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A Maltignano è stato sequestrato materiale radioattivo

Ascoli Piceno | Il materiale sequestrato, messo in sicurezza all’interno dell’azienda interessata, è a disposizione dell’Autorità Giudiziaria

di Federico Biondi

Gli Organismi Speciali del Comando di Polizia Provinciale di Ascoli Piceno, in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Ecologico di Ancona, hanno individuato e sequestrato cinque quintali di rottami ferrosi contaminati da radioisotopo “cobalto 60”.
 
Presenti alla conferenza stampa il Comandante Tenente Colonnello Salvatore Minniti del Comando Provinciale dei Carabinieri di Ascoli Piceno, Corrado Pantalone responsabile dell’unità operativa radioattività ambientale del servizio radiazione rumore del dipartimento Provinciale di Ancona dell’Arpam, Lombardi Mirti responsabile del servizio radiazioni e rumore del dipartimento provinciale di Ancona dell’Arpam, Giuseppe Di Venere Comandante del Nucleo operativo Ecologico carabinieri di Ancona e Angelo Goia direttore generale dell’Arpam della provincia di Ascoli Piceno.
 
Sono stati sequestrati tondini di ferro per uso edilizio. L’azienda a cui è stato sequestrato il materiale radioattivo è sita nella zona industriale di Malignano e si occupa di recupero e commercializzazione di materiali ferrosi.
 
L’azienda è stata accusata di violazione dell’articolo centotrentasei, protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti. Il materiale è stato messo in sicurezza all’interno della azienda ed è a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
 
Il materiale era stato inviato dall’azienda di Maltignano ad un alto forno del bresciano, il quale avrebbe riciclato il ferro per vari scopi commerciali. L’alto forno ha rispedito indietro il materiale perché radioattivo, le fonderie hanno dei sensori che rilevano la radioattività.  A questo punto l’azienda di Brescia doveva denunciare all’autorità il materiale contaminato per un corretto smaltimento.
 
Non facendo così anche l’azienda del bresciano è stata accusa di violazione dell’articolo centotrentasei, protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti.
 
Se la fonderia avesse fuso il ferro avrebbe contaminato migliaia di tonnellate di nuovo materiale.
 
I materiali sono rimasti stoccati all’esterno dell’azienda per un periodo di circa quattro mesi ed i responsabili, non sapendo come liberarsene hanno denunciato alle autorità il ferro contaminato, ma in ritardo.
 
Al momento degli accertamenti il valore della radioattività era compresa tra i due e due virgola cinque microsibert. Per essere nociva alla salute il corpo di un lavoratore doveva avere un’esposizione alle radiazioni di circa quattrocento ore.
 
Le autorità escludono qualsiasi contaminazione dei lavoratori, non perché i tondini non sono nocivi ma perché escludono che un lavoratore li abbia manipolati il tempo sufficiente per mettere al rischio la salute.
 
L’analisi si fa più articolata nel momento cui si considera l’origine del materiale ferroso. Nulla esclude che la casa demolita sia sita nel comprensorio ascolano. E’ compromessa la salute degli ex inquilini dato che i tondini erano materiale di riciclo prelevato dalle loro case demolite?
 
Si deve considerare che i tondini sono l’anima e quindi un componente del cemento armato.
 
Quest’ultimo ha sicuramente schermato le radiazioni, trenta centimetri di cemento diminuiscono di un decimo l’intensità della radiazione, già di per se basse quindi diversi fattori escludono, almeno per adesso, contaminazioni.  
 
Inoltre all’azienda di Maltignano sono state sequestrate circa mille tonnellate di rifiuti speciali nonché l’intero impianto di frantumazione, cernita e separazione di macerie da demolizione perchè trovati sprovvisti della necessaria autorizzazione provinciale secondo il decreto Ronchi.

07/10/2004





        
  



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