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Grande successo per il Bizzarri

San Benedetto del Tronto | La terra dell'abbondanza apre il ciclo "il pianeta delle guerre". E il pubblico rimane in piedi pur di essere presente

di Andrea Castelli

Grande successo per la prima giornata dell’undicesimo premo del documentario Libero Bizzarri.
La serata inaugurale di ieri, in collaborazione con il cineforum Buster Keaton, ha visto con gioia una enorme e, per numero, quasi inedita affluenza di pubblico che ha gremito la sala azzurra del Calabresi.
 
Sebbene il premio avesse formalmente preso il via nel pomeriggio nell’auditorium comunale, con la proiezione di due documentari, dedicati uno al grande Pasolini,con un’intervista raccolta poco prima della sua morte, e l’altro ad una delle figure portanti del panorama culturale globale sambenedettese (anche se di adozione), il celebre Leo Ferrè, l’inaugurazione formale si è tenuta proprio in quel del calabresi, alla presenza della presidentessa della fondazione, Maria Pia Silla, e del consulente “tecnico”,nonché presidente di giuria, prof. Gualtiero de Santi.
 
Per la prima serata dell’ormai “adolescente” rassegna (giunta all’undicesimo anno), molte persone non si sono tirate indietro ad assistere sedute a terra o addirittura in piedi alla doppia proiezione.
 
Doppia perché oltre all’appuntamento gia in cartellone del cineforum, La terra dell’abbondanza, di Wim Wenders, già presentato a Venezia, la fondazione ci ha omaggiato del nuovo regalo di Michelangelo Antonioni al pubblico mondiale: Lo sguardo di Michelangelo.
 
In lizza per l’oscar ai prossimi Awards, il regista ci presenta un emozionante e solenne viaggio alla scoperta dell ‘ interno di San Pietro in Vincoli, a Roma.
Viaggio che ci mostra la bellezza e la magia delle opere michelangiolesche, osservate,ammirate dall’occhio freddo della macchina da presa-regista, opere che sembrano fondersi,plasmarsi ora con l’ambiente, ora con la mano del Visitatore che le accarezza quasi timorosa, con religiosa armonia, arrivando e portando lo spettatore alla commozione.
 
Dopo questo alienante quarto d’ora, la seconda proiezione: La terra dell’abbondanza.
 
A quasi due mesi dalla presentazione ufficiale al festival di Venezia, e dopo aver suscitato non pochi dibattiti e polemiche, ci viene mostrato l’ultimo lavoro di Wenders che torna al documentario per mostrarci dei lati dell’America post 11 settembre secondo lui,tedesco di origini, ma americano di adozione.
Nel film, storia di un veterano che ha nella protezione della patria America la ragione di vita, e  di sua nipote, una giovane e caritatevole ragazza missionaria, figlia a sua volta di missionari, che si ritroveranno e condivideranno un’avventura insieme, mostrandoci  punti di vista diversi su stessi argomenti,ma con la stessa passione e amore per il proprio Paese, l’America.
 
Due facce di una stessa medaglia: l’una (il veterano) espressione del cittadino americano che rispecchia un’America paranoica, sospettosa, complottistica, pronta a pensare che il complotto contro di sé sia sempre presente e dietro l’angolo.
Un’America figlia del regime di terrore instaurato, un’America che a due anni dall’attacco alle torri, è costantemente sul livello giallo di allerta per attacchi terroristici.
Un America che teme anche il Pakistano che in un’improbabile tuta verde ti abbraccia perché gli viene restituito il cadavere del fratello ucciso da una bravata di ragazzini bianchi e ti offre da bere,come il più caro degli amici,nonostante il disagio che prova.
L’altra (la nipote), come espressione di una sana ingenuità e voglia di integrarsi e integrare, riconoscendo tutti come uguali, e con la voglia di aiutare chi sia in difficoltà, con spirito che dovrebbe essere quello americano, con principi di uguaglianza e democrazia, non a caso maturato fuori dalla propria terra, incontaminato dai media, ma inculcato dai propri cari.
Quello spirito che vedendo persone comuni (e non terroristi) festeggiare dopo l’attacco alle twin towers spinge a domandarsi perché, piuttosto che ad odiare.
 
Due facce di una stessa medaglia che alla fine si troveranno a round zero, e non troveranno altro che un enorme cantiere.
Forse metafora di ciò che l’America e oggi.
 

10/11/2004





        
  



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