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Lo scienziato? Un po’ stravagante, ma altruista e affidabile

| ROMA – Inchiesta sul rapporto tra i giovani e la scienza

di Stefania Ceteroni

Che cosa pensano i giovani della scienza? E degli scienziati? Che peso ha, per i ragazzi, la ricerca nello sviluppo del Paese?
 
I ricercatori del Cnr in occasione della XIV Settimana della cultura scientifica e tecnologia, a rispondere a questi interrogativi è l’Irpps, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio Nazionale per le Ricerche che ha effettuato un sondaggio su un campione di 800 ragazzi di età tra i 18 e i 29 anni.
“Emerge che la fiducia verso la scienza non è acritica”, spiega Enrico Pugliese, direttore dell’Irpps – Cnr, “ma è accompagnata da dubbi e da un atteggiamento diverso da quello dei giovani di 40 –50 anni fa”.
 
La scienza, in particolare le nuove tecnologie e le scoperte scientifiche rientrano tra gli argomenti di interesse degli under 29 rispettivamente con il 32,1 e il 24,5 per cento delle preferenze. In cima alla lista, ovviamente, musica (52,9 per cento) e sport. Ma non solo gli argomenti scientifici interessano, i ragazzi ne vorrebbero sapere di più soprattutto a proposito di medicina (66,6 per cento), storia (51,4) ed economia (45).
 
“Una disciplina questa che possiamo considerare emergente tra quelle che maggiormente interessano questo target”, commenta Pugliese. E se televisione e riviste scientifiche sono i mezzi d’informazione preferiti, è la scuola a finire sul banco degli imputati. Per il 58 per cento degli intervistati, infatti, l’insegnamento delle discipline scientifiche non è sufficientemente sviluppato e, soprattutto, per 86 ragazzi su 100, non è collegato al mondo del lavoro.
La sfiducia in generale investe la politica della ricerca: per il 53,1 per cento l’Italia non è competitiva e per il 50,6 non è all’avanguardia nel campo delle conquiste scientifiche e tecnologiche.
 
Due terzi degli intervistati ne attribuisce le cause agli scarsi investimenti da parte dello Stato e dei privati, anche se è convinzione dell’84,1 per cento che l’onere dei finanziamenti dovrebbe essere a carico del settore pubblico.
 
E se la ricerca italiana appare debole agli occhi dei giovani, così non è per la figura dello scienziato, considerata la seconda professione più importante per la società dopo quella dell’imprenditore. Un posto che i ricercatori italiani hanno ben diritto di occupare visto che per il 66 per cento degli intervistati sono persone affidabili.
 
Magari solo un po’ stravaganti, come sostiene il 54,6 per cento.

25/06/2004





        
  



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