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“Il cappello di paglia – dal covone al cappello rammagliato”

Montappone | La manifestazione si svolgerà il 24 e 25 luglio. L’antica tradizione della lavorazione della paglia di grano rivive per le vie del paese vecchio.

Il cappellaio di paglia

La manifestazione è promossa dal Comune di Montappone, Pro Loco di Montappone e numerose aziende del distretto, con il patrocinio della Provincia di Ascoli Piceno, Regione Marche e con il contributo della Camera di Commercio della provincia Ascoli Piceno.
 
All’incontro con gli Organi di Informazione erano presenti il Presidente del Consiglio Regionale Luigi Minardi, il Presidente della Commisione Bilancio Marco Lucchetti, l’Assessore alla Cultura di Montappone Luisa Andreozzi, l’Assessore al Commercio, Industria e artigianato Roberto Vittori, il Presidente della Pro Loco Montappone Mauro Ferranti,  l’ideatore della manifestazione Giuliano De Minicis, il Presidente del Comitato Piccole industrie dell’Unione Industriali del Fermano Paolo Marzialetti, il Presidente della sezione cappelli dell’Unione industriali del fermano Laura Sorbatti.

Luigi Minardi – Pres. Consiglio Regionale: “Ringrazio gli organizzatori della manifestazione “Il Cappello di Paglia” alla quale abbiamo dato il nostro sostegno e partecipazione. E’ nostra abitudine come Consiglio Regionale aiutare i piccoli comuni ad affrontare queste iniziative con successo. Montappone è un piccolo comune con i suoi 1800 abitanti, ma di sicuro molto agguerrito. Basti pensare al numero di aziende che producono cappelli oltre 45.

Questa manifestazione rappresenta la tradizione di Montappone capace di rinnovarsi. Non si sta celebrando il passato ma il presente ed il futuro di una realtà imprenditoriale. Ci auguriamo possa avere tutto il successo che merita.”

 Maria Luisa Andreozzi – Ass. Cultura Montappone: “Con questa festa  e con il convegno internazionale del 24 riviviamo la nostra produzione di un’epoca passata. La produzione del cappello è prioritaria nel nostro territorio, dove si coltiva la paglia iervecella, si lavora attraverso la treccia per arrivare al prodotto finito il cappello che prima semplice ed umile poi più evoluto nelle forme e nei materiali. Il convegno vuole proprio attraversare delle tappe essenziali del tessuto produttivo di Montappone, la tradizione, la produzione del presente e l’innovazione per il futuro.

 Mauro Ferranti – Pres. Pro Loco Montappone: “Siamo promotori di quest’evento già dal ’99. Dalla prima edizione sono stati fatti passi da giganti, perché c’è la voglia di portare a livelli alti la manifestazione. Nel ’99 pensando all’edizione di quest’anno sarebbe stata percepita come punto d’arrivo, ora la vediamo come momento di un percorso di ulteriore crescita. Grazie a Giuliano De Minicis che ha portato a livelli apprezzabili la manifestazione e grazie a tutti i cittadini di Montappone che partecipano. Solo di figuranti sono 260 persone, la cui partecipazione è imprescindibile per la buona riuscita della festa.”

 Giuliano De Minicis -  Ideatore della manifestazione: “La manifestazione nasce per valorizzare la tradizione e gli aspetti culturali oltre che produttivi del territorio di Montappone, proiettato verso mercati eterogenei. Importante dunque la conservazione di certi valori in via d’estinzione.

La festa è una festa partecipativa, il pubblico oltre a vedere potrà provare, per esempio ad intrecciare la paglia. I bambini a giocare i giochi di una volta. Così come i piatti cucinati che rispolverano ricette ormai desuete per l’occasione. Abbiamo anche rinominato le vie del paese in dialetto perché anche la lingua è uno strumento indispensabile per conservare l’identità della propria cultura.”

Paolo Marzialetti – Presidente del Comitato Piccole industrie dell’Unione Industriali del Fermano: “Le nostre aziende sono passate dal cappello di paglia a molteplici tipologie di prodotto. Un grazie doveroso di noi industriali va alla Pro Loco ed al Comune di Montappone che stanno facendo un grande lavoro nella realizzazione di un evento di prestigio e di valore anche per le aziende del distretto. All’interno del distretto del cappello del maceratese e del fermano 130 aziende solo Montappone ne conta 45, evidenziandosi come capofila. 2000 addetti in tutto il distretto, il 65% della forza lavoro locale. 150 mln di euro il fatturato complessivo. Possiamo parlare di Distretto Europeo del Cappello.”

Roberto Vittori – l’Assessore al Commercio, Industria e artigianato: “Nel ’97 mi laureai a Milano con una tesi sul Distretto del Cappello. Allora era conosciuta soltanto una azienda del distretto. Oggi nel 2004 il rappresentante settore cappelli dell’Unione Industriali Italiana è Amedeo Antinori che possiede un cappellificio a Montappone. Questo aneddoto per sottolineare un importante percorso di crescita anche dal punto di vista istituzionale.”

