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La Guerra non si compra dai popoli affamati

| Voglia di pace. Più bandiere dai balconi e dalle finestre. Più colori della Pace a fare viaggiare nel vento.

di Patrizio Patrizi*

Qualcuno, all'inizio con un po' di timore, visti i tempi, si è affacciato dal proprio balcone e l'ha lasciata sventolare liberamente. Temeva che in molti gli avrebbero puntato l'indice. Al
contrario, con il passare dei giorni e dei timori sollevati, ha potuto constatare che la sua determinazione era condivisa da un numero crescente di persone. I colori dell'arcobaleno, il simbolo della Pace, sventola ora liberamente su molti palazzi della città: dal centro alla periferia, dalla collina al mare.
 
Il grande corteo che ha ostentato la propria volontà per le vie del centro cittadino inneggiando a una prospettiva di vita che non può essere contrassegnata dalla logica della contrapposizione destra-sinistra, o sinistra-destra secondo i punti di vista, ha dimostrato la
maturità dela propria condizione di benessere. E dice un forte "no" alla guerra come metodo di giustizia. Lotta ai dittatori e al terrorismo, senza coi nvolgere il popolo innocente. Come
rinunciare all'attuale qualità della vita, seppure molto perfettibile, per imbarcarsi in un'avventura che non lascia intravvedere niente di migliorabile in questo mondo che intende ragionare in termini di globalità? Ecco perché la gente va in piazza, ecco perché espone le
bandiere dell'iride, ecco perché soprattutto le donne, mamme e giovani, che sono portatrici di vita, urlano dalle strade che non può esserci guerra a stabilire diritto e pace.

Non possiamo parlare dei grandi interessi economici che girano attorno a questa guerra da fare a tutti i costi. Materia davvero complessa; comunque, decifrabile attraverso qualsiasi logica che definirebbero "fantapolitica". Nonostante la prima potenza armata del mondo vada a comprare voti all'Onu a quelle Nazioni che fino ad oggi sono state costrette a soccombere sotto l'orribile capestro della fame pur di ritrovarsi armate con obsoleti rimasugli degli arsenali occidentali. Si chiede di assecondare lo sganciamento di migliaia di tonnellate di bombe su una popolazione che da 12 anni non ha neppure un'aspirina, senza prendere in esame la condizione di fame di quei Paesi latinoamericani e africani che proprio la logica espansionistica del mercato globale ha portato al'indigenza. Senza tenere conto che c'è un'altra guerra per i territori palestinesi e israeliani.
 
San Benedetto, con la sua marcia, e con le manifestazioni che si annunciano per il fine settimana, ha dato un chiaro indirizzo. La gente che ha marciato, mai unita come prima, contro la guerra ha dimostrato che ha compreso quale sia la logica del potere. Schierarsi per la Pace non può essere inteso come antiamericanismo; piuttosto, è l'invito al dialogo, proprio delle democrazie avanzate sul cui baluardo gli Usa hanno, è citato da tutti, costruito il rispetto dei diritti umani. Assecondare il volere di un capo di stato, pure non condiviso nella sua confederazione, è sicuramente pericoloso; assoggettarsi alle opportunità che il più forte, non di intelletto bensì in armi, pone come ultimatum è assai pericoloso per il futuro dell'Italia e dell'Europa.
 
D'altronde i governanti occupano quel ruolo perché gli è stato conferito, attraverso libere votazioni, dal popolo. Ora il popolo non vuole la guerra, la futura guerra planetaria, e dunque i governanti, nel rispetto del giuramento alla legge degli uomini, di libertà e giustizia, devono ascoltare i popoli di tutto il mondo e gestire le loro volontà.
 
Perciò, più bandiere dai balconi e dalle finestre; più colori della Pace, tanti, tantissimi, a fare viaggiare nel vento, trasportate in ogni angolo,  le emozioni, le vibrazioni della giustizia che tutte le popolazioni rivendicano e chiedono.

* Responsabile Redazione Il Messaggero.

12/03/2003





        
  



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