Riflessioni sul turismo
| Torquati:"una seria considerazione della nostra realtà con dati e riscontri precisi, interventi mirati, strategie e piani di sviluppo, banche dati socio-economiche continuamente aggiornate."
di Nazzareno Torquati
Puntuale, come sempre, ecco che ritorna il periodo di riflessioni sul nostro turismo, sul calo vero o presunto degli arrivi e delle presenze, sui rimedi o sulle prospettive per renderlo sempre più appetibile alle masse sterminate che periodicamente necessitano di cambiare aria.
E, puntualmente, nessuno è in grado di stabilire o almeno tentare di stabilire quale sia il volume di affari che il nostro turismo muove e di come esso si raffronti con l' economia, non solo cittadina, ma di un comprensorio costiero fortemente coeso e a tratti uniforme quale è il nostro, quasi a rappresentare, speriamo nel prossimo futuro, una grande città che riesca a promuovere una crescita culturale, politica-amministrativa, economica e sociale non più procrastinabile.
A chiedere in giro le opinioni sul volume di affari mosso sono fra le più disparate: chi dice 200 milioni, chi 300, addirittura un giornalista locale spara 400 milioni ( sempre di Euro), confondendolo con il commercio che è ben altra cosa e che va trattato in un' altra dimensione.
Ancora peggio se si chiede il numero di addetti, in questo caso chi dice 3000, chi 4000, chi addirittura 6000.
Altri, per pudore, fanno parte della categoria statistica di quelli che "non sa" o "non risponde" e si limitano a dare indicazioni fumose, consigli, a fare elaborazioni di sistema senza determinare come fare, con chi fare, quanto costa fare e quali benefici si avranno dopo averlo fatto .
Il bello è che chi fa queste stime non è il cosiddetto uomo della strada, che qualche attenuante la potrebbe anche avere, ma personaggi che amministrano o hanno amministrato la nostra città, ed il fenomeno è trasversale a tutti gli schieramenti politici, alle associazioni di categoria, alle varie aggregazioni ed anche agli stessi operatori di settore.
Se pensiamo poi che il turismo occupa buona parte delle argomentazioni dei quotidiani locali, che tutte le compagini politiche lo mettano al primo posto nei loro programmi elettorali, il quadro della situazione si fa allarmante: se gli amministratori pubblici hanno valutazioni così confuse in materia di turismo figuriamoci per le altre attività economiche.
E' un brancolare nel buio, nel tirare cifre a vanvera, nell' operare a casaccio .
Comunque questo modo di fare si è talmente radicato nei decenni che nessuno ha sensi di colpa ma, anzi, ha generato uno stereotipo del politico, o del prestato alla politica, generico, arrogante, mediocre ma con una buona capacità oratoria da utilizzare soprattutto nelle rappresentazioni dei consigli comunali, dove può dire tutto di tutto senza tema di smentite.
Per tornare al fenomeno turistico così come comunemente inteso, cioè estate-spiaggia-ferie-alberghi-gelati, i dati effettivi sono stati più volte elaborati dagli uffici comunali fino all' anno 2000 e sono lì a dimostrare che esso incide per circa il 4% sia del fatturato che del reddito creato dalle aziende cittadine che rispettivamente sono 1.900 milioni e 600 milioni, sempre di Euro. La base di calcolo comunque è sia quella delle dichiarazioni degli alberghi, essendo quelle delle stime sugli appartamenti, oltre 500.000 presenze, assolutamente false, che la reale sostenibilità della nostra spiaggia ( al massimo 14.000 utenti al giorno ).
L' incapacità di comprendere i dati e la facilità di approccio con cui storicamente si parla di turismo, o anche dell' altra pietra miliare della nostra storia che è la pesca ( esattamente speculare al turismo ), ha creato una errata condivisione sul fatto che la città vive grazie a questi due fenomeni economici. La stessa convinzione che avevano, probabilmente a ragione all' epoca, gli amministratori degli anni cinquanta e sessanta quando la città era il centro, il porto ed il lungomare.
Ancora oggi tutto il nostro mondo è catalizzato su questi luoghi e intere generazioni di politici, storici e giornalisti, o presunti tali, si sono formati e dissipati sulle stesse argomentazioni, non sono riusciti e non riescono a rappresentare la nuova realtà: sono come un computer della prima generazione che non riesce a girare con i nuovi programmi.
Questa visione elementare e a tratti morbosamente nostalgica ha causato e sta causando danni per certi versi irreparabili sia alle nuove generazioni, che non riconoscendole proprie fuggono dalla città (solo il 10% di neolaureati sambenedettesi restano in città, gli altri emigrano), che anche al tessuto economico e sociale, creando una cultura subalterna e non propositiva, un nanismo societario e soprattutto un livello di borioso gregariato dominante che è pronto a vendere la propria storia e la propria dignità al migliore offerente ( fra tanti casi prendiamo il caso Samb che è eclatante ).
Eppure esistono tutte le condizioni, sia umane che strutturali, affinché la nostra area si sviluppi in maniera diversa. Dobbiamo avere il coraggio di rompere decisamente con il passato ed aprirci nuove prospettive costi quel che costi.
Siamo già nella turbolenza di un cambiamento globale dell' economia e dei rapporti fra i popoli e dobbiamo attrezzarci intelligentemente per adeguarci ad esso.
Quindi una seria considerazione della nostra realtà con dati e riscontri precisi, interventi mirati, strategie e piani di sviluppo, banche dati socio-economiche continuamente aggiornate, marketing territoriale, politica di aggregazione ed unità dei comuni costieri e forte rivendicazione del nostro ruolo, crescita culturale e nuove ed elevate forme di approccio alla discussione politica, accorciamento dell' analisi storica, essere fortemente propositi in una visione internazionale, sviluppare e stimolare creatività oggi sopite e mortificate, contenimento delle giovani intelligenze in uscita.
Tutto poi sarà più facile se si creano le moderne condizioni allo sviluppo e alla sua sostenibilità . Si potrà parlare anche di turismo ma in maniera e con idee e fattibilità diverse.
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29/08/2003
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