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Famiglia di cinque persone rischia di “alloggiare” in strada. La mappa degli alloggi pubblici

San Benedetto del Tronto | Nazionalità marocchina, in Italia dall’’89, in arrivo la cittadinanza italiana. L’aiuto del Comune e gli altri casi

di Giovanni Desideri

Una famiglia composta da cinque persone (il capofamiglia Mustafà Flhali, sua moglie, la madre di lui, due figlie di 11 e 12 anni, prima e seconda media alla scuola Sacconi), nazionalità marocchina ma con la cittadinanza italiana in arrivo a giorni essendo stata richiesta nel 2000, rischia di trovarsi ad “alloggiare” in strada al termine di una lunga e complessa vicenda.
 
In Italia dal 1989, a San Benedetto da circa dieci anni, le figlie nate in Italia, il capofamiglia ha lavorato per otto anni presso una ditta della Vallata del Tronto, ha avuto un infarto e infine ha perso il posto di lavoro. Ora percepisce una indennità di 300 euro al mese, per tre anni. La moglie lavora part-time presso un’impresa di pulizie, per 600 euro al mese e senza tutele sindacali: come usa adesso.
 
Questa mattina, non per la prima volta, i cinque si sono presentati in Comune, intorno