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8 marzo, festa della donna

| La giornata dedicata alle donne vista con l'occhio maschile di un poeta

di Lucilio Santoni*

Le donne, lo so, non dovrebbero scrivere;
Ma io scrivo
Perché tu possa leggere da lontano nel mio cuore,
Come quando sei partito.
Non dirò nulla che non sia in te
Molto più bello,
Ma la parola detta cento volte, quando viene detta da chi s'ama,
Sembra nuova.
Ti dia felicità! Io resto ad attenderla,
….                ….              …. 

Inizia così Una lettera di donna di Marceline Desbordes-Valmore (Douai 1786 – Parigi 1859). Quanta forza c'è in quei primi due versi, straordinari. “Le donne, lo so, non dovrebbero scrivere; / Ma io scrivo”. Quanta debolezza c'è, invece, nelle donne che l'8 Marzo escono per la cena di rito, fra di loro, come in libera uscita, e affondano nel chiacchiericcio da comunella. Dall'altra parte ci sono gli uomini, ancor più deboli, che per quella sera rinunciano alla consueta prova di forza e si bevono la loro partita in televisione, o magari si guardano, finalmente indisturbati, le ultime donnine proposte da San Remo.

Credo che l'8 Marzo sia una giornata triste, particolarmente triste, poiché rivela il meschino battibecco fra i sessi che la nostra società ridotta ormai a brandelli ci propone. Le donne non più femmine e gli uomini non più maschi. E, se la lingua è puntuale rivelatrice delle attitudini umane, possiamo infatti notare che femmina è divenuto ormai termine quasi oltraggioso, e in ogni caso disdicevole. Credo, sinceramente, che il compito della donna oggi debba essere ben altro. Ben altro dal ritagliarsi spazietti di querula libertà.

La donna deve avere il coraggio di mostrare in questa società che la pace fra i sessi è possibile (forse questo, politicamente, varrà, anche, più di mille bandiere appese alle finestre), la quale pace non vuol dire un generico “vogliamoci bene”, tutt'altro, vuol dire cercare l'uomo ed esigere da lui che sia degno di tale nome. Vuol dire stringere l'uomo all'angolo, come fosse un pugile, delle proprie responsabilità, che poi si riassumono in una sola e semplice istanza: essere capace di amare. Per meno di questo, nessuna donna dovrebbe stare vicino a un uomo.

Credo che il grande compito della donna oggi sia proprio questo: cercare l'uomo capace di amare, e cercarlo con tutte le proprie forze, anche se questo può significare mettere in discussione le strutture abituali, quali la famiglia o la sicurezza economica. Così messo alle strette, anche lui sarà costretto al cambiamento e all'assunzione di responsabilità. Lo so, occorre un grande coraggio, che all'uomo non è dato avere, e per questo auguro a tutte le donne di trovarlo, nella dignità e nella felicità.

*poeta

09/03/2003





        
  



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