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Totti, sputo di rabbia e orgoglio

| La nuova crociata di Oriana Fallaci.

di Tonino Armata

Ci si stava giusto chiedendo: chissà, nel giochino di ruoli, chi si prenderà la briga di difendere lo scaracchio popolar-nazionale di Totti, magari aggiungendo che ci voleva anche "un cazzotto nei denti e una ginocchiata non dico dove". Ma con il passar delle ore, quella particina in commedia rimaneva vacante. Per fortuna. Finché, all'alba del dopodomani, ormai assorbita dalla segatura quella saliva ontosa, il cast del nostro eterno bar dello sport si è clamorosamente arricchito di uno special guest da un milione d'euro.
 
La prima pagina della Gazzetta dello Sport ospitava un corsivetto, corredato da fotina e griffe autografa, di Oriana Fallaci. Spiritosissimo il titolo (noi del "il Quotidiano.it ce ne intendiamo di queste cose), "Lo sdegno e il cazzotto", evidente parodia del fallacismo. Perfettamente parodistico anche il breve testo, contenente sia lo sdegno (contro l'affronto danese) sia il cazzotto. La "ginocchiata non dico dove" seguiva a ruota, insieme all'invito a non scusarsi e che diamine: siamo uomini o mezzepunte?
 
Il dubbio, immediato, era appunto che si trattasse di un (riuscito) scherzo giornalistico. Fallaci che esalta lo sputo di Totti come segno - imperfetto e migliorabile da qualche ecchimosi genitale inferta dell'orgoglio sportivo e, infatti, il tipico ricalco comico di uno stile già arcinoto. Così noto da meritare, come tutti i veri stili anche la caricatura. Un apocrifo, dunque, per giunta di buona fattura, tanto da destare l'ammirazione del sottoscritto, che di apocrifi della Fallaci ne ha scritto almeno un paio, in tempi non sospetti, come si dice, quando la Fallaci era di "sinistra" (per la mia esperienza nel campo editoriale, in quel periodo avevo il compito di redigere schede critiche degli autori della concorrenza, e inviarli alla mia direzione) e già allora descriveva lo stato del mondo come una furente mischia di sbudellati e di sbudellanti, di sputati e di sputatori.
 
Sì, sì, ero sicuro, e con me parecchi lettori dell'amato foglio rosa, che una fronda ridanciana e rizzoliana avesse inteso dileggiare affettuosamente la first lady di famiglia. Seguirà (pensavo) un finto corsivo di Eco sulla semantica dell'off-side, e uno di Galasso sulle cupole mitologiche tra terzini greci e naiadi.
 
Ma poi, riflettendo e anche telefonando qui e là ("ma hai letto che roba?; ma come è possibile?"). gli elementi in favore dell'autenticità dell'articoletto manesco, nonché ginocchiesco, erano schiaccianti. Intanto perché la Gazzetta è un giornale serio e direi uffciale, e non lavora per la ricreazione, ma per la dura legge del gol. Poi perché la Signora, notoriamente, non è particolarmente soggetta al buonumore, e se un giornale, specie del suo gruppo, osasse nominare il Suo nome invano, gli scatenerebbe contro un commando di avvocati che al confronto l'invasione dell'Iraq è una scampagnata.
 
Dunque e infine: Oriana Fallaci è effettivamente intervenuta, dal suo sidereo sito niuiorchese, in favore della virile vendetta di Totti, e contro l'evidente e ipocrita smidollatezza del politically correct, che sta infettando anche il calcio. Non è la parodia, a conti fatti, ma l'autoparodia l'approdo definitivo alla gloria letteraria. "Lo sdegno e il cazzotto" è, tra gli scritti fallaciani, non il più denso, ma sicuramente il più coraggioso: per prendersi per i fondelli così direttamente, direi così spietatamente, non solo bisogna essere grandi scrittori, ma anche belle persone.
 
P.S. I giornalisti della Gazzetta dello Sport con 57 voti a favore, due contro e quattro astenuti hanno approvato un documento sull'intervento di Oriana Fallaci: "Riaffermiamo la nostra ultracentenaria adesione ai valori dello sport: il rispetto delle regole e dell'avversario, della lealtà e delle civiltà".  

21/06/2004





        
  



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