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8 settembre 1943!

| “È strano che l’ANPI debba ricorrere a una sottoscrizione per celebrare il 60° anniversario della Liberazione”

di Annelise Nebbia e Elio Tremaroli *

I fascisti dicono che l’8 settembre 1943 è stata la morte della Patria. Noi partigiani rispondiamo che la Patria è morta il momento in cui Mussolini ha dichiarato la guerra contro la volontà dei generali perché eravamo privi di mezzi per farla. Ma lui disse che bastavano poche migliaia di morti per sedersi al tavolo della pace dalla parte dei vincitori.

L’8 settembre, invece, segna il confine fra il disonore e la dignità. Disonore per la sconfitta subita con la mutilazione di terre redente a noi care perché bagnate con il sangue di 600 mila morti per l’Unità d’Italia che si saranno rivoltati nelle tombe.

Dignità per avere tolto dal fango il nostro amato tricolore per metterlo a garrire alla testa delle nostre gloriose formazioni partigiane. Se abbiamo salvato Trieste, Gorizia e Valle d’Aosta lo dobbiamo a loro. Fu un movimento corale di popolo composto da tutti i ceti sociali.

I fascisti fanno delle foibe un cavallo di battaglia e non si sono accorti di essere incappati in un boomerang.

Diciamo la verità al popolo che è la base della democrazia. La storia è maestra e non si può vivere il presente se non si conosce il passato.

Dimenticano la risiera di San Sabba, il campo di concentramento di Arbe, le barbare azioni compiute dal nostro esercito durante l’occupazione in Jugoslavia e particolarmente Ante Pavelic, amico di Mussolini, che massacrò più di 500 mila serbi e prima di finirli cavava loro gli occhi per metterli su dei canestri in segno di trofeo. Lo dice la famosa spia internazionale fascista Curzio Malaparte nel suo libro “Kaput”. L’aiutante di Ante Pavelic “fra Diavolo”, purtroppo francescano, entrava nelle scuole e sgozzava gli studenti che non erano croati. Inoltre uccidevano i cittadini che non volevano l’annessione dell’Istria alla Jugoslavia e fra questi molti italiani. Ogni causa ha una conseguenza.

Dimenticano i 10 mila martiri della Divisione Aqui trucidati a Cefalonia contro le convenzioni di guerra di Ginevra, la richiesta ai tedeschi degli ammiragli Maschera e Campioni perché dovevano essere fucilati dai repubblichini. Le stragi che sono state 285 con 20 mila morti di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Pietransieri ed altre località. A Santa Lucia di San Giovanni Valdarno il tenente repubblichino Tartarotti con un plotone composto da camerati fucilò i nostri Paolini, Fiscaletti e Berton e si è vantato di aver eseguito 35 fucilazioni di italiani “banditi”. I repubblichini eseguivano i “lavori sporchi” su ordine dei tedeschi. Ma erano italiani questi massacratori che dopo le esecuzioni si esaltavano per aver ucciso dei loro fratelli? Qualcuno ha proposto di considerarli “belligeranti”. No! Sono assassini e molti sono stati pagati dalla Germania e prima di rientrare in Italia giuravano fedeltà ad Hitler. Profanare le tombe dei caduti, poi, è l’atto più vandalico e vigliacco che si possa commettere. I morti non reagiscono.

Sono disertori e non belligeranti coloro che il 25 luglio 1943 non mossero un dito a favore del loro duce quando è stato arrestato. Non si trovava un fascista neanche a pagarlo a peso d’oro. Nessuno lo era stato. Sono ricomparsi dopo l’8 settembre 1943 protetti dai tedeschi. Sono riscomparsi dopo il 25 aprile 1945 e riapparsi per lo sdoganamento avuto da Berlusconi. Questi sarebbero i belligeranti? Vergogna!

Noi rispettiamo tutti i morti ma con un distinguo. Chi è caduto per la libertà non può essere messo alla stessa stregua di chi ha difeso la dittatura. Non deve essere confuso il carnefice con la vittima. La nostra storia è stata scritta con il sangue dei nostri martiri e non si può cancellare.

Una legge che riconosce belligerante il repubblichino è allucinante e il promotore di tale legge si deve rendere conto di quello che può creare. Non vogliamo che in una repubblica democaatica e antifascista degli assassini che hanno contribuito a rovinare lo Stato siano riconosciuti belligeranti. Non si dimentichi che presso il Vittoriano è deposta la bandiera del Corpo Volontari della Libertà decorata di Medaglia d’oro al valor partigiano.

Ci sono autorità tedesche che si presentano nei luoghi ove si sono verificate delle stragi commesse dalle loro truppe a chiedere scusa ai sindaci per gli efferati delitti commessi durante il secondo conflitto mondiale. Eppure nel nostro Parlamento alcuni scanni sono occupati da individui avversari che senza pudore mettono in tasca denaro corrisposto da una repubblica democratica e antifascista. Basterebbe un po’ di dignità.

Non vogliamo più guerre, la Costituzione lo sancisce. I giovani non devono essere più carne da cannone ma fiori che devono sbocciare rigogliosamente per fare dell’Italia una Nazione da rispettare. Ci fa piacere vederli numerosi nelle manifestazioni per la pace.

Abbiamo leggi che condannano l’apologia del fascismo e vanno rispettate ma non vogliamo martiri. Non si deve tornare al fascismo per evitare la creazione di nuovi mostri.

Il revisionismo non serve, basta dire la verità e far conoscere al popolo il peso economico che l’Italia ha sostenuto sostiene per pagare le spese di una guerra persa.

È strano che l’ANPI debba ricorrere a una sottoscrizione per celebrare il 60° anniversario della Liberazione. Dovrebbe provvedervi il Governo ed esserne orgoglioso di farlo. La Resistenza con i suoi morti ha dato a tutti, anche agli avversari, la possibilità di godere di valori quali la libertà e la democrazia che sono esenziali ed inestimabili.

Facciamo quadrato attorno ai partigiani che ci hanno dato la possibilità di goderne. È doveroso soprattutto onorare i Caduti.
 
* partigiani, membri dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

10/09/2004





        
  



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