Marche di accelerare la ricostruzione post terremoto del 1997, prevedendo con la delibera di giunta n. 180 del 2000 la cessione del credito che deriva dalla concessione del contributo della Regione Marche al proprietario dell’immobile per effettuare i lavori di ricostruzione (vedi pubblicità del Corriere Adriatico del 05/03/2000).
L’istituto bancario anticipa una somma massima di 150.000 euro per una durata di 60 mesi al proprietario facendosi cessionario del contributo che la Regione verserà direttamente alla banca. Gli interessi di tale operazione sono a carico in parte del proprietario dell’immobile e in parte della Regione Marche. Gli istituti di credito che hanno inizialmente aderito all’iniziativa sono: Banca delle Marche, Banca di Credito Cooperativo di Casavecchia, Banca Popolare di Ancona, Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Monte dei Paschi di Siena e Cassa di Risparmio di Foligno.
Contestualmente alla cessione del credito con le banche convenzionate, la Regione ha istituito un fondo rischi di euro 1.484.666,13 e un fondo di garanzia di euro 5.990.607,23 per un importo complessivo di euro 7.475.273,36, pari a circa il 67% delle somme anticipate ai proprietari.

Anno 2004

Il 12 luglio 2004 arriva a tutti i 148 “anticipatari” e agli istituti di credito una lettera a firma del direttore del dipartimento affari istituzionali e generali, dott. Mario Conti, con la quale testualmente si diceva che “allo scadere del termine negozialmente stabilito Lei (ovvero ciascun proprietario dell’immobile) sarà chiamato all’adempimento delle obbligazioni assunte con la stipula del relativo contratto di anticipazione bancaria”. Dunque, secondo questa interpretazione della Regione, l’anticipazione disposta con DGR 180/2000 sarebbe divenuta inefficace quanto al finanziamento della quota capitale, ovvero del contributo per la ricostruzione, e si limiterebbe al solo rimborso degli interessi nella percentuale concordata. Si costituisce il Comitato degli anticipatari.

Anno 2005

Nel giugno del 2005 la Regione presenta una nuova DGR, la numero 724/2005. In pratica la Regione, non potendo far fronte per carenza di fondi agli impegni assunti con la deliberazione 180 del 2000, ha stilato una nuova convenzione con gli istituti di credito in cui è previsto che, alla scadenza della durata dei finanziamenti concessi, la Banca richiederà ai beneficiari la restituzione degli importi anticipati. La restituzione – si legge nella convenzione – può essere effettuata anche in forma rateale per la durata massima di 84 mesi e in questo caso la Regione Marche assicura un concorso sugli interessi nella misura di 2 punti percentuale.

Anno 2006

Gli anticipatari hanno presentato nel mese di aprile al Tribunale di Ancona una causa collettiva contro la Regione Marche e gli istituti di credito interessati, affidandosi all’avv. Antonella Gamberoni del Foro di Camerino che ha raccolto bel 98 deleghe, ottenendo per questa azione legale circa il 70% dei consensi tra i terremotati che si trovano in questa situazione. Nella riunione del Consiglio Regionale del 16 maggio 2006 l’opposizione aveva proposto di integrare il fondo di garanzia di altri 3,5 milioni, con i quali arrivare a chiudere le pendenze bancarie di chi ha aderito alla convenzione per l’anticipazione. Il Consiglio, dopo un circostanziato intervento dell’assessore Pietro Marcolini, ha rigettato l’emendamento sostenendo che la “concessione” del contributo non ci sia mai stata (la stessa Regione Marche ha emanato per ciascuno di noi un decreto di assegnazione fondi con il quale le banche, senza alcuna altra garanzia, hanno sborsato la somma assegnata) e che pertanto non può essere presa nessuna iniziativa di erogazione nei confronti degli anticipatari perché questa sarà subordinata alla verifica di tutte le situazioni di “richiesta di contribuzione” alle quali non è stato dato ancora corso.

Il 4 ottobre 2006 nel Tribunale di Ancona si è tenuta la prima udienza della causa degli anticipatari contro la Regione Marche, che è stata poi rinviata al prossimo 6 marzo 2007.

Attualmente per alcuni anticipatari è scaduto il termine dei 60 mesi previsto dalla convenzione del 2000 e qualche Banca ha iniziato a pretendere dal terremotato il doppio degli interessi pattuiti e la restituzione del capitale. Chi ha un’attività rischia di essere seriamente danneggiato poiché iscritto nel registro dei debitori a rischio e perché rischia di vedersi bloccate tutte le attività bancarie.

07/12/2006





        
  



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