La prundenza di un uomo libero. E il centro si prepara
San Benedetto del Tronto | Analisi della situazione politica attuale
di Laura Ripani
Le tristi vicende politiche di questa estate bollente, l'ennesima per San Benedetto, meritano un'approfondita riflessione. Soprattutto va valutato l'operato del sindaco che è stato posto ancora una volta nella condizione di contraddire le sue scelte. Revocare, in sintesi, come è noto, la fiducia ad un suo assessore all'Urbanistica su pressioni di lobby più o meno trasversali.
E quanto emerso in maniera lampante, è stato l'atteggiamento prudente e ponderato fin qui manifestato dal primo cittadino. All'arroganza del potere che pure gli era lecito esercitare, ha voluto contrapporre la via cinese dell'aspettare il nemico sulla riva al fiume.
Forse non s'aspettava che il pericolo si annidasse tra i suoi. Eppure il tale metodo ha, finora, pagato.
Proviamo a capire perché. Innanzitutto si è dimostrato una persona tesa a realizzare cose, proprio quello che gli viene imputato di non fare. Quando la poltrona di Sestri è stata in pericolo, non ha ceduto al ricatto dei partiti, motivando che è interessato al programma da realizzare.
Inoltre sulla vicenda di Pompei ha lasciato che egli si facesse fuori da solo, con un attacco personale e scomposto, non allo stesso collega ma a Martinelli direttamente. Affatto frutto di indicazioni concrete.
"Il sindaco fa stupidaggini" senza dire quali e portarne prove schiaccianti, può essere anche un'affermazione forte che lo indicano come prossimo leader di un qualche partito o gruppo. Anche se questa fosse, per assurdo, una tesi condivisa, senza creare a monte un terreno e, soprattutto senza indicare quali, la gente che non siede nelle segrete stanze ma poi va a votare, l'ha presa come una sparata. E non poteva comprendere. Quel popolo che in democrazia è sovrano si è sentito escluso da una faccenda della quale, con un minimo di chiarezza, si poteva comprendere. E oggi si definisce e definisce, invece, un fatto privato.
Non sarà così, ma certo la sensazione percepita è stata che si voleva vincere a tavolino una gara persa sul campo piuttosto che la conclusione logica di un ragionamento politico amministrativo di lungo respiro. E costruttivo.
Infine, proprio recentemente, il ginecologo prestato alla politica ha pronunciato la fatidica frase "tutti a casa". Con equilibrio, però. Molti avrebbero voluto sentirla fin dall'inizio della querelle Sestri. Invece, non sull'onda emotiva, tantomeno per via di un orgoglio malcelato, si è resa autoevidente.
Il primo cittadino si è dunque riappropriato del ruolo che gli compete. Finché è sindaco, insomma, spetta a lui l'ultima parola. E si è sganciato dai partiti. Perché da una lista civica era venuto. Addirittura Forza Italia che esprime lo stesso Pompei come vicecoordinatore, l'ha seguito. Ora, di fronte alla sfiducia del Consiglio, si ripeterà il deja vù. Sempre più in macroscreen.
Per Cava bastò la corrente, per la Ceneri il partito.
Per Sestri è necessaria la maggioranza tutta.
Le cose, allora, prendono un'altra piega. Anche questa difattrice, però.
Gli scenari che si aprono sono allora quelli di un progressivo sganciamento del sindaco dalle logiche di lobby in primo luogo. Che lascerà il campo alla creazione di una maggioranza più o meno trasversale, ma ancora meno coesa perché impreparata e disorganizzata. Di qui, con ogni probabilità, reggerà ancora un po'.
Ma lo spettro è, alla fine, quello del commissariamento, magari soltanto nell'ultima parte della legislatura che la porterà alla sua consunzione e conclusione naturale. Si tratterebbe di un ricorso storico dopo l'esperienza degli anni '70 di Cinti.
E quella più recente, del dottor De Rosa.
Una città ingovernabile a destra, pare la sentenza, a sinistra troppo autoritaria e poco autorevole per essere bene accolta.
E il centro sta a guardare.
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03/09/2004
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