L’antica tradizione della lavorazione della paglia di grano rivive per le vie del paese vecchio fra mestieri e giochi di campagna, musiche, balli, stornelli ad impronta, vino cotto e cucina di un tempo.

A Montappone (AP) è di scena la poesia delle piccole cose.

Nel borgo antico di Montappone, piccolo centro dei colli fermani, dove si trova il distretto di cappelli più importante d'Europa (A Montappone che conta appena 1800 abitanti sono presenti ben 45 aziende di cappelli che esportano in tutto il mondo. Nella cittadina dell’entroterra marchigiano, situata a pochi chilometri di distanza sia dal mare che dalla catena dei Monti Sibillini, la coltivazione del grano è una risorsa importante. L’antica lavorazione artigiana del cappello di paglia si è trasformata negli anni in produzione su vasta scala e Montappone, sul finire dell’Ottocento, è stato il primo centro italiano a industrializzarne la fabbricazione.) il 24 e il 25 luglio si potrà rivivere un’antica tradizione. Una fedele ricostruzione storica della quotidianità di una volta.

La manifestazione giunta alla sesta edizione è promossa dal Comune di Montappone, Pro Loco Montappone e numerose aziende del distretto, con il patrocinio della Regione Marche, Provincia di Ascoli Piceno, e con il contributo della Camera di Commercio della provincia Ascoli Piceno.

L’ideazione e la regia di questa suggestiva ricostruzione storica sono di Giuliano De Minicis, creativo di professione che qui ha vissuto periodi importanti della sua giovinezza nella casa dei nonni materni, contadini molto legati alla tradizione del cappello, ha immaginato tale evento per il grande affetto che lo lega a questa terra e alle sua gente così accogliente ed affabile.

All’interno della manifestazione si svolgerà (sabato 24) il primo Convegno Internazionale de “Le Città del Cappello di Paglia”, a cui parteciperanno i comuni italiani che rappresentano la tradizione del cappello di paglia, oltre a presenze dalla Spagna, Francia, Svizzera ed Austria.

Sabato 24 Luglio 2004, alle 20,30, dopo il forum è prevista una cena all’aperto accompagnata  da stornelli e musiche tradizionali (solo su prenotazione Tel 333 82 58 462) con “Lo magnà dé ‘naota” servita lungo la “caminata della vella vista” per godersi il tramonto di fronte ai Monti Sibillini. Dopo cena ci sarà lo spettacolo della "Compagina Dei Folli", teatro di strada con trampolisti, giochi di fuoco e musica nella piazzetta del borgo antico..

Domenica 25 luglio dal pomeriggio fino a notte inoltrata la giornata clou tutta dedicata alla festa. A conclusione della serata spettacolari fuochi d'artificio nel Borgo Antico di Montappone.

La Festa:

Si arriva al paese, si posa la macchina e si percorre uno stupendo viale alberato che porta al borgo antico. Per i più piccini c’è un “bus navetta” fatto con un carro trainato da buoi. Giunti nel paese vecchio ci si potrà immergere in un atmosfera d’altri tempi dove ogni cosa è curata nei minimi dettagli.

I visitatori oltre a poter guardare sono invitati a partecipare alle attività che si svolgono durante la festa dove si potranno rivivere lavori che oggi non fa più nessuno. Chi vorrà potrà infatti provare a “capare” la paglia, intrecciarla, stirare il cappello, ma anche fare il sapone come si faceva una tempo, costruire spaventapasseri, osservare come si facevano i materassi, farsi fare un cappello dalle sapienti mani di antichi artigiani, apprezzare il lavoro delle ricamatrici, farsi tagliare i capelli dal barbiere di campagna all’aperto proprio come una volta.

Intanto gli stornellatori ad impronta girano per il paese vecchio, le cui vie sono state tutte rinominate in dialetto, cantando stornelli in rima baciata ad impronta.

 I bambini inviteranno invece i loro coetanei a partecipare ai “Jochi de ‘naota” nella “piazzetta de lo rammaglià” e nella “camminata dò cala lu sole” dove si gioca allo “Jocu de li vivi e li morti”, una sorta di primordiale bowling dei poveri. Si dispongono dei mattoni in piedi ad una certa distanza come fossero birilli. Uno alla volta si prova a colpirli con un sasso, se si rompe il mattone il gioco finisce… Oppure con i rocchetti in legno per il filo con cui si cuce il cappello di paglia, si potranno costruire macchinine da corsa.

Sempre per i più piccoli ci saranno dei laboratori guidati di decorazione pittorica del cappello e creatività con la paglia.

