Metodo Di Bella: le ragioni del silenzio.
Grottammare | Colloquio con il dott. Mauro Todisco, collaboratore del professore recentemente scomparso.
di Giovanni Desideri
Il prof. Luigi Di Bella è morto pochi giorni fa, martedì 1 luglio, all'età di 91 anni (li avrebbe compiuti il 17 luglio). Da lui aveva preso il nome una delle più discusse terapie anticancro degli ultimi anni, la 'Multiterapia Di Bella' (Mdb), basata sulla somministrazione di melatonina (sostanza fisiologica prodotta dalla ghiandola pineale) e di un insieme di altre sostanze, opportunamente dosate. Fra le altre, somatostatina (octreotide), retinoidi (sostanze analoghe alla vitamina A), e bromocriptina (un farmaco impiegato per patologie neurologiche). La vicenda fece versare fiumi di inchiostro tra il '97 e il '98, con sperimentazioni a furor di popolo (ordinanza del Pretore di Maglie (provincia di Lecce), del 16 dicembre '97 per l'impiego di tale metodo), fino al responso dell'Istituto Superiore di Sanità del novembre '98: il metodo non funziona.
Da allora le polemiche sembrano essersi sopite. Il figlio del professore scomparso, Giuseppe, dichiara di voler continuare per la strada intrapresa da suo padre, mentre la medicina 'ufficiale' vanta ormai una percentuale di guarigioni intorno al 50% dei casi. Il dott. De Signoribus, peraltro, direttore della Divisione di Oncologia presso la A.s.l. 12 di San Benedetto del Tronto, ha dichiarato recentemente, nel corso di un'intervista rilasciata al nostro giornale, che tale percentuale andava incrementata con un ulteriore 25% circa di successi, nei casi in cui si interviene tempestivamente (vedi l'articolo correlato).
Di tutto questo parliamo con il dott. Mauro Todisco, 47 anni, medico che vive e lavora a Grottammare (il suo studio è al n. 45 di via Leonardo da Vinci). Il dott. Todisco ha conosciuto il prof. Di Bella nel 1993, è autore di alcune pubblicazioni (dalla scienza dell'alimentazione, al recente Non morirai di questo male, Sestante, Ripatransone, 1995, 1997 seconda ed.) ed è oggi uno dei pochi continuatori dell'opera dibelliana. Inevitabilmente, forse da un punto di vista soltanto mediatico, l'interrogativo che ci si pone riguarda la contrapposizione della medicina ufficiale e di quella 'alternativa' proposta dal prof. Di Bella.
Chi ha ragione, dott. Todisco?
Non intendo assolutamente fare polemiche, vorrei parlare unicamente del metodo Di Bella. Mi sono battuto per la sua diffusione già dal 1993, anno in cui ho incontrato per la prima volta il professore, dunque in epoca per così dire 'non sospetta'. Vorrei comunque osservare che se le percentuali che lei cita (50 + 25) fossero reali, lei non sarebbe affatto qui ad interessarsi ancora oggi a Di Bella. La cura proposta da quest'ultimo è una cura diversa, un'altra strada rispetto a quella tradizionale, basata sulla chemioterapia.
Ma anche la sperimentazione condotta dall'Istituto Superiore della Sanità sul metodo Di Bella non diede risultati incoraggianti.
Innanzitutto quella fu una sperimentazione subìta dalla medicina ufficiale e già questo dovrebbe dire qualcosa sullo spirito con il quale si era proceduto: si tenga conto, per esempio, delle polemiche che sorsero durante lo svolgimento della sperimentazione, a proposito di farmaci scaduti, in scadenza o somministrati non seguendo scrupolosamente le indicazioni del prof. Di Bella. Nonostante tutto questo, peraltro, alla fine la sperimentazione diede una percentuale del 13% di pazienti che avevano ottenuto stazionarietà o risposte parziali alle patologie da cui erano affetti: questa percentuale io non la riterrei insignificante! Essa vuol pur sempre dire 130 pazienti su 1000.
Per la sperimentazione si presero però in considerazione anche le cartelle cliniche che il prof. Di Bella aveva fornito: lui le riteneva probanti, l'Istituto Superiore di Sanità le prese come una smentita dell'efficacia della sua cura.
Quelle cartelle forse erano incomplete. Ma quello che conta, lo ripeto, è il modo discutibile con cui la sperimentazione fu condotta. La conclusione che se ne può trarre, poi, è questa: una novità che venga portata in un settore (in questo caso l'oncologia) da un 'esterno' (il prof. Di Bella era infatti un fisiologo), genera delle fortissime resistenze. Non viene accettata, per quanto geniale.
Si può ritenere che ci siano anche degli interessi economici, dietro a tutto ciò?
No, io non ritengo che sia questo. Mi sono invece convinto che si tratti di mancanza di curiosità scientifica, di mancanza di apertura mentale. È difficile vincere resistenze di questo genere. Io stesso, ad esempio, credevo che bastasse fare delle pubblicazioni per dare impulso a un nuovo filone di ricerca. Era questo che mi aspettavo dalla pubblicazione di un paio di articoli sui linfociti e sul rapporto tra melatonina e piastrinopenie, oltre che con il libro del '95. Ho ricevuto, è vero, e-mail anche dal North Carolina, ma poi non c'è stato un seguito. Un articolo muore lì come una canzone che non ha avuto successo. Oggi mi interrogo allora sui meccanismi 'pubblicitari', per così dire, che portano un articolo ad essere recepito favorevolmente, ad avere appunto successo.
Dunque nessun ricercatore, anche all'estero, si è mai interessato alla melatonina nei termini proposti dal prof. Di Bella?
No, nemmeno all'estero. Le proposte del prof. Di Bella riguardavano appunto il ruolo della melatonina nella piastrinogenesi e nel trattamento delle piastrinopenie. Ma ormai la sperimentazione si sta fermando anche in Italia e anche il numero di pazienti che si rivolgono a noi è diminuito. Si consideri che nel periodo in cui questo metodo rappresentava un fenomeno mediatico eravamo alcune decine di sperimentatori, mentre oggi siamo in tre o quattro ad andare avanti. Né siamo in contatto tra noi. Ma quello che conta, lo ripeto, è il metodo stesso.
Lei cura molti pazienti?
Curo attualmente alcune centinaia di pazienti, che sento una o due volte l'anno.
Pazienti del nostro circondario o anche di altre zone? E a quali strutture fa riferimento per gli esami?
I miei pazienti sono per circa il 20% 'locali' e per l'80% sparsi in tutta Italia. Le strutture di cui ho bisogno sono quelle tradizionali, essenzialmente per le radiografie.
E i medicinali?
I medicinali si trovano senza difficoltà in farmacia. Per alcuni di essi, al massimo, è necessario rivolgersi a farmacie in cui si facciano normali preparazioni galeniche, secondo le indicazioni del prof. Di Bella.
Ma ora che il professore è morto ha notato un ritorno d'interesse per il suo insegnamento?
No, semmai molta ipocrisia. Per esempio quando si parla di 'mondo della medicina in lutto': gli unici riconoscimenti il prof. Di Bella li ha avuti dai suoi pazienti guariti, mentre il mondo accademico gli ha riservato solo un prolungato ostracismo, sin dalla fine degli anni '60, epoca delle sue prime ricerche.
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04/07/2003
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