Giorgio Bracardi e la buona musica
| ASCOLI PICENO - Successo del concerto del comico al Cotton Club.
di Michele Rossi
Per la mitica trasmissione "Alto gradimento" ha inventato personaggi come l'uccellaccio preistorico Scarpantibus (una sorta di copia del suo carattere pazzo, estroverso, spavaldo, imprevedibile ma, tutto sommato, romantico), il pastore sardo disperato (all'eterna ricerca del suo gregge al grido "Li pecuri"), l'urlatore folle Patroclo (antesignano di Valerio, il tormentone dell'estate '98), il sacrestano-giornalista super raccomandato Max Vinella ("chiappala, chiappala"), il rompiscatole per vocazione dottor Marsala, il fascista romagnolo ferocemente nostalgico Ermanno Catenacci.
E poi ancora Benito Cerbottana, Nando Romanazzi, Malik Maluk, il venditore di babà, Fausto Rossi, il professor Marcellini ("che te frega, che te frega"), il dottor Ghisletti, il maestro Torvaianica, il lavandaio della Rai, Onorato Spadone ("l'uomo è una bestia"), il cantante antipatico, Lucio Smentisco (portasmentite del Palazzo in "Striscia la notizia") e chi più ne ha più ne metta.
L'inventore di tutte queste vignette viventi, il creatore di espressioni culto entrate nel gergo quotidiano è Giorgio Bracardi, comico-cabarettista, romano di nascita, giramondo di professione. Ma anche musicista e cantante (due 45 giri, "Via Veneto" e "In galera", sono la compromettente prova). In questa inusuale veste molti hanno potuto ammirarlo il primo giorno di primavera del 2003 all'Auditorium della Fondazione Carisap di Ascoli Piceno per l'inaugurazione del programma di marzo-giugno del benemerito Cotton Jazz Club del presidente Sergio D'Auria.
Accompagnato dagli "Spirit of Century" (una band di ottimi musicisti - Gianni Oddi al sax tenore e soprano, Bruno Lagattolla alla batteria, Massimiliano Calderai al pianoforte, Valerio Serangeli al contrabbasso e Giancarlo Colangelo al sax alto - che già da sola avrebbe giustificato la spesa del biglietto), il buon Bracardi ha tenuto botta per quasi due ore, proponendo con uno stile del tutto personale alcuni classici del repertorio jazzistico, oltre a qualche suo componimento... demenzial-fantasioso. Fino a quando non ha elevato alla massima potenza il suo piatto forte: la pernacchia.
Da sempre la pernacchia è un elemento tipicamente italiano usato per sbeffeggiare il potere, un modo per protestare contro le ingiustizie. Chi non ricorda quella di Totò all'ufficiale tedesco nel film "I due marescialli" (1961, regia di Sergio Corbucci). Con Bracardi, invece, in tutto il suo repertorio di varianti (da quella aristocratica a quella popolare a quella politica, tanto per citarne alcune) il codesto "rumore volgare che si fa con la bocca" assurge a strumento musicale, tenendo ritmo - e che ritmo! - alla "gavotta romana" presentata al divertito e numeroso pubblico.
Sdoganata anche la pernacchia, quindi tutto era possibile. In un crescendo di note, emozioni e... pernacchie, appunto, alla fine però è mancato lo spogliarello. Evidentemente un minimo di pudore lo hanno anche i folli, soprattutto in una ex chiesa com'è l'Auditorium Carisap. In compenso è arrivato, ciliegina sulla torta, un sempre più stralunato Mario Marenco, architetto (ed anche molto quotato, a quanto pare) di professione: svegliatosi dal torpore in cui era caduto all'inizio del concerto, con il fare da cane bastonato ha letto tre suoi raccontini dal tono decisamente surreale. Dopodiché ha salutato ed è rientrato nel mondo dei sogni.
Chiusura con ovazione per tutti i protagonisti (ma niente bis, per via dell'ora tarda) ed un ringraziamento agli organizzatori che sono riusciti a dare al jazz un tono decisamente più "scanzonato". Come in fin dei conti è sempre stato questo genere musicale in America: ossia un grande spettacolo non solo musicale. Se serve questo per avvicinare i "digiuni" di buona musica, ben vengano altri esperimenti del genere.
In conclusione, una domanda ai pochi assenti come l'avrebbe posta quel gran genio di Bracardi: "Perché non sei venuta, tin".
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25/03/2003
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