Elpidiense arrestato in Bulgaria
Sant'Elpidio a Mare | Quattro giorni drammatici per Gianluca Olivieri.
Un cittadino italiano è bloccato da oltre un mese in Bulgaria dopo essere stato fermato il 30 luglio scorso alla frontiera per un controllo e tenuto in carcere quattro giorni in attesa di accertamenti sul libretto di circolazione della sua auto, una Bmw 333 diesel da poco acquistata, risultato perfettamente in regola fin da subito.
Simone Olivieri, 32 anni, stilista calzaturiero originario di Sant'Elpidio a Mare (Ascoli Piceno), era diretto in Turchia, dove lo stanno ancora spettando due colleghi italiani per aprire una nuova società. All'ultima frontiera in Bulgaria, la polizia - secondo il racconto dell' uomo - gli avrebbe contestato la falsificazione del libretto (che Olivieri possiede nel nuovo formato) avviando le verifiche per vedere se questo era rispondente agli standard europei.
Dopo essere stato condotto per la notte in un hotel nelle vicinanze della frontiera, privato del passaporto e delle chiavi dell' auto in attesa degli esiti degli accertamenti, il giorno successivo Olivieri è stato portato in un carcere a Svilegrad, a 15 chilometri dalla frontiera, dove il giovane stilista ha trascorso quattro giorni in condizioni da lui definite "allucinanti".
"Dopo avermi fatto firmare dei documenti, per me incomprensibili, in bulgaro, nonostante la mia richiesta - racconta - di utilizzare il turco, lingua che conosco, o l' inglese, sono stato spinto in una cella come un cane, con altre quattro persone.
Mi hanno sequestrato il cellulare e mi è stato impedito di contattare l' ambasciata italiana".
"In cella, non essendoci un quinto letto, ho dormito per terra - continua - tra gli insetti e la sporcizia. Non sono riuscito a mangiare quello che passavano: in Italia non l' ho visto dare nemmeno ai maiali. Ho offerto dei soldi a uno dei poliziotti perchè mi comperasse qualcosa di commestibile, ma ho visto solo un pezzo di pane con qualcosa sopra, che ho appena assaggiato anche se morivo di fame".
"Adesso ho una gastrite e i piedi ancora feriti perchè non potevo togliermi le scarpe a causa della sporcizia: in cella c' erano 40 gradi, nessuna finestra e una lampadina con una luce fissa".
Prima di finire in carcere, Olivieri è stato accompagnato in ospedale per essere sottoposto a un elettrocardiogramma; l' esame l' ha dovuto pagare di tasca sua: 20 euro. Il 4 agosto, dopo che la sorella Deborah aveva fatto la denuncia di scomparsa, l' uomo è stato rilasciato. Il 1 agosto, intanto, sempre secondo le dichiarazioni dello stilista, era arrivata la risposta dell' Interpol secondo cui i documenti erano in regola.
Olivieri aveva portato con sè anche l' atto di proprietà dell' auto, e dalla questura di Ascoli Piceno - su richiesta del Consolato, che peraltro non era stato informato dell' arresto - è arrivata un' ulteriore conferma della regolarità della documentazione relativa all' auto.
Nonostante questo, l' inchiesta va avanti, e Olivieri si trova ancora in Bulgaria: il suo avvocato ha chiesto il dissequestro della Bmw o, in subordine, che Olivieri possa allontanarsi dal Paese. Ma essendo entrato in Bulgaria con l' auto, che è stata segnata sul passaporto, con questa deve uscire.
"Sono stato 'sequestrato", commenta amaramente il giovane, denunciando anche, oltre al trauma della carcerazione e al fatto di non potersi muovere, i danni gravissimi subiti dalla sua attività in Turchia"
Simone Olivieri, 32 anni, stilista calzaturiero originario di Sant'Elpidio a Mare (Ascoli Piceno), era diretto in Turchia, dove lo stanno ancora spettando due colleghi italiani per aprire una nuova società. All'ultima frontiera in Bulgaria, la polizia - secondo il racconto dell' uomo - gli avrebbe contestato la falsificazione del libretto (che Olivieri possiede nel nuovo formato) avviando le verifiche per vedere se questo era rispondente agli standard europei.
Dopo essere stato condotto per la notte in un hotel nelle vicinanze della frontiera, privato del passaporto e delle chiavi dell' auto in attesa degli esiti degli accertamenti, il giorno successivo Olivieri è stato portato in un carcere a Svilegrad, a 15 chilometri dalla frontiera, dove il giovane stilista ha trascorso quattro giorni in condizioni da lui definite "allucinanti".
"Dopo avermi fatto firmare dei documenti, per me incomprensibili, in bulgaro, nonostante la mia richiesta - racconta - di utilizzare il turco, lingua che conosco, o l' inglese, sono stato spinto in una cella come un cane, con altre quattro persone.
Mi hanno sequestrato il cellulare e mi è stato impedito di contattare l' ambasciata italiana".
"In cella, non essendoci un quinto letto, ho dormito per terra - continua - tra gli insetti e la sporcizia. Non sono riuscito a mangiare quello che passavano: in Italia non l' ho visto dare nemmeno ai maiali. Ho offerto dei soldi a uno dei poliziotti perchè mi comperasse qualcosa di commestibile, ma ho visto solo un pezzo di pane con qualcosa sopra, che ho appena assaggiato anche se morivo di fame".
"Adesso ho una gastrite e i piedi ancora feriti perchè non potevo togliermi le scarpe a causa della sporcizia: in cella c' erano 40 gradi, nessuna finestra e una lampadina con una luce fissa".
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04/09/2003
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