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L'avviso è di garanzia sempre?

| In molti casi l'informazione a tutela dell'indagato diventa un danno per lo stesso ed anche per la riuscita delle indagini

di Ettore Picardi

La procedura penale prevede che in certe situazioni la persona sottoposta alle indagini debba essere avvisata di avere un procedimento a carico. Ogni qualvolta si debba assumere un provvedimento sfavorevole (misura cautelare, perquisizione, sequestro, ispezione chiusa ) l'indagato deve ricevere un atto che comunque contenga alcune notizie fondamentali: l'ipotesi di reato fino a quel punto considerata, il luogo e la data ove il fatto si sarebbe verificato. Infatti la legge ritiene prevalente la tutela delle esigenze difensive rispetto a quelle di assoluta segretezza istruttoria.

Anche nel caso in cui le indagini superino il termine di durata ordinario di sei mesi è previsto un meccanismo di proroga in cui l'informazione di garanzia è di fatto comunicata all'interessato, sia pure con il particolare scopo di consentirgli l'opposizione al prolungamento dei termini dell'indagine.
Soprattutto è poi prevista dall'articolo 335 del codice di procedura penale la norma per cui qualunque cittadino possa chiedere a una Procura della Repubblica se penda a suo carico uno o più  procedimentio penalie: in tal modo molte persone, che sospettano di essere state denunziate, possono apprendere se ciò sia o meno vero.

Tutto questa possibilità di informazione giova sempre a chi è sottoposto alle indagini? Se si tratta di un soggetto abituato a delinquere potrebbe trarne vantaggio, magari cercando di condizionare, in modo più o meno lecito, lo svolgimento degli accertamenti. Se invece si tratta di persona innocente, in particolare se si tratta di persona non abituata ad avere rapporti con polizia e giustizia, l'impatto psicologico di una notizia del genere può avere effetti gravi se non devastanti per l'equilibrio e la salute dell'interessato.

I modesti vantaggi processuali derivanti della conoscenza del procedimento a carico, secondo la mia esperienza diretta, sono di gran lunga inferiori al dramma che per qualche tempo una persona si trova costretta a vivere. Talvolta l'informazione di garanzia risulta essere una pubblica gogna,  altre volte persino la causa della disgrazia personale o professionale di qualcuno. Poi..., poi è comunque tardi.
Io credo che sarebbe necessaria e non solo auspicabile un'incisiva riforma della circolazione delle informazioni nel procedimento penale.Preliminarmente occorrerebbe una valutazione del pubblico ministero prima di iscrivere chiunque nel registro degli indagati.

Quindi sia per tutelare l'efficace svolgimento delle indagini, sia per risparmiare ingiustificate tensioni a persone innocenti, sarebbe opportuno che il pubblico ministero possa decidere se gestire una prima parte dell'istruttoria nella massima segretezza e senza iscrizione di indagati, per un lasso di tempo breve ma adeguato al caso. Se le prime risultanze fossero positive, nel senso di individuare una apprezzabile fondatezza dell'ipotesi di reato, allora dovrebbe procedere all'iscrizione nel registro degli indagati di chi ne appare probabile responsabile. Se le risultanze fossero invece negative non solo tale iscrizione non dovrebbe mai avvenire, ma si potrebbero secretare in modo definitivo ed assoluto le notizie acquisite agli atti: in tal modo denunzie pretestuose e frettolose da parte di privati o anche di forze dell'ordine non verrebbero mai ad essere conosciute da nessun estraneo.

In questa maniera terzi in malafede non potrebbero speculare su notizie rivelatesi del tutto infondate ancorché ufficialmente inserite un procedimento penale, ma neppure lo stesso interessato rischierebbe di subire un violento contraccolpo morale durante od anche dopo la conclusione dei primi accertamenti.
Ovviamente se si fosse trattato di accuse intenzionalmente calunniose, integranti quindi un delitto procedibile d'ufficio, il soggetto ad un certo momento sarebbe informato di essere persona offesa e non già indagato nella fattispecie. In tal caso però  la ricaduta psicologica sarebbe ben diversa, in quanto l'interessato si troverebbe ad essere avvisato di quanto accaduto nel momento stesso in cui si verificherebbe un positivo riscontro istituzionale ad una lesione del proprio onore.

In parole povere sentirebbe immediatamente lo Stato giustamente dalla sua parte.
Piaccia o meno questa proposta l'obiettivo è comunque di vitale importanza per costruire una giustizia migliore: al contempo risparmiare al massimo inutili drammi personali ed incrementare il grado di efficacia delle indagini, oggi troppo condizionate da esigenzedifensive anticipate nel tempo, opportunamente differibili a tempi più maturi del procedimento.

06/06/2003





        
  



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