Alphonse Toma, il guru dello sci italiano
San Benedetto del Tronto | Allenatore di Gustav Thoeni e Piero Gros, oggi prepara i giovani atleti del centrosud ad affrontare l'attività agonistica.
di Antonella Roncarolo
Alphonse Toma non è un nome conosciuto dal grande pubblico, ma per gli appassionati di sci, per coloro che non hanno perso una discesa di Gustav Thoeni e di Pierino Gros, Toma rappresenta il mito del grande sci alpino.
Nato a Stelvio, proprio sotto il passo alpino testimone di grandi imprese sportive, a pochi chilometri da Trafoi, il paese natale di Thoeni, Alphonse Toma racchiude in sé tutte le caratteristiche dell'uomo di montagna: di poche parole, severo e dotato di un grande carisma che ancora oggi trasmette ai giovani sciatori che scelgono di essere allenati da lui.
Tra le promesse dello sci allenate da Toma c'è anche un ragazzo sambenedettese, Alessio Ruffini e grazie all'amicizia creatasi tra la famiglia Ruffini e l'allenatore altoatesino, lo Sci Club sambenedettese lo ha invitato per qualche giorno nella nostra città per organizzare una serie di allenamenti estivi con i giovani sciatori locali. Alphonse Toma sta vivendo un periodo particolarmente felice per la nascita, tre giorni fa, della sua prima nipotina Lara, figlia di Cristian anche lui allenatore della nazionale di sci che disputa la Coppa Europa.
Lo incontriamo all'Hotel Sporting dopo una cena di pesce, inusuale per lui, uomo di montagna ma sempre gradita.
"Essendo nato in un posto di montagna ho cominciato a sciare forse prima di cominciare a camminare. Naturalmente, come i miei coetanei ho gareggiato in tutte e tre le discipline alpine dell'epoca, libera, slalom e gigante. Non sono mai diventato un grande campione, anche se ho gareggiato nella squadra di prima categoria.
Ho preso il patentino da maestro di sci e ho poi scelto di continuare a studiare nell'ambito sportivo. Ho frequentato per tre anni, dal 1969 al 1971, la scuola dello sport a Roma conseguendo il diploma di Maestro dello Sport. Tra i docenti, ho avuto la fortuna di avere l'ascolano Carlo Vittori, famoso per essere stato l'allenatore di Pietro Mennea. Posso affermare senza ombra di dubbio che le sue teorie sul preatletismo sono state rivoluzionarie, efficacissime ed hanno avuto un grande merito nella preparazione atletica della valanga azzurra."
Cosa si intende per preatletismo?
E' un metodo di allenamento che deve essere alla base di qualsiasi sport. Oggi i ragazzi iniziano troppo presto una specialità sportiva senza avere una preparazione atletica adeguata e senza aver preparato il fisico e la mente all'attività specifica. Bisogna prima diventare atleti e poi scegliere la specializzazione. Questo dovrebbe essere ben compreso da tutte le società sportive con il contributo sostanziale della scuola.
Come è arrivato ad allenare la valanga azzurra?
Dopo la Scuola dello sport sono entrato direttamente nello staff tecnico della Federazione Italiana Sci, erano gli anni 70. Ho allenato per cinque anni la squadra italiana per la coppa Europa, poi sono passato alla coppa del mondo, dando un modesto contributo alla creazione della valanga azzurra.
Qual è stata la peculiarità di quel periodo storico dello sci italiano?
Si è trattato di un momento molto importante, perché siamo riusciti a costruire una squadra vincente e non un solo campione come spesso accade. Stenmark, Tomba e lo stesso Ghedina sono soli, se non vincono, il resto della squadra non esiste. All'epoca tutta la squadra vinceva attorno al grande Gustav Thoeni. La valanga azzurra è paragonabile all'attuale fortissima squadra austriaca.
Qual è la sua attuale occupazione?
Da quindici anni, insieme ai miei figli alleno gli sciatori del centro sud dell'Italia allo Stelvio, d'estate al "Tibet" e d'inverno a Solda.
Ci parli del rifugio "Tibet" che è entrato nell'immaginario collettivo delle giovani promesse dello sci.
-Sorride- Si tratta di una costruzione circolare a due passi dagli impianti del ghiacciaio, con piccole camere per dormire, che è la base per gli allenamenti dei miei atleti. Si racconta che io sia un duro dello sci, ma quello che voglio insegnare ai ragazzi, oltre allo sci è la disciplina ed il senso del dovere che hanno più valore di una vittoria. E' poi importante l'esempio che si riesce a trasmettere. Si racconta che io non faccia allenare chi non si presenta in orario in pista, ma non è vero. Gli atleti conoscono le regole, sanno che io sarò puntuale sulle piste e non capita mai che un ragazzo arrivi in ritardo.
Nello sport coloro che raggiungono alti livelli sono pochissimi. Molti sono invece quelli che fanno attività agonistica e per tutti loro gli anni trascorsi tra gare ed allenamenti non devono risultare inutili, ma una scuola di vita per il raggiungimento di una propria maturità fisica e mentale.
Ci racconti la giornata tipo di un atleta.
D'estate sveglia alle 6,45 e colazione alle 7. Poi un quarto d'ora di "sveglia fisiologica" cioè nessun allenamento, nessuno stress solo rilassamento e streching preventivo per non farsi male.
Alle 7 e mezzo si prendono gli impianti e ci si allena fino a mezzogiorno sul ghiacciaio.
A mezzogiorno e mezzo il pranzo preparato da mia moglie Annelise che pensa a rifocillare con abbondanti e sani pasti i ragazzi. Il pomeriggio dopo il riposo è prevista un'ora e mezzo di allenamento con una "sgambettata" seguita da esercizi di potenziamento con addominali, dorsali e braccia.
Quindi la cena e alle 21,45 tutti in branda. Non è facile, d'estate, abituare i giovani a questi ritmi perché arrivano dalle vacanze al mare dove fanno le ore piccole, ma per la montagna è necessaria questa disciplina.
Perché la nazionale di sci non vince più?
In Italia, abbiamo un vivaio di giovani atleti che tutto il mondo ci invidia. Molte sono le cause per cui non escono campioni per la coppa del mondo. Senza dubbio con un team affiatato di preparatori atletici si potrebbero ottenere risultati migliori, ma il mio interesse è per ora solo sui giovani e sulla loro preparazione atletica ed umana.
Quali sono i campioni marchigiani?
L'ascolano Cristian Castellano, che ha gareggiato in nazionale è stato un mio atleta. Purtroppo quest'anno ha lasciato l'attività agonistica. Matteo Bruni di Jesi è senza dubbio una valida promessa dello sci, ha solo 18 anni, ma possiede il talento e il carattere di un campione.
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27/05/2003
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