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58° festa del giornalista: democrazia e informazione

Ascoli Piceno | Paolo Giuntella: “...fino a che punto si diventa complici o prigionieri?”

di Federico Biondi

In occasione della ricorrenza di S. Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione, ad Ascoli Piceno è stata celebrata la messa presso la Chiesa dell’Adorazione da padre Dino Cecconi, il direttore dell’ufficio Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale marchigiana.
 
La festa è stata anche l’occasione per un incontro-dibattito sul tema: “Democrazia e informazione” con la presenza di Paolo Giuntella, giornalista del Tg1 e responsabile dei servizi Rai dal Quirinale.
 
L’incontro è avvenuto presso il Centro Giovanile “L’impronta” che per l’occasione era gremito dagli alunni del liceo della Comunicazione di Ascoli Piceno, inoltre erano presenti le autorità militari e personalità del mondo politico piceno, come il Senatore della Repubblica Amedeo Ciccanti, il consigliere regionale Guido Castelli, il consigliere provinciale nonché ex-presidente della Provincia di Ascoli Piceno Pietro Colonnella e il consigliere comunale Giorgio Rocchi.
 
Dopo una breve introduzione di Alessandro Malpiedi, segretario regionale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana, Paolo Giuntella inizia il suo discorso dialogando con i ragazzi ma poi rivela sottilmente le difficoltà del cronista di oggi, ponendosi la domanda “ci si sforza per dare un senso profondo… ma fino a che punto questo lavoro è compatibile con la mia coscienza cristiana?”
 
Per il noto giornalista della Rai, la “stampa” è informazione trasparente verso i cittadini per fornirli di uno strumento di controllo su cui esercitare il proprio diritto di critica e dove è necessario di cambiamento.
 
Nella più classica delle tradizioni liberali il giornalismo è di costituzione d’opposizione, deve andare a fondo per informare al meglio i cittadini. L’obiettività rimane un’utopia, ma la ricerca della verità è possibile grazie alla completezza e la correttezza delle informazioni.
 
Giuntella parla della libertà di stampa, la quale esiste solo se le redazioni giornalistiche hanno la capacità di opporsi al potere, “se si è compiacenti non si ha più potere, libertà di stampa e capacità di critica”.
 
È necessarie che le testate giornalistiche esercitino indipendentemente il dovere di cronaca e critica, esistono delle isole felici, ma occorre precisare che le dimensioni locali non possono e non influenzano la logica di stato.
 
Con un aneddoto indica ai ragazzi di mostrare solidarietà verso quei colleghi (per chi intraprenderà il mestiere) che per un motivo o un altro possono trovarsi in difficoltà, come accadde ad una giornalista che fu cacciata da una conferenza stampa indetta dalla Lega Nord perché non gradita.
 
Esorta i ragazzi a non fare come quei colleghi che in quell’occasione non hanno speso una parola per la giornalista allontanata, nonostante sapessero che così facendo era in pericolo anche la loro libertà di espressione, di credo politico e quant’altro.
 
Il totalitarismo e il fascismo hanno messo molti divieti tra i quali quello della libertà di stampa, Giuntella ricorda che ci apprestiamo a celebrare la “Giornata della Memoria” e fa una critica a chi non ebbe il coraggio di protestare, “chiesa” compresa.
 
Ad oggi l’unico che è andato incontro ai giornalisti e li ha incoraggiati è stato il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “La schiena dritta, rispondere con coscienza”, per il resto è una negazione e una ridicolizzazione della deontologia professionale che è l’alibi per il servilismo.
 
Dopo aver auspicato che il dovere si trasformi in piacere, un giornalismo di inchiesta (il giornalismo sportivo convive scandalosamente con il doping), di non nascondere le notizie e che la precarietà proibisce la pienezza della vita Giuntella ricorda, “scrivere e firmare un pezzo non lo ha detto il medico, quindi è necessario che il giornalista scriva correttamente, che sia curioso, politicamente indipendente altrimenti è un dovere rinunciare”.

25/01/2005





        
  



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