È davvero avvilente  vedere esponenti del centrodestra che, invece di fare una seria e meticolosa analisi del voto relativa alla sonora sconfitta riportata nella provincia di Ascoli Piceno (come del resto in tutta Italia) si affannino a redigere continui commenti in modo strumentale relativamente al quadro di Che Guevara appeso nell’ufficio del Presidente della provincia Massimo Rossi.

 

La politica, per tutti noi, è fatta anche di simboli e il Che per intere generazioni della sinistra, ha rappresentato e continua a rappresentare il simbolo della ribellione dei deboli nei confronti dei più forti, il simbolo della liberazione dei popoli per anni soggiogati dalla schiavitù. A me non sta bene che il Che sia considerato come simbolo esclusivo della sinistra radicale perché esso fa parte della storia, degli ideali e dei valori di tutta la sinistra e di intere generazioni che individuano in questo simbolo la capacità di risposta e di libertà di popoli che ancora oggi devono combattere con la miseria, con una rispolverata concezione classista del mondo, di popoli che ancora oggi combattono con la guerra.

 

Anche il sottoscritto è vissuto e si è nutrito dei valori e dei principi che la mia generazione ha ritrovato nel simbolo umano e politico rappresentato da Che Guevara. Perché dunque enfatizzare il richiamo a questo simbolo e, in maniera ovviamente strumentale, lo si paragona a simboli istituzionali come quello del Presidente della Repubblica e del Crocifisso che rappresentano ben altre cose di natura assai diversa?

 

Forse il centrodestra alle prese con la sonora sconfitta ripiega su tali argomenti non sapendo più di cosa parlare visto il vuoto programmatico del proprio progetto. Probabilmente il centrodestra è troppo impegnato a ragionare su formule di tipo calcistico relativamente alla composizione della giunta del comune di Ascoli che anche il Senatore Ciccanti, giudica “a termine” convergendo sulla nostra medesima posizione in attesa di ripristinare l’esatto conteggio delle schede elettorali. Forse i cittadini della provincia avrebbero voglia di capire ciò che il centrodestra intende fare all’opposizione in provincia e, per ora, al governo della città di Ascoli Piceno, piuttosto che inondare le redazioni dei giornali locali di analisi storiografiche sul Che.

 

Del resto il consigliere Castelli e il notaio Cappelli in tema di simbolismi dovrebbero spiegarci perché non hanno mai avuto il pudore di intervenire pubblicamente per redimere l’atteggiamento di uno sparuto gruppetto di tifosi che durante le partite dell’Ascoli Calcio cantano “Faccetta Nera” ed inveiscono contro giocatori di colore con slogan razzisti. Perché , invece di andare alla ricerca di definizioni da etichettare alla figura di Che Guevara, non si impegnano a condannare questi simboli racchiusi nel capitolo degli orrori della nostra storia?