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Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni

Grottazzolina | In scena nei teatri di Grottazzolina, Civitanova, Urbino e Mogliano da sabato 6 novembre

di Stefania Ceteroni

E' sotto il segno dei classici che il Teatro Novelli di Grottazzolina (6 novembre), l’Annibal Caro di Civitanova Marche (7 novembre), il Sanzio di Urbino (9 e 10 novembre)  ospiteranno Le smanie per la villeggiatura, tra i capolavori assoluti della produzione di Carlo Goldoni. Il campionario di vizi e manie di una società non troppo dissimile da quella attuale è riletto con grande acutezza dalla compagnia Diablogues / Le Belle Bandiere formata da Elena Bucci, Stefano Randisi, Marco Sgrosso ed Enzo Vetrano (già protagonisti di applauditi allestimenti di Pirandello, Shakespeare e Molière

Racconta Elena Bucci nelle note allo spettacolo: “La collaborazione artistica tra le nostre due compagnie (Diablogues e Le Belle Bandiere), che ha dato origine al fortunato progetto triennale di rilettura e reinvenzione dei testi classici - Il berretto a sonagli, Anfitrione di Molière e Il mercante di Venezia - ci ha permesso di creare una compagnia solida, in grado di reggere un ‘repertorio’ e che assomiglia a quelle della tradizione “all’antica italiana”.

L’appuntamento che ci attendeva era quello con l’italianissimo Goldoni, che allo stesso tempo riesce ad essere l’erede apparente della grande tradizione della commedia dell’arte italiana e il suo magistrale traditore. Ha dato una forma definitiva ai misteriosi canovacci, limitando l’arbitrio degli attori, pur offrendo loro personaggi e ruoli meravigliosi, ha rubato e modificato gli esilaranti meccanismi teatrali dando loro un segno che, partendo dal puro divertimento, ha trasformato i suoi testi in brucianti manifesti e denunce di una crisi sociale e umana vissuta come malinconia dai personaggi, ma che diventa tragica ai nostri occhi. Alla fine della rilettura delle Smanie, che non lascia un attimo di respiro per il ritmo incalzante dei duetti, dei rovesciamenti, delle battute, si arriva a percepire un senso di vuoto e di sgomento.

Quell’affannarsi intorno a futili problemi, quell’enorme dispendio di tempo, sentimenti e denaro in funzione dell’apparire, quell’intrecciarsi di rapporti incendiati dalla rivalità e dall’ipocrisia, dove l’amore e la passione prendono la forma quieta del dovere e della rispettabilità, e l’odio si traveste di smancerie, assomiglia tanto ai modelli di vita che la nostra cultura del quotidiano ci offre attraverso la finzione televisiva, che talmente permea le nostre vite da diventare reale, e trasmigrare nel pensiero e nei comportamenti.

Divertendoci, intrigandoci, Goldoni dolorosamente ci ammonisce, ma senza pedanteria. La normalità dei suoi personaggi, l’apparente banalità delle loro motivazioni ci dice che siamo tutti vicini al rischio di essere pallidi e ridicoli fantasmi di uomini e donne, simulacri agitati da passioni piccole e meschine, prigionieri di desideri che ci portano lontani dalle grandi mete che potremmo raggiungere. Ritroviamo il filo dell’ispirazione che ci ha guidato nei precedenti lavori, la follia travestita da normalità, il contrasto tra essere e apparire, le pulsioni dell’individuo in guerra con l’ordine cristallizzato del mondo sociale.

Tutto questo ci affascina e ci porta a voler indagare questo testo che ha tutte le qualità per diventare un teatro ‘specchio del suo tempo’. Lo faremo nel nostro modo e con il nostro stile, rinunciando alle scenografie filologiche ed elaborate, ‘traducendo’ quell’italiano lontano – che allora era la lingua della quotidianità – in un parlare a noi vicino, ma mantenendo i segni del mondo di Goldoni, così da suggerire una lontananza da favola che ci aiuti, come spesso accade, a leggerne i sensi più profondi.”

03/11/2004





        
  



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