“La delibera del consiglio comunale risale al 13 maggio 2002: la maggioranza votò per la privatizzazione del Centro Agroalimentare, la minoranza si astenne. Da allora, ovvero da due anni e mezzo, il presidente del Centro, Balloni, non ha adempiuto a quel preciso mandato. Per questo ora deve lasciare. Il centrosinistra ritiene che l’Agroalimentare vada parzialmente privatizzato.”

 

È la presa di posizione del coordinatore comunale dell’Ulivo Giovanni Gaspari, due giorni dopo che la Provincia e la Regione, nel corso di un’assemblea dei soci (di cui fanno parte), hanno formulato la loro richiesta di dimissioni del presidente, azzeramento del cda e commissariamento dell’ente, per gli stessi motivi.

 

Poco prima di partecipare a quell’assemblea, e senza avvertirne i soci, Balloni aveva licenziato il direttore dell’Agroalimentare Elio Spinozzi: potere conferitogli pochi giorni prima tramite un contestato ampliamento dei suoi poteri, votato a maggioranza dal cda. Provvedimento, quest’ultimo, che giace presso l’ufficio legale della Regione Marche per una valutazione di legittimità.

 

“Il licenziamento di Spinozzi è un atto autoritario – dice l’assessore regionale all’agricoltura e al bilancio Luciano Agostini – Lo avessimo saputo, avremmo sfiduciato Balloni seduta stante”.

 

“È grave che i soci non siano stati neppure informati del licenziamento – dice Gaspari – Si tratta di un provvedimento che assomiglia molto ad una ritorsione personale da parte di Balloni.”

 

Balloni sostiene di avere attivato una richiesta di mutuo per 11 milioni di euro presso la City Bank di Zurigo, per dilazionare più a lungo termine (22-23 anni) il mutuo di 15 miliardi di lire erogato nel 1997 dal Credito Agricolo Industriale al Centro Agroalimentare, da estinguere entro il 2010, ma le cui rate non vengono più pagate dal 2001 (3 milioni e 600 mila euro è l’importo dovuto, tra quota capitale e interessi).

 

Al nuovo  mutuo, secondo Balloni, andrebbe aggiunto un cambio di destinazione del Centro, per consentire di affittare o vendere quei locali tutt’ora vuoti al suo interno, anche ad operatori economici operanti in altri settori rispetto all’agroalimentare.

 

“Balloni è il presidente del Centro Agroalimentare e deve adempiere al mandato ricevuto dalla proprietà, ovvero dal Comune di San Benedetto e dagli altri soci – riprende Gaspari – Il cambio di destinazione d’uso ci veniva contestato dal centrodestra come “operazione immobiliare”. Ad oggi non esiste alcun atto dell’amministrazione comunale in cui si parla di cambio di destinazione. Oggi l’operazione da realizzare è una privatizzazione parziale, purché non “selvaggia”. Dopo l’approvazione di quella delibera in consiglio comunale gli uffici comunali avevano anche predisposto il bando di gara per la vendita, ma non se ne è fatto nulla.”