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Una terra in cerca di sovrani e di ardenti custodi

Comunanza | Solo uno sguardo che sappia andare oltre il semplice utilizzo delle risorse e che veda con rispetto le cose e le persone, potrà farci fare il necessario balzo di qualità che i tempi propongono.

di Luciano Galassi*


Un tempo nuovo bussa alle porte delle nostre anime, un tempo inedito, che brilla di nuova luce.

E' il richiamo della sovranità e della responsabilità, che tutti siamo invitati a realizzare.

Qualcosa che dà un senso profondo ed autentico al nostro essere qui. Finito il tempo dei regni e degli imperi, con una abissale diversità e distribuzione di potere, si apre una possibilità prima inimmaginabile, un appuntamento vitale per le nostre esistenze e per la terra che ci ospita.

Solo uno sguardo che sappia andare oltre il semplice utilizzo delle risorse e che veda con rispetto le cose e le persone, potrà farci fare il necessario balzo di qualità che i tempi propongono.

La nostra percezione di "casa", di residenza, ha da dilatarsi nella nostra immaginazione e nel nostro cuore, a comprendere spazi, strade, colline, mari e montagne, fiumi, laghi, persone, animali, alberi e cose.

Ciò che realmente consente ed ospita le nostre vite, ha da trovare spazio e coscienza nella nostra interiorità.

E' qualcosa che dobbiamo alla verità dell'esistere, per entrare nel regno della piena e matura consapevolezza.

Non servono più uomini ciechi e rapaci, uomini frammentati, che non sanno comprendere i legami profondi che ci costituiscono in un unico tutto.

Siamo tutti chiamati a diventare cittadini sovrani, nell'impegno, nella gioia, nella riconoscenza, nella condivisione, a maturare il senso di un "nostro", che non è possesso e semplice uso, bensì una opportunità di pienezza, autenticità e realizzazione.

"Che ciascuno abbia a cuore", è la parola d'ordine del tempo presente, al di là dei ruoli e delle capacità.

Una terra che non è solo opportunità, ma anche luogo dell'identità e della partecipazione.
Qualcosa che non è da inventare, ma che va solamente risvegliato alla nostra coscienza.

Una terra dell'anima e del cuore, da cui, pure, siamo sempre più distanti.
Colpa della fretta, del malessere del nostro tempo, ma anche di una realtà nuova che richiede atteggiamenti inediti, improntati alla creatività.

Quello che ci blocca e ci impedisce di avere nuove "visioni" è forse la pigrizia di affidarci solo al noto, al consueto, e il non protenderci verso le terre "dell'impossibile".

L'utopia non è il sogno dei visionari, ma la voce della chiamata verso un mondo pienamente e finalmente umanizzato, nella coscienza e dignità di tutti.

L'alba è proprio qui, proprio adesso, nella luce nascente di una coscienza non più rimandabile.

L'auspicio è che si sappia cogliere ed accogliere la portata di questa nuova
visione, per il bene di tutti e di ciascuno.

Grande, in tal senso, è la responsabilità di chi ci amministra, che dovrà assumersi anche la veste di "educatore" e di traghettatore verso la nuova consapevolezza.

*Direttore del "Museo Pinacoteca dell'Arte dei Bambini" del Comune di Smerillo

09/12/2006





        
  



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