All’interno della festa due mostre curiose:

La mostra intitolata “Il Cappellaio Pazzo” in cui saranno esposti pezzi unici contemporanei realizzati appositamente dai maestri cappellai di Montappone, e la mostra di fotografie, cappelli ed attrezzi d’epoca. Alcuni dei pezzi presenti alla mostra provengono dal Museo del Cappello di Montappone, dove è custodito l’ultimo cappello di Federico Fellini, donato al Museo dalla sorella del regista.

Inaugurazione sabato 24 luglio ore 19.30.

La cucina di un tempo:

L’ideale è arrivare alla festa un po’ prima del tramonto. Dopo essersi lasciati cullare da immagini insolite ed aver girovagato per il paese vecchio è il momento di concedersi una pausa culinaria.

Non si potrà resistere allora al profumo del vino cotto (che non si deve confondere con il vin brulè, anche perché il vino cotto si serve freddo. Il “vì cotto” viene bollito per quasi una giornata intera in marmitte di rame e poi viene messo dentro delle botti di legno che contengono il vino degli anni precedenti. Le botti sono rimboccate dunque con il vino nuovo ma dentro hanno un fondo fatto dai vini delle passate stagioni. Così il vino nuovo si mescola al vecchio (madre?). Alcune botti hanno anche cent’anni e se per sbaglio o ingordigia venissero svuotate completamente il loro valore si perderebbe. Durante la festa si potrà vedere come funziona la preparazione del vino cotto. Oltre al vino cotto ci si potrà ristorare con dell’ottimo “vì bianco”, “vì ruscio”) ed a quello de “li caciù co’ la fava”, una sorta di frappa piegata in due con dentro una pasta di fava e ad altre prelibatezze preparate per l’occasione spolverando la cucina di una volta come “lò pà pé na settimana”, pane cotto nel forno a legna che una volta fatto doveva durare una settimana. C’è la “fila tonna” (tonda), “sbilonga” (grande), “ciuca” (piccola). Oltre alla “pizza de’ nonna roscia e bianca a pézzi”.

Per cenare si potrà scegliere tra:

“Lo magnà dé ‘naota” servito sulla “caminata della vella vista” dove si potrà assaggiare la “coratella d’agnéllu co’ l’oe”, i “vincisgrassi dé ‘naota”, i “tagliulì co’ la papera”, il “frecandò” di verdure, le prelibate “patate tonne (tonde) fritte”, i “pummidoro”.

“Lu voccò” al “campu de la merennetta”. Questo è un pasto più frugale e la particolarità è che si mangia per terra sulle tovaglie, dove la vergara porterà il cesto con le vivande: “’do fette de pà co lo salato”: “co le saccicce sotto strutto”, quelle come si facevano in quegli anni. Lo strutto era il frigorifero di una volta e le salsicce sotto strutto sono state riscoperte per l’occasione. Imperdibili. Ma il pane si potrà accompagnare anche “co lu ciausculu”, “co la lonza”, “co lu prisuttu”, l’insalata di campo, e poi certo il “vì cotto” e il “ciambellottu”.

La vita di un tempo

Ricostruire la vita contadina di una volta per Montappone non è solo un momento di festa ma un modo per riappropriarsi del suo passato, recuperando “una parte di noi che credevamo persa nei meandri della frenetica industrializzazione”, recuperando una tradizione che si sta ovviamente e naturalmente spegnendo, la tradizione del tempo in cui, nelle sere d’inverno, uomini, donne e bambini stavano nel caldo delle stalle a capare ed intrecciare la paglia che poi veniva cucita e messa nella forma. Si tratta di un’atmosfera che si è vissuta fino a tutti gli anni sessanta, quando ancora le cannucce da bar erano fatte con la parte più grossa della spiga del grano. E siccome in campagna non si butta niente con un’altra parte dello scarto ci si facevano le ventole per i camini. Tutte cose che si potranno rivivere alla festa, testimonianza dell’attaccamento dei “cappellai di Montappone” alle loro colline gialle di grano che riecheggiano ancora della vita contadina e felice di una volta.

Il tipo di cappello dipende dal tipo di paglia da treccia che si può coltivare. Nelle terre di Montappone si poteva fare un tipo di paglia più grossa, la “Iervecella”.

Oggi a Montappone c’è ancora chi coltiva quel tipo di paglia appositamente per la manifestazione e per alcune piccole produzioni artigianali.

“Il Cappello di Paglia” è una festa delle piccole cose dove si possono rivivere lavori ed attività che oggi non fa più nessuno, sentire antichi profumi, trovando magari la propria “madeleine proustiana” per ripercorre un tempo ormai lontano.

 

Informazioni per i visitatori:

Comune di Montappone (AP) . tel 0734.760426 . 333 8258462 . web: www.ilcappellodipaglia.it 

(in allegato le persone che intreverranno al convegno)

08/07/2004





        
  



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