E' questo il terzo reportage che la nostra cronista ci invia dal Mar Rosso.

Non amo i luoghi comuni, ma descrivere con le parole, con le quali pure mi piace giocare la bellezza della barriera corallina  e' impresa difficile se non impossibile.
Immaginate un acquario, il piu' bello e ricco che abbiate mai visto: l'acqua e' trasparente, l'abile proprietario ha ricostruito l'ambiente con coralli, rocce e anfratti.
I pesci sono tanti e colorati: quelli rossi quelli gialli a righe blu, alcuni sono grandi azzurri e fluorescenti, poi gli aghi lunghi e sottili e giganteschi pesci napoleone. Ci sono quelli bianconeri e quelli rossoblu ( forza Samb ). D'improvviso vi fate piccoli e vi tuffate in mezzo a loro. E i pesci vi guardano, furbescamente si mettono di piatto per vedervi meglio, e voi sorridete grati di tanta attenzione.

Ma la barriera corallina e' questo e molto di piu'.
Avevo tante volte ammirato le foto subacquee pubblicate dal National Geographic o scattate da amici subacquei, mai mi avevano dato le  sensazioni che si provano a stare nell' acqua lungo le ripide pareti del reef.
Non serve essere abili subacquei, basta saper nuotare , fare la capovolta , detta la  'cafolla' dalla gente sambenedettese e lo spettacolo e' li' nelle acque del Mar Rosso.
Ma veniamo alle considerazioni: all' isola di Tiran,  questa mattina , c'erano centinaia di barche che hanno liberato tanti, troppi turisti sul reef.

La natura ha enormi capacita' di rigenerarsi e di ripristinare  gli equilibri che il  turismo senza controllo sposta dalla sua centralita'.
I naturalisti hanno gia' urlato il loro grido d' allarme: la barriera corallina del Mar Rosso ha iniziato la sua parabola discendente.

La reazione e' irreversibile: per quanto ancora tireremo quest' elastico gia' sfibrato?