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Caso Marconi: parla l’avvocato dell’antiquario Luigino Forlini

San Benedetto del Tronto | “Il mio assistito non c’entra nulla con quanto contestato a Marconi: gli aveva venduto altre cose in precedenza e la guardia di finanza lo ha accertato”

di Giovanni Desideri

“Il mio assistito non c’entra nulla nella vicenda in cui è implicato Orlando Marconi”: parola dell’avvocato Francesco Voltattorni, difensore dell’antiquario Luigino Forlini, condannato a 2 anni di reclusione martedì 7 dicembre in primo grado insieme a Marconi (quest’ultimo a 2 anni e 4 mesi), con l’accusa di avergli venduto mobili e altri oggetti, rinvenuti dalla guardia di finanza nel ’97 e poi risultati rubati.

“Forlini in questa vicenda non c’entra nulla – ribadisce Voltattorni – Ha venduto sì a Marconi alcuni oggetti, ma diversi da quelli rinvenuti dalla guardia di finanza. E con regolari fatture, come verificato dalla guardia di finanza, prima di Fermo, poi di Ascoli. Per cercare di sottrarsi alle accuse Marconi ha sostenuto di volta in volta che gli oggetti gli erano stati venduti ora da uno ora dall’altro dei suoi fornitori abituali. Alla fine ha fatto il nome di Forlini, ma senza fornire uno straccio di prova. Sarei quindi curioso di sapere come ha fatto l’accusa a dimostrare che gli scambi riguardavano proprio quegli oggetti.”

“Pur avendo mostrato le fatture, non sta comunque a Forlini dimostrare di essere innocente – prosegue Voltattorni – ma all’accusa provare la colpevolezza. Il giudice ha condannato entrambi salomonicamente. Vorrà dire che aspetteremo i 90 giorni di legge per conoscere le motivazioni della sentenza.”

Marconi contesta il fatto che la camera di consiglio sia durata appena un’ora: “questa obiezione non ha senso – risponde Voltattorni – dal momento che l’udienza a cui fare riferimento si è tenuta il 17 novembre: in quella occasione noi parti in causa abbiamo fornito tutti i nostri argomenti. Durante la seduta del 7 dicembre abbiamo fornito soltanto “brevi repliche”. Nessuno di noi aveva un asso nella manica in quest’ultima udienza. Abbiamo soltanto ripetuto gli stessi argomenti del 17 novembre. Sicché il giudice ha avuto 20 giorni per farsi un’idea. E in un’ora ha ben potuto scrivere il dispositivo.”

09/12/2004





        
  



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