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Incubo di molti giorni di piena estate

| La delusione per i pasticci calcio-TAR-governo di uno che lavora per la giustizia ed ama lo sport

di Ettore Picardi

La dilatazione cerebrale o la stanchezza arretrata, non so quale sia la causa, ma un sogno ricorrente mi ha rovinato questa estate. Ogni giorno ritornava e si allungava, arricchito di nuove scene.
Vedevo il gioco del calcio in mano ad alcuni giudici, che prendevano provvedimenti a favore delle loro squadre preferite, annullando le decisioni delle federazioni sportive.

Sistematicamente davano ragione alle squadre della loro regione. Certo il mio affanno non diminuiva solo perchè erano giudici amministrativi e quindi non miei colleghi. Infatti nell'incubo anche molti magistrati ordinari, non potendo magari provvedere in prima persona, da opposte regioni e fazioni polemizzavano con articoli ed interviste, sostenendo rabbiosamente le ragioni delle loro squadre del cuore. Ricordo ancora distintamente due incredibili ed anziani Procuratori Generali.

Poi apparivano sulla scena alcuni Presidenti di società sportive che non sapevano nemmeno fare i conti: dilapidavano le risorse, facevano fallire squadre di calcio e basket come la Fiorentina o la Virtus Bologna ed altre come Roma e Napoli erano in bilico. I dirigenti delle federazioni organizzavano sempre peggio campionati vinti certamente da una o due delle solite squadre. Le partite erano molte, troppe e brutte, bruttissime. Io persino, così inesauribilmente appassionato, ero esausto e nauseato.

Addirittura gli organi di controllo federali indicavano alle società in difficoltà alcuni gatti e volpi da cui farsi dolcemente truffare in cambio della salvezza contabile. I più bravi ed accorti erano già al sicuro e vincenti, magari grazie a qualche falso in bilancio o meccanismi perversi per controllare ed ingaggiare i giocatori .

Nel caos le società sportive invece di solidarizzare si azzuffavano, ognuna chiedendo la rovina dell'altra. L'Atalanta voleva distruggere la Roma, anche se aveva ceduto tutti i suoi campioni e non sembrava più in grado di vincere una partita. Due città vecchie amiche come Catania e Napoli erano ormai in lite insanabile, come Piacenza e Ancona, L'Aquila e Paternò, Firenze e Pisa, e poi Venezia, Cosenza, Ascoli Piceno, Sora, Ischia, Ravenna; nel basket Messina, Jesi e Bologna, e tante altre in tutti gli sport pronte a cercare l'impossibile.

A questo punto l'incubo abitualmente finiva; però proprio adesso si è delineato un nuovo finale. Arrivavano i politici. Che non erano i nostri dei vecchi film in disuso. Qui l'apnea e la sofferenza anzi toccavano il culmine. Invece di decidere su anziani soli, animali pericolosi e abbandonati, crisi energetica e climatica, droghe più o meno legali  e tutti i problemi gravi esplosi nell'ultima tormentata estate, i politici tornavano subito dalle vacanze solo per risolvere i problemi del calcio (degli altri sport in verità poco importava).

Giustamente dichiaravano di voler vietare per decreto alle società di litigare tra loro e con le federazioni. Ognuno però aveva il suo pezzetto di cuore e di elettorato: in cambio del suo sì chiedeva di promuovere la sua squadra in un crescendo senza fine. La serie B era diventata un pozzo senza fine e chissà se con un inizio mai. La serie A era minacciata a sua volta. Tutti i falliti ed i retrocessi si chiamavano dentro come vittime di inesistenti ingiustizie.

C'era sempre un parlamentare indignato che interveniva ed interrogava.
Per fortuna gli incubi finiscono. Anche se questo, come tutti quelli più angosciosi, è davvero realistico, al punto da non finire mai e da ripetermi continuamente di essere vero. Se ci penso bene ancora non mi sono svegliato e non ho ritrovato la solita realtà e con essa l'amore per lo sport, la fiducia nella classe dirigente e negli italiani in generale. Per il momento cambio sogno e mi trasferisco nelle isole Far Oer, lassù nel Nord Atlantico.

Magari anche lì i cinquantenni possono giocare ancora a calcetto, le sere d'estate. Hanno una squadra di calcio di pastori, poliziotti e falegnami, un paio di professionisti ed hanno pareggiato con la Scozia e fatto tremare la Germania. Sono poche decine di migliaia e di certo non andranno mai agli Europei o ai Mondiali: ma vivono le loro passioni insieme. E se pensiamo che sono anche loro un mito, un mito nordico, è di quelli che ci risveglia col sorriso.

27/08/2003





        
  



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