Donati: "La quinta provincia delle Marche è, dunque, una realtà"
Ascoli Piceno | Intervento del vice Presidente Consiglio Regionale, Sandro Donati, in merito alla nuova provincia di Fermo. "Evitino sia la città di Fermo sia quella di Ascoli Piceno di porsi in posizione egemonica sui territori di competenza".
di Sandro Donati
La quinta provincia delle Marche è, dunque, una realtà.
E proprio da questo dato certo credo sia oggi opportuno aprire un dibattito franco e coraggioso su come si andrà a costruire il nuovo ente e su come necessariamente si dovrà provvedere a ridare nuova linfa alla provincia di Ascoli Piceno.
Al di là della comprensibile euforia e della altrettanto comprensibile delusione che hanno caratterizzato, in entrambe le sponde, la notizia del responso favorevole espresso dal Senato relativamente allistituzione della Provincia di Fermo, oggi è necessario affrontare il doppio problema con lucidità e concretezza.
Serve a poco gareggiare sulla paternità di quanto ottenuto.
Solo chi ha memoria storica e me ne sono reso conto leggendo diversi interventi comparsi sulla stampa locale è perfettamente consapevole che la vera paternità è dei quaranta comuni del fermano che hanno portato, nel lontano 90, le loro delibere in Consiglio regionale, ottenendo il primo segnale positivo sulla strada da percorrere.
Quaranta comuni che, nel corso degli anni, hanno lamentato la mancanza di un decentramento che sapesse soddisfare oggettivamente le esigenze più volte esternate.
Ho più volte ribadito che il vero, grande problema è stata proprio lincapacità di dare corpo a questo decentramento, cercando di correggere gli errori nel modo di amministrare ed iniziando ad interpretare attentamente i mutamenti in atto nel tessuto economico-sociale.
Detto questo, ed in tutta onesta, lidea del frazionamento, della creazione di due piccole province non mi sembra possa essere considerata la panacea di tutti i mali. Anzi. Non basta uno stemma, una targa, un nuovo capoluogo.
Ecco, allora, la necessità di costruire e ricostruire in un clima di reciproca intesa, tenendo conto che non si cancella con un colpo di spugna la storia amministrativa di anni.
Lappello che mi sento di lanciare proprio agli amministratori di oggi e di domani, allintera classe politica confidando nellintelligenza che so essere rappresentata sia nel fermano che nellascolano - è quello di lavorare affinché da questa divisione nasca una intesa solida ed in grado di affrontare vecchi e nuovi problemi.
Come lo stesso appello rivolgo al Governo delle Marche ed al Consiglio regionale tutto perché non si compiano gli stessi errori di sottovalutazione delle situazioni che come abbiamo visto possono portare a delle fratture insanabili. Non resta che augurare alla Provincia di Fermo di poter raggiungere gli obiettivi che sono alla base della sua stessa nascita ed a quella di Ascoli Piceno di saper trovare nuove strade per ricostruire pienamente la sua identità.
Facendo attenzione ad una cosa: evitino sia la città di Fermo sia quella di Ascoli Piceno di porsi in posizione egemonica sui territori di competenza, sapendo la prima che la vittoria ottenuta è frutto dellimpegno corale dei quaranta comuni ed essendo consapevole la seconda che, attraverso una collaborazione concreta con i centri della sua area di competenza, sarà possibile arrivare a risultati sicuramente positivi.
E proprio da questo dato certo credo sia oggi opportuno aprire un dibattito franco e coraggioso su come si andrà a costruire il nuovo ente e su come necessariamente si dovrà provvedere a ridare nuova linfa alla provincia di Ascoli Piceno.
Al di là della comprensibile euforia e della altrettanto comprensibile delusione che hanno caratterizzato, in entrambe le sponde, la notizia del responso favorevole espresso dal Senato relativamente allistituzione della Provincia di Fermo, oggi è necessario affrontare il doppio problema con lucidità e concretezza.
Serve a poco gareggiare sulla paternità di quanto ottenuto.
Solo chi ha memoria storica e me ne sono reso conto leggendo diversi interventi comparsi sulla stampa locale è perfettamente consapevole che la vera paternità è dei quaranta comuni del fermano che hanno portato, nel lontano 90, le loro delibere in Consiglio regionale, ottenendo il primo segnale positivo sulla strada da percorrere.
Quaranta comuni che, nel corso degli anni, hanno lamentato la mancanza di un decentramento che sapesse soddisfare oggettivamente le esigenze più volte esternate.
Ho più volte ribadito che il vero, grande problema è stata proprio lincapacità di dare corpo a questo decentramento, cercando di correggere gli errori nel modo di amministrare ed iniziando ad interpretare attentamente i mutamenti in atto nel tessuto economico-sociale.
Detto questo, ed in tutta onesta, lidea del frazionamento, della creazione di due piccole province non mi sembra possa essere considerata la panacea di tutti i mali. Anzi. Non basta uno stemma, una targa, un nuovo capoluogo.
Ecco, allora, la necessità di costruire e ricostruire in un clima di reciproca intesa, tenendo conto che non si cancella con un colpo di spugna la storia amministrativa di anni.
Lappello che mi sento di lanciare proprio agli amministratori di oggi e di domani, allintera classe politica confidando nellintelligenza che so essere rappresentata sia nel fermano che nellascolano - è quello di lavorare affinché da questa divisione nasca una intesa solida ed in grado di affrontare vecchi e nuovi problemi.
Come lo stesso appello rivolgo al Governo delle Marche ed al Consiglio regionale tutto perché non si compiano gli stessi errori di sottovalutazione delle situazioni che come abbiamo visto possono portare a delle fratture insanabili. Non resta che augurare alla Provincia di Fermo di poter raggiungere gli obiettivi che sono alla base della sua stessa nascita ed a quella di Ascoli Piceno di saper trovare nuove strade per ricostruire pienamente la sua identità.
Facendo attenzione ad una cosa: evitino sia la città di Fermo sia quella di Ascoli Piceno di porsi in posizione egemonica sui territori di competenza, sapendo la prima che la vittoria ottenuta è frutto dellimpegno corale dei quaranta comuni ed essendo consapevole la seconda che, attraverso una collaborazione concreta con i centri della sua area di competenza, sarà possibile arrivare a risultati sicuramente positivi.
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27/05/2004
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