Stanley Jordan al Bitches Brew Jazz Club
| SAN BENEDETTO - Il chitarrista americano è tra le figure più importanti della storia di questo strumento.
di Antonella Roncarolo
Cercare di descrivere adeguatamente, e in poche parole, Stanley Jordan è impresa impossibile o quantomeno parziale: comunque, possiamo dire, che il chitarrista elettrico americano è tra le figure importanti ed più originali della storia di questo strumento.
Jordan non usa il plettro e non 'pizzica' ma ora 'percuote' ora ne 'tira' le corde fino a creare un sound in cui le linee melodiche, i contrappunti e le linee di basso s'incrociano, danzano, come se fossero una, due, tre chitarre che suonano insieme.
Questa tecnica, in modo più o meno accentuato, la troviamo già nella storia della chitarra, da Jimmy Webster a Lenny Breau, ma Jordan ne ha fatto il suo stile e l'ha portata alla più alta espressione finora raggiunta, mescolandola con una sensibilità musicale, ironia ed un gusto per la melodia, che dopo anni oggi gli si riconosce, dopo i primi tempi del 'funambolismo tecnico' che gli diede fama mondiale.
Il mercato lo ha posizionato soprattutto nel mondo del jazz, ma cosa possiamo dire di un artista in grado di mettere insieme, con grande intelligenza e musicalità, blues e barocco italiano nella stessa frase?
Perché è il concerto live dove Jordan da' prova di essere capace di catturare il pubblico da solo per oltre due ore di concerto e non con prove da circo fini a se stesse, come sarebbe possibile pensare per chi legge anzi: ogni cosa è finalizzata alla musica.
Jordan è artista i cui album hanno venduto centinaia di migliaia di copie: Magic Touch (1985) ad esempio, fu uno straordinario successo con il primo posto nelle classifiche jazz per 51 settimane, due Grammy Nominations mentre vinse il Disco d'Oro in U.S.A e Giappone. Compone molta musica, ma pochissima di essa viene registrata e i tour programmati sono sporadici.
Il suo pubblico e quelle due o tre ore di musica, emozione, meraviglia che regala ogni volta, sono i veri protagonisti di questo singolare fenomeno che si ripete da trent'anni anni.
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07/04/2003
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