Lettera aperta di Vincenzo Rosini al sindaco
San Benedetto del Tronto | Il capogruppo della Lega Nord fa un bilancio dei tre anni di amministrazione del centrodestra
di Vincenzo Rosini *
Subito dopo il voto del maggio 2001, un gruppo di consiglieri di maggioranza si è reso conto che la nuova amministrazione guidata da Martinelli aveva la vocazione di interpretare la San Benedetto che cera, piuttosto che di cambiarne i connotati. Di atto amministrativo in atto amministrativo, perché come dice giustamente il consigliere e capogruppo Gaspari: una amministrazione parla di sé con gli atti che compie, di tutto si parlava fuorché di una città della gente, solidale, trasparente e competitiva. Dopo oltre tre anni, leloquio dei nostri amministratori non cambia, anzi, ulteriormente peggiora.
Lera Perazzoli e quella Martinelli hanno radicato la disgraziata convinzione popolare che la legge si interpreta per gli amici mentre si applica per tutti gli altri, e così pure che il marcio (come direbbe il pallido prence di Danimarca) - dai mille tentacoli - è connaturato alla politica, che per un tentacolo che si taglia altri mille rigenerano e, infine, che combattere il marcio insito nella politica, finisce per distruggere solo noi stessi.
È mai possibile che anche questa amministrazione, partita con buonissimi propositi, non sia riuscita a dimostrare che un comportamento limpido, lineare e alla luce del sole e, cioè, non connotato da feudalismi, sprechi e connivenze, può coniugarsi sia con un risultato positivo per lamministratore sia con lottenimento delle giuste istanze del cittadino qualunque? È mai possibile che debba ancora un volta propalarsi il mito metropolitano che solo gli scaltri, i furbi, i potenti, gli altolocati riescono a fare quel che vogliono in barba alle regole del vivere insieme e in combutta con i rappresentanti delle istituzioni civili e religiose?
So bene che, così come una casa deve pulita quanto basta per essere sana e sporca quanto basta per essere felice, una amministrazione locale che non appartenga al Paese delle Meraviglie deve essere trasparente, partecipata quanto basta per essere al servizio dei cittadini e discreta, riservata quanto basta per essere governabile e competitiva, ma nel suo agire politico-amministrativo il centrodestra di Martinelli si è distinto per tre costanti:
1) si è preferito governare con larroganza del potere piuttosto che con lempatia e losmosi costante tra palazzo e cittadinanza;
2) quando è stato rotto il silenzio con gli atti amministrativi, lo si è fatto non per dire qualcosa di più importante del silenzio stesso, ma per dimostrare a tutti quam pauca sapientia regitur mundus;
3) la patologica mancanza di autorevolezza mostrata dal sindaco e dai suoi cortigiani, sempre più sparuti, non nasce da fattori contingenti o dallopera deleteria di nemici occulti o manifesti ma dallincapacità connatale di dare il buon esempio.
Chi aveva mostrato lanelito al cambiamento, come il compianto consigliere Galiè, era stato bollato dai mezzi dinformazione come dissidente dal verbo dissentire, e fin qui transeat, ma poi falsamente e brutalmente, come losco personaggio in cerca di poltrona, come componente della banda dei cinque con quanta violenza colpisce chi gestisce il potere con arroganza!
Stava prendendo corpo un nucleo politico di lotta sul doppio fronte: sia contro il modo di amministrare di Perazzoli ultima maniera, sia contro quello intrapreso dallappena insediato Martinelli. Fiaccata la resistenza dei dissenzienti, con lausilio efferato di certa stampa e rimasto isolato sul moral high-ground, ho continuato a battermi nellunico modo possibile, tentando cioè di creare una formazione al di sopra dei due schieramenti che avevano manifestamente fallito nei loro propositi di buon governo della Città.
Dopo diniego dei consiglieri Calvaresi e Mozzoni a costituire una formazione civica che fosse trasversale ai partiti cittadini ed ai due schieramenti, ho costituito il gruppo della Lega Nord, movimento che in campo nazionale si era distinto, come dice recentemente sul Messaggero Quagliariello (che non denunzia certo origini padane) e per la tensione verso la modernizzazione del Paese, contro feudalismi, connivenze e sprechi che continuano a frenare lo sviluppo, e per la lotta sul doppio fronte: sia contro Roma-Polo sia contro Roma-Ulivo. Ero, tra laltro, perfettamente consapevole che localmente nessun fondamento elettorale avrebbe avuto la ricerca - semplicisticamente attribuita alla Lega Nord - di radici identitarie diverse da quelle che determinarono la nascita dello Stato unitario.
Vede sig. Sindaco, il tempo è - tra tutti - il bene più prezioso perché nessun forziere può serbarlo intatto; Lei ce lo ha fatto sprecare a tutti con sconsiderata prodigalità e con ostentata superficialità (le richieste scritte risalenti al 2001/2002 dei consiglieri a Lei dissenzienti ma fedeli al programma lo documentano) e ormai la Sua amministrazione, che è a fine corsa, altra messe non può dare alla nostra comunità che la prematura fine. Consideri, dunque, con attenzione le Sue dimissioni come unico e più eroico rimedio alle gravi ferite da Lei inferte a S. Benedetto. Da parte di un nemico politico manifesto - quale io sinceramente sono - non è un mistero che mi propongo di raccorciare il più possibile il Suo ancor breve cammino per tornare al giudizio dei concittadini, spero per Lei inclemente.
E non faccia lerrore di prendere queste parole come un anatema o come la cieca proiezione di quella intolleranza che uno spirito libero rovescia su chiunque lo contrasti. Si astenga dagli scongiuri! Prenda piuttosto atto che Lei ha governato con arroganza dal primo giorno di mandato (il suo predecessore aveva almeno atteso la fine del secondo), lesito disastroso del primissimo consiglio comunale nel quale tentò dimporre il presidente allAssemblea lo testimonia emblematicamente, rammenti poi che larroganza suscita la Nemesi, ossia la vendetta, che divina o umana che sia, ma comunque sacrosanta, ricadrà a breve e in modo definitivo (politicamente sintende) sulla Sua testa.
* capogruppo comunale e segretario provinciale Lega Nord
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25/08/2004
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