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“Votare sì al referendum sulla procreazione assistita!”

Ascoli Piceno | La federazione picena dei DS risponde a Marco Lorenzetti

di segreteria della federazione picena dei DS

Gentile Direttore,
vorremmo approfittare dello spazio sul suo quotidiano per rispondere alle affermazioni dell’assessore Lorenzetti e parlare in modo più appropriato e specifico dei referendum che voteremo prossimamente.
 
Intanto vorremmo ricordare all’assessore che i quesiti referendari sono stati presentati da uno schieramento ampio e trasversale, all’interno del quale vi sono anche degli “pseudo politici” che militano nel più grande partito della sinistra.
 
Non sappiamo dove Lorenzetti di solito firmi i referendum… ma di sicuro l’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di San Benedetto non si trova “di fronte ai bagni pubblici”, e la raccolta delle tante firme fatta con i banchetti per strada, ha visto la mobilitazione di migliaia di donne.
 
Bisogna precisare che i quesiti su cui le Italiane e gli Italiani sono chiamati a pronunciarsi sono 4 e che il totale di firme raccolte a loro sostegno è di 3 milioni e mezzo. Anche se l’assessore Lorenzetti non le considera utili o pensa che siano state estorte con l’inganno, la maggior parte delle firme sono state raccolte dopo una trasmissione televisiva che, rompendo il silenzio stampa, ha fatto conoscere il tema della PMA (Procreazione medicalmente assistita).
 
Superando le strumentalizzazioni di personaggi che tentano di affossare il referendum senza entrare nel merito dei problemi reali, riteniamo utile invece soffermarci sui quesiti referendari e sulla necessità degli stessi.
 
Il tema è veramente delicato, si tratta di questioni intime e spesso legate al dolore ed alla sofferenza.
 
È una materia nuova su cui non esiste un’opinione diffusa, ed è legata alla coscienza personale. Il compito primario dello Stato laico, quindi, deve essere quello di vietare pratiche pericolose per la salute, speculazioni economiche ed informazioni non corrette.
 
I primi tre quesiti su cui si sono impegnati i partiti dell’area laica e riformista, riguardano rispettivamente le norme che comportano rischi per la salute della donna, che vietano la fecondazione eterologa e che impediscono la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali.
 
Il quarto quesito referendario contiene la richiesta di abrogazione delle norme maggiormente lesive del diritto della donna all’autodeterminazione.
 
Quando si trattano questi argomenti è bene ricordare il Codice civile che attribuisce personalità giuridica al soggetto dal momento della nascita. Nulla deve essere tolto alla centralità della persona: i malati di Alzheimer, del morbo di Parkinson, di sclerosi, di diabete e i cardiopatici, hanno diritto alla speranza di guarigione che solo la ricerca scientifica può garantire.
 
È quindi innanzitutto una battaglia per la libertà di ricerca scientifica (tanto bistrattata nel nostro Paese!), ed è una battaglia per la difesa della libertà della donna: libertà di non essere sottoposta ad un sostanzioso sacrificio dei propri diritti e della sua salute. Pensiamo al “bombardamento” a cui si deve sottoporre la donna, ogni volta che l’impianto dell’embrione fallisce; l’aborto a cui deve ricorrere se il feto è malato: la legge 40/2004 infatti cancella la ricerca sulle malformazioni degli embrioni da impiantare.
 
La stessa legge vieta la crioconservazione degli embrioni, ma non risolve il problema di quelli che già esistono e sono ancora conservati e che dovranno essere “gettati via”. E in questo caso, l'assessore Lorenzetti cosa pensa? Non sarebbe meglio favorire delle soluzioni scientifiche per coloro che sono affetti da gravi malattie? (per es. i malati di cuore destinati al trapianto possono essere salvati anche con iniezioni di cellule staminali embrionali nel muscolo cardiaco, ottenendo la rigenerazione dello stesso).
 
Questa legge sciagurata ha avuto tra i primi effetti quello di alimentare il “mercato nero” delle cellule staminali ed il fenomeno del “turismo procreativo”, con centinaia di coppie che vanno in Paesi più civili per poter avere dei bambini. Ma non tutti possono permettersi questi “viaggi della speranza”.
 
Quindi l’invito delle donne e degli uomini dei Democratici di Sinistra è quello di andare a votare e votare sì per la fine degli ostacoli “medioevali” alla ricerca scientifica, per la libertà di avere figli e la libertà di guarire da malattie che non danno speranza.

21/02/2005





        
  



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