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Appello per il non voto

Ascoli Piceno | Dal coordinamento Provinciale per il NO.

di Giorgio Rocchi*

In merito all'appuntamento referendario del 15 Giugno p.v., il "Coordinamento Provinciale per il NO" (composto da Confcommercio, Assindustria, Confartigianato, CIA, CNA, Confesercenti, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confcooperative), in rappresentanza delle imprese della provincia di Ascoli Piceno, invita i propri aderenti a disertare le urne, in quanto il quesito referendario non affronta la questione reale ed urgente della costituzione di un mercato del lavoro efficiente, che consenta di tenere insieme diffusione e sostenibilità della flessibilità. L'approvazione del quesito poi, produrrrerebbe effetti gravi rispetto alla capacità di incentivare e sostenere crescita e occupazione.

Il Coordinamento Provinciale per il NO ribadisce comunque alla generalità di quanti Domenica 15 giugno si recheranno alle urne, le 7 fondamentali ragioni per votare NO:

1.  Tre sentenze della Corte Costituzionale e trenta della Cassazione hanno ribadito e ampiamente motivato le ragioni per le quali è necessario mantenere, in tema di rapporti di lavoro, un regime differenziato tra grandi e piccole aziende.

2.  Le forze sindacali sino ad ora non hanno mai assunto iniziative formali per opporsi a queste sentenze e, quindi, per modificare quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori.

3.  La riforma proposta dal referendum impedirà al sistema delle piccole imprese – che oggi danno un contributo fondamentale, in termini di valore aggiunto, del 42,8% (imprese con meno di 20 addetti) alla creazione di nuovi posti di lavoro – di restare competitive sul mercato e, quindi, di contribuire al processo di sviluppo della nostra economia.

4.  La riforma creerà un altro, pericoloso e probabilmente irreversibile, scivolo verso il sommerso, l'abusivismo e l'economia illegale.

5.  La riforma manderà in pezzi il sistema di imprese che, nelle aree del sottosviluppo, sono già costrette ad operare, soprattutto per carenza di infrastrutture e per la situazione del mercato, in condizioni di estrema precarietà.

6.   La riforma costringerà centinaia di migliaia di imprese, già salassate dall'aumento delle tariffe e del costo di tutti i servizi, non solo ad utilizzare a piene mani gli strumenti che oggi consentono forme di lavoro precario, ma anche a dirottare altrove le risorse disponibili per nuovi investimenti.

7.  La riforma colpirà proprio quel settore di imprese che, non disponendo di quel sistema di ammortizzatori sociali oggi utilizzabile solo dalle grandi aziende, non può fare mai leva su strumenti che gli consentano, soprattutto nei momenti di crisi, di far fronte alle perdite di bilancio.

*   per il coordinamento provinciale per il NO

12/06/2003





        
  



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