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Elezioni Parlamento europeo. Arriva Francesco Pardi, la voce della società civile in Europa

San Benedetto del Tronto | Incontro giovedì con il candidato per la lista "Società civile-Di Pietro-Occhetto". Presenti candidati del centro-sinistra alle elezioni provinciali.

Francesco "Pancho" Pardi

Giovedi 27 maggio, alle ore 18.00, in C.so Moretti a San Benedetto del Tronto, la
Lista "Società Civile-Di Pietro-Occhetto", insieme ad Ascoli in Movimento -
Girotondi per la Democrazia, organizza un incontro con Francesco "Pancho" Pardi.

Pancho viene per la prima volta a San Benedetto del Tronto non solo come uno dei leaders dei girotondi e dei movimenti, oltre che componente del Laboratorio per la Democrazia di Firenze insieme a Paul Ginsborg, ma anche come candidato alle elezioni europee per sostenere i principi e le battaglie di questi anni in difesa dei
diritti, della Costituzione, della Pace.

Insieme a lui ci saranno Massimo Rossi candidato alla Presidenza della Provincia,
Giuseppe Savini Candidato al Collegio n. 1 SBT, Francesco Bruni, Candidato al Collegio n. 2 SBT, Salvatore Scrollo, Candidato al Collegio n. 3 SBT, presiede Giovanni Gaspari, Coordinatore Ulivo a SBT, introduce Dante Merlonghi, Coordinatore Regionale Italia dei Valori.

Aspettiamo i cittadini per discutere insieme sui progetti futuri che ci riguardano e ai quali vogliamo partecipare.

Di seguito vi rimettiamo una lettera con la quale Pancho motiva la sua scelta di candidarsi alle elezioni Europee e una sua foto. Materiale reperibile sul suo sito www.francescopardi.it


Cara amica, caro amico,
nel gennaio 2002 è cominciata una storia che in modo imprevedibile mi ha portato a candidarmi per le elezioni europee. Sono docente universitario a Firenze, insegno agli studenti a leggere e interpretare i caratteri fisici e storici del paesaggio e lo sviluppo storico delle città.

Era  da trent’anni che non facevo politica attiva, perché dopo il ’68 e i movimenti successivi nei primi anni ’70 mi ero dedicato allo studio e alla ricerca.
La politica ha continuato a interessarmi ma mi sono limitato a seguirla con grande attenzione solo come osservatore esterno.

L’ingresso in politica di Berlusconi mi ha costretto a dare un contributo personale.
Dopo la vittoria del 2001 il governo di centrodestra si è dedicato quasi esclusivamente a fare gli interessi del suo presidente del consiglio, sia favorendo il suo monopolio sull’informazione sia appoggiandolo nella sua offensiva contro il potere giudiziario.
Così nel gennaio 2002 insieme ad alcuni colleghi e amici ho promosso la prima grande manifestazione in Italia contro questa anomalia.

Quindicimila cittadini sotto la pioggia hanno sfilato a Firenze dietro a uno striscione con la scritta: Giustizia e informazione imbavagliate, democrazia in pericolo.
Subito dopo sono venute tante altre iniziative: da piazza Navona al grande raduno del Palavobis a Milano, alla “festa di protesta” in piazza San Giovanni a Roma.
Quindi sono venute le grandi manifestazioni per la pace. Ma allora nessuno di noi pensava ancora alle elezioni.

L’allarme è cresciuto quando la maggioranza ha cominciato a demolire la Costituzione: il Senato imbastardito, il Presidente della Repubblica privato dei suoi poteri, tutti i poteri sostanziali messi in mano a un premierato assoluto che potrebbe cadere nelle mani più indegne.

In definitiva l’uscita dell’Italia dalla repubblica parlamentare.

L’eversione costituzionale è evidente anche nella partecipazione alla guerra illegittima in Iraq, in cui i nostri soldati inviati in una illusoria missione di pace sono stati costretti a ricevere e a dare la morte e hanno sparato perfino sulla popolazione civile.

C’è poi tutta la falsità delle promesse non mantenute, le tasse tolte ai ricchi, l’impoverimento dei poveri e, peggio ancora, la mancanza di serie prospettive per i giovani, ai quali il futuro riserba solo lavori flessibili, precari e malpagati.

Considerata anche la debolezza dell’opposizione parlamentare, a questo punto non si poteva più stare ad aspettare le elezioni politiche del 2006.

Diveniva necessario fronteggiare subito il nuovo pericolo.

Così le amministrative e le europee di quest’anno vanno prese molto sul serio. Non è con queste elezioni che ci libereremo del peggior governo di tutta l’esperienza repubblicana, ma è necessario impartirgli una severa lezione che argini la sua prepotenza e impedisca la rovina del paese.

Ho deciso di candidarmi perché dopo due anni e mezzo di protagonismo civile è giusto che l’opinione pubblica che si è mobilitata con impegno mandi a rappresentarla qualcuno che proviene dalle sue file.

E’ semplice spiegare perché ho scelto la lista Società civile-Di Pietro-Occhetto: era l’unica davvero aperta ai contributi esterni. Inoltre, non avendo uno stretto carattere di partito, potrà giocare nell’immediato futuro un ruolo più dinamico nella grande coalizione di centrosinistra che si dovrà presto costruire per sconfiggere la maggioranza attuale alle politiche del 2006.

Che cosa va a fare un cittadino come me nel Parlamento europeo? Può contribuire insieme agli altri eletti a tanti progetti.

Occorre ridisegnare un’Europa dei diritti: l’utilità pubblica dei cittadini deve prevalere sugli interessi privati; le risorse di interesse primario non possono essere privatizzate. Si deve rinnovare ma non demolire lo stato sociale: lavoro, casa, salute, conoscenza devono essere garantiti a tutti.

Occorre garantire una reale trasparenza dell’economia e della finanza: i cittadini, i lavoratori, i risparmiatori non possono essere prede indifese degli specialisti del falso in bilancio.

L’ambiente europeo è il più trasformato del mondo e perciò è anche il più delicato: le necessità dello sviluppo economico devono essere rese compatibili con la salvaguardia ambientale.

Si devono investire risorse ingenti nell’istruzione  e nella ricerca scientifica.

E’ necessario ricostruire un ruolo di pace dell’Europa nella gestione delle controversie internazionali, e solo una nuova Europa consapevole del suo compito può ridare all’Onu il primato che gli spetta.

Ma chi proviene dalla società civile ha un compito dettato dallo spirito del movimento: estinguere l’anomalia che inquina la democrazia italiana.

Per cominciare si deve introdurre nella legislazione europea un principio elementare di civiltà che separi il potere politico dalla potenza dell’informazione.

Dobbiamo stabilire in modo definitivo e inequivocabile che in Europa chi possiede e controlla mezzi d’informazione non deve essere eleggibile, chi è eletto non deve possedere e controllare mezzi d’informazione.

Certo non tutti i difficili problemi della nostra società si risolvono rafforzando le garanzie democratiche, ma senza di esse le nostre difficoltà sono destinate a crescere.

Se hai sofferto il disagio di questi ultimi anni, hai la possibilità di dare il tuo voto a chi si impegna a rappresentare il tuo bisogno di democrazia e di libertà per tutti.

25/05/2004





        
  



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