Mobilitatzione di Amnesty per il reato di tortura in Italia
| ANCONA - Giovedì 30 ottobre, i gruppi marchigiani di Urbino, Ancona, Jesi, Macerata, Porto Recanati, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto sosterranno l'azione del movimento con un invio di fax alle autorità.
Nuova mobilitazione di Amnesty International per sollecitare l'introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano. Giovedì 30 ottobre gli attivisti marchigiani del Movimento per la difesa dei diritti umani saranno impegnati in un invio massiccio e continuo di fax ai presidenti di Camera e Senato, in cui si chiede di porre rimedio a questa gravissima lacuna della legislazione italiana, senza ulteriori inaccettabili rinvii.
La circoscrizione Marche partecipa così alla mobilitazione nazionale, iniziata lunedì 27 ottobre, che rafforza una battaglia cominciata nel 1992, quando Amnesty International ha per la prima volta chiesto al Parlamento italiano di approvare una specifica norma contro questa gravissima forma di violazione dei diritti umani, facendo seguito ad un obbligo assunto quattro anni prima, quando l'Italia aveva ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.
I gruppi Amnesty di Urbino, Ancona, Jesi, Macerata, Porto Recanati, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto proseguono dunque una lotta contro la tortura a cui le stesse istituzioni locali hanno aderito. Il Consiglio Regionale delle Marche, infatti, nella seduta n. 71 del 16 gennaio 2002, ha approvato una mozione a sostegno della Campagna "Non sopportiamo la tortura" di Amnesty Internaional, con preciso riferimento al sostegno di misure atte a contrastare questa pratica, compresa la proibizione della tortura nella legislazione.
La stessa mozione è stata approvata dalle province di Ancona e Ascoli Piceno e dai comuni di Ancona, Chiaravalle, Jesi, Senigallia, Montemarciano, Montecarotto, Monte San Vito, Maiolati Spontini, Fano, Ascoli Piceno, Fermo.
Tuttora, malgrado la mobilitazione nazionale e il coinvolgimento degli enti locali, ben sette disegni di legge giacciono in Parlamento e il loro esame procede con inesorabile e non ulteriormente giustificabile ritardo.
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29/10/2003
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