Vittorio Santori, candidato sindaco della lista civica Il Governo dei cittadini alle elezioni amministrative di Grottammare di domenica e lunedì scorsi (25 e 26 maggio), analizza il voto con una nota in cui segue la variazione dei flussi elettorali dal '98 ad oggi. Ne trae una conclusione oscura per i vincenti: hanno vinto le elezioni, però hanno perso (un po' di voti, rispetto a una certa somma '98 + 2003: v. il suo articolo).

Il ragionamento non è inoppugnabile. Possiamo anche concedere a Santori che una parte dell'elettorato del centrosinistra si sia disperso dal '98 ad oggi, pure al di là della diminuita affluenza alle urne  (9093 voti attribuiti nel '98, contro gli 8911 del voto di quest'anno): concessione senza ulteriore analisi dei voti confluiti nella lista Per Grottammare, dunque concessione generosa. Ma dal suo intervento emergono due altri punti sui quali ci sentiamo di obiettare, da una posizione che riteniamo sufficientemente separata dal merito della contesa politica (come dire 'neutrale'): il primo verte intorno all'espressione ‘essere premiati'. Sottinteso: dagli elettori. Infatti, quale maggior premio si può ottenere dagli elettori, se non l'elezione?

Santori vuol dire che Merli ha vinto, ma ‘soltanto un po''?
Il secondo punto: è sicuro Santori che chi ha votato la lista Solidarietà e Partecipazione non fosse al corrente di chi fosse il candidato sindaco? O, come diceva qualcuno, l'elettorato è come un bambino di undici anni che non siede neppure ai primi banchi nella classe scolastica che frequenta?