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Luciano Berio: invito all'ascolto.

| Scompare uno dei maggiori compositori italiani del XX° secolo, ma la sua musica resta poco conosciuta.

di Giovanni Desideri

Luciano Berio è morto martedì scorso, 27 maggio, a Roma (era nato ad Oneglia, oggi Imperia, il 24 ottobre del ‘25). Non intendiamo scorrerne la biografia, o citare aneddoti, o battute rimaste celebri o altro ancora. Certo, lo Studio di fonologia musicale della Rai, fondato a Milano nel 1954 con Bruno Maderna, o gli anni di insegnamento presso le più prestigiose scuole o università del mondo (che fosse la Juillard School di New York o l'I.r.c.a.m. di Parigi) ne hanno fatto uno degli italiani più apprezzati al mondo, dagli Stati Uniti al Giappone. A Milano, negli anni '50, convergevano i maggiori compositori del globo terraqueo, da Boulez a Stockhausen a Lugi Nono ed altri.


Ma non di questo vogliamo parlare, quanto piuttosto della sua musica, a portata di mano per chiunque, ‘nei migliori negozi di dischi', come si dice, eppure nota a pochi: all'indomani della morte di Berio si poteva leggere su un quotidiano a diffusione nazionale che la sua musica sarebbe ‘inascoltabile'. Dobbiamo credere che questo giudizio sia da applicare a tutta la musica contemporanea?


La domanda che ogni tanto vola da una bocca alle orecchie altrui è questa: ‘che musica ascolti?'. La domanda sottintende che la musica che uno ascolta sia quella a cui è abituato, ma è appunto il dono dell'abitudine ciò che non viene assolutamente concesso alla musica contemporanea: non, per esempio, alla musica di Luciano Berio. Perché non ascoltare e riascoltare fino a raggiungimento dell'‘abitudine' la sua magnifica Sinfonia (1968)? A prova di Boulez: trattasi di composizione fra quelle che il francese consiglia ad un giovane che voglia avvicinarsi alla musica tout court. E perché non concedere lo stesso onore a Laborintus II (1965; Laborintus essendo già una raccolta di poesie di Edoardo Sanguineti, poeta amico del nostro)? Riteniamo che avrebbero successo anche le 14 Sequenze (la prima del 1958, l'ultima completa del 1996, più una per contrabbasso, rimasta incompiuta): ognuna per un diverso strumento, dal flauto, alla voce femminile, al pianoforte, al violino, alla fisarmonica.


Da ultimo: molte delle composizioni di Berio (p.e. Circles, del 1960 o Visages, del 1961, oltre alla Sequenza n. 3 e ad altro) sono omaggi alla voce miracolosa di Cathy Berberian (1925 - 1983): soprano statunitense (ma di origini armene) che fu moglie di Berio. Cantante dal talento ineguagliato, ma altra figura poco nota: altri canti a cui non si è ‘abituati'. Restino allora senza citazione le altre opere di Berio (ma non Opera, del 1970). Qui, riassumendo, abbiamo solo detto che non sarebbe mostruoso ascoltarne qualcuna, fino ad abituarci e ad apprezzare. Fino alla 'scoperta' di una nuova musica. A noi tutti buon ascolto!

04/06/2003





        
  



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