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Sorpresa, e’ il giornale il bello di internet

San Benedetto del Tronto | I quotidiani hanno dimostrato di essere un mezzo competitivo anche sulla rete. le testate “on line” aumentano in tutta europa. Dieci milioni di lettori, concentrati soprattutto nella fascia dell’orario di lavoro 9-18

di Tonino Armata

Vorrebbero tutti vederlo morto. Il giornale. Gli apologeti del digitale in ogni casa. Bill Gates e il suo media center, i padroni della telefonia mobile che predicano l’informazione polverizzata sui dispositivi portatili, frantumata in mille atomi, ognuno dei quali profumatamente pagato in nome della mobilità wireless. E invece il giornale è qui. E ha dimostrato su internet di essere il mezzo ancora competitivo: in quanto a teste che leggono, in quanto a pubblicità. Certo i padroni delle piattaforme (televisiva, telefonica) vedrebbero morta volentieri anche internet, per due semplici ed elementari motivi, uno tecnologico, l’altro economico.

Internet è una tecnologia aperta, dove tutti possono decidere di diffondere i propri contenuti, strutturalmente refrattaria ad ogni chiusura, ad ogni accesso privilegiato. Da qui discende il suo modello di business, così faticoso, oggettivamente difficile per le aziende. “Far pagare qualcosa sulla rete resta ancora opera ardua. Ma detto questo, il giornale, i giornali su internet ci sono arrivati e ne sono diventati i protagonisti assoluti.

Lo dicono il numero di teste, di lettori, che li visitano e l’autorevolezza conquistata, e di recente indagata da una ricerca condotta in cinque paesi con un questionario presso il pubblico dei quotidiani e con l’elaborazione di Nielsen. Le teste aumentano sempre più: in Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna i numeri dei giornali on line sono ormai secondi solo a quelli dei grandi portali generalisti, quelli lanciati dalle telecom nazionali o dai grandi player americani. In Italia i due maggiori quotidiani del “cartaceo” assommano insieme oltre sei milioni d’utenti unici. Con una battuta, si potrebbe dire che è poco meno del numero di copie vendute in edicola da tutte le testate italiane. Ma quelle, onore al merito, sono vendute ogni mattina che il sole illumina la terra.

Secondo la ricerca condotta da Opa Europe, l’associazione degli editori on line, l’88% degli utenti è fedele al giornale che legge in rete. Al sito del suo organo d’informazione preferito associa un set definito dai siti d’altra natura. I percorsi di navigazione somigliano sempre più ad una “mazzetta” personalizzata di giornali che ognuno di noi preleva ogni mattina dall’edicola della rete. Le conseguenze di questo fatto sono rilevanti, insieme al dato che nella fascia oraria 9-18 non vi è altro mezzo che raggiunga con maggiore efficacia, continuità e profondità gli utenti che navigano dal luogo di lavoro.

La prima conseguenza è che internet fa ormai parte organica della dieta mediatica di almeno (parlando della sola Italia) 10 milioni di lettori. E si tratta, come si vede dalla ricerca, di persone con un alto grado d’istruzione e di solito titolari della spesa delle proprie famiglie, quindi soggetti appetibili dal punto di vista pubblicitario. Il fatto che insieme al giornale si legga un “set” ben definito di siti testimonia della “affinità” fra siti internet e della consistenza culturale dei siti editoriali. Esiste in altre parole un pubblico con sensibilità e gusti individuali, che leggono un numero definito, non molto ampio, di siti, gente che non naviga in modo dispersivo. Infine la trasversalità della dieta mediatica. Non si toglie tempo alla televisione, lo si dirige verso scelte più personalizzate (come l’home video o la tv satellitare), si continua ad ascoltare tanta radio, che svolge di mattino il ruolo coperto a sera dalla televisione: tenere aggiornato il pubblico che lavora grazie ad una copertura totale della giornata informativa, di cui internet è il cuore centrale e più esteso.

E dalle domande rivolte ad accertare questo problema non è che vi siano cannibalizzazioni tra il “giornale che non si paga” e quello che si compra in edicola. Anzi, autorevolezza del brand e fidelizzazione s’incrociano e rafforzano a vicenda: il giornale di carta serve ad approfondire l’aggiornamento, forzatamente rapido, fatto durante le ore di lavoro.

Conseguenze? Una sola e molte. Il giornale on line è partito anni fa con un atteggiamento quasi carbonaro, un po’ tollerato. E’ passato nel fuoco della bolla internet, quando era guardato dai giovani squali come l’ospite fuori tempo, un vecchietto alla festa d’adolescenti. Nella fase del consolidamento e della “vera” partenza, eccolo diventare un punto di riferimento della pubblicità e dell’informazione. Eccolo seguire la molteplicità delle piattaforme su cui articola il lavoro di produrre e dare notizie: ci può essere un giornale su internet, uno sul cellulare vecchio stile e un altro su quello d’ultima generazione.

Ci sarà un giornale nel digitale terrestre che non sarà un telegiornale, ma non somiglierà ai siti che conosciamo in questi mesi. A patto di volerlo. Perché il punto con le nuove piattaforme è che, a differenza di internet, non sono aperte. L’accesso lo consente o lo rende perlomeno difficoltoso il padrone del canale, che può abbassare la sbarra del passaggio o renderti la vita (come sulle piattaforme telefoniche) talmente difficile da eliminarti dal mercato, per lo più adoperando la leva delle tariffe. Invece il giornale può, sottoponendosi allo spezzettamento e alla riorganizzazione dell’interfaccia, trovare i canali giusti anche sui nuovi mezzi. Si tratta di capire, intuire, fantasticare il nuovo prodotto. Per esempio superando l’ostacolo della parola scritta e aprendo il canale audio.

Oppure pensando a forme nuove anche per il prodotto cartaceo. E’ finalmente in corso la sperimentazione di E-Ink, l’inchiostro elettronico che si stampa in modo delebile su supporti di plastica che sono in realtà memorie di computer. Il test è in corso nei paesi scandinavi, dove recapitare una copia di giornale può costare fino a quattro € per pezzo.

10/11/2004





        
  



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