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Caro ortaggi: quasi decuplicato il prezzo dei finocchi

| ANCONA - Luzi: “Rincari dal campo alla tavola inaccettabili, ci vogliono vendita diretta e mercati di campagna”.

di Adamo Campanelli

Prezzo dei finocchi quasi decuplicato, cipolle pagate sei volte tanto, quintuplicato il costo delle carote e quadruplicato quello della lattuga. Anche se i prezzi al consumo sono scesi rispetto allo scorso anno, il problema dei rincari dal campo alla tavola continua ad affliggere i cittadini e gli imprenditori agricoli marchigiani.

Lo dicono i dati dell’Osservatorio Ismea-Mipaf relativi alla prima settimana di maggio, dai quali emerge uno scenario preoccupante, visti anche i recenti allarmi sulla crisi dell’ortofrutta. Il caso più eclatante è quello dei finocchi, pagati 0,15 centesimi al chilo ai produttori, e rivenduti a 1,31 al dettaglio.

Ma anche chi coltiva o chi compera cipolle (da 0,27 a 1,67 €), carote (da 0,24 a 1,16 €) e lattuga (da 0,30 a 1,35 €) non se la passa molto meglio. “Dinanzi a questi inaccettabili numeri, occorre che tutte le componenti della filiera si siedano attorno a un tavolo per affrontare seriamente il problema – commenta Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche -.

Tutti si lamentano della crisi dell’ortofrutta, ma alla fine chi ne soffre davvero sono gli imprenditori agricoli che si vedono pagare il loro prodotto una miseria, per poi ritrovarselo a cifre molto differenti sui banchi di vendita.

Con grave danno anche per i consumatori, che sono costretti ad acquistare meno frutta e verdura, indispensabili per prevenire malattie. Eppure questi prodotti sono considerati dalla maggioranza degli europei (53%) i cibi piu’ sicuri tra quelli in commercio, con una percentuale di fiducia che è quasi dieci volte superiore a quella degli hamburger.

Né ci si può trincerare dietro la scusa della siccità. Questa estate la mancanza di pioggia ha messo in ginocchio la nostra agricoltura, è vero, ma l’inverno ha fatto registrare un clima oserei dire ideale per le coltivazioni. I

l problema dei rincari è spesso dovuto ai troppi passaggi all’interno della filiera, che non privilegiano certo la produzione. Basti dire che su un euro che viene speso oggi dal consumatore per l’acquisto di frutta e verdura, 21 centesimi vanno all’agricoltura, 31 all’industria e 48 al commercio e ai servizi.

Dieci anni fa, in campagna finivano 30 centesimi, 28 all’industria e 42 al commercio (dati Nomisma). E’ per questo che stiamo lavorando per potenziare la vendita diretta e cercando di sensibilizzare le amministrazioni per la realizzazione di ‘mercatini di campagna’ all’interno delle città”. 

(Guarda l'allegato)

25/05/2004





        
  



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