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Autismo Marche: verso un progetto di vita

| PESARO - Convegno a Pesaro sui “ Modelli di intervento” Secchiaroli : Necessario mantenere le eccellenze che sono state costruite in tre anni

un momento della conferenza

Autismo deriva  da  “chiuso in se stesso”, una patologia neuropsichiatrica cronica con disturbi molto complessi e non sempre facili da diagnosticare precocemente e su cui non esiste a tutt’oggi un protocollo di cura condiviso internazionalmente.

A tre anni dall’avvio del progetto “Autismo Marche”, a forte integrazione socio-sanitaria, promosso e finanziato dalla Regione, il convegno che si è tenuto oggi a Pesaro ha inteso fare il punto sui modelli di intervento per la diagnosi e le terapie di questa malattia fortemente disabilitante per tutto il ciclo di vita.

Un congresso molto atteso dalle famiglie e dagli operatori socio-assistenziali e sanitari che infatti sono giunti in almeno 500 all’Hotel Flaminio, nonostante le previste nevicate.

A rappresentare la gratitudine delle famiglie colpite da questo disagio per l’attenzione dedicata da questa iniziativa, la presidente dell’ associazione delle famiglie, Antonella Foglia, ha ringraziato la struttura regionale e in particolare l’assessore Secchiaroli:  “ Più che un politico – ha detto- è stato un compagno di cordata. “

“Tre anni molto significativi – ha sottolineato poi nell’introduzione l’assessore regionale alle politiche sociali Marcello Secchiaroli, vissuti insieme alle famiglie e a tutte le persone che stanno in prima linea e che si sono seduti ad un tavolo per costruire questo progetto al meglio . Un percorso che ha fatto molti passi avanti e che si è arricchito nel tempo di azioni e misure di intervento: da un corso di “Parent training” per le famiglie, al progetto sulla residenzialità, approvato recentemente dalla giunta regionale, fino all’inserimento delle persone autistiche nei centri socio-educativi diurni dove  seguiranno programmi educativi  personalizzati,  condotti da personale specialistico.
Abbiamo investito risorse per la formazione di giovani operatori con un progetto del Fondo Sociale Europeo e 60 operatori sono già occupati.  E’importante mantenere queste eccellenze di intervento e il prezioso patrimonio di professionalità acquisite. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti in un processo di avanzamento ed evoluzione per la cura di questa malattia, ma del resto la partecipazione di oggi a questo convegno mi conforta molto sull’attenzione verso queste problematiche. “    

Le relazioni dei tre esperti che hanno partecipato alla prima tavola rotonda su “ Età evolutiva : criticità e risposte efficaci”– i neuropsichiatri  infantili Vera Stoppioni (Centro regionale Autismo Marche di fFno) ,  Anna Maria della Vecchia (Centro sperimentale Autismo di Reggio Emilia)  e Maurizio Brighenti ( Centro Diagnosi e cura Autismo di Verona)  – hanno avuto un comune denominatore: la necessità di una collaborazione da parte dei pediatri di base, come figure fondamentali nell’individuazione dei segni precoci dell’autismo. Importante anche che i pediatri ascoltino i genitori nelle loro preoccupazioni sulla carenza di sviluppo dei loro figli ( linguaggio e attenzione), uno dei primi sintomi di questa malattia .

“ Nel lavorare per questi bambini – ha detto Vera Stoppioni - teniamo sempre presente il titolo “Un progetto di vita”, perché sia per tutti l’obiettivo finale:  dare una possibilità di vita buona a questi futuri adulti. Abbiamo potuto constatare come l’identificazione dei sintomi e l’intervento già dai primi anni di vita,  conduce a un miglioramento significativo. Dopo sei mesi di trattamento intensivo si può ipotizzare un’evoluzione della condizione.  Ma solo verifiche ravvicinate  e analitiche del processo evolutivo - ha sottolineato la neuropsichiatra - , una sorveglianza cioè approfondita , consentono di testare l’efficacia del trattamento sul singolo individuo e l’ulteriore potenzialità di miglioramento.”

Per quanto riguarda l’integrazione scolastica, il tema affrontato nella seconda tavola rotonda,

Lucio Cottini del gruppo regionale di progettazione per “Autismo Marche” ha spiegato che sono quattro i punti da tenere presente per un migliore inserimento degli allievi affetti da questo disturbo: un’adeguata programmazione delle attività, l’organizzazione dell’ambiente scolastico  ( lo spazio fisico delle aule va cambiato per dare punti di riferimento certi al ragazzo artistico); l’attività didattica adattata in maniera specifica e infine i compagni di classe: una risorsa fondamentale per l’evoluzione delle relazioni interpersonali anche extrascolastiche. “I coetanei, fin dalla scuola materna- ha rilevato Cottini- vanno non solo sensibilizzati al problema,  ma adeguatamente formati ad accogliere e interagire con il compagno autistico, comprendendo prima di tutto le ragioni dei loro gesti. “            

Nella terza e ultima tavola rotonda, Nicola Pintus ha illustrato i risultati positivi in termini di miglioramento delle relazioni sociali in base all’esperienza condotta dal Progetto Filippide, che ha realizzato una serie di manifestazioni sportive dedicate alle persone affette da questo disturbo.

27/01/2005





        
  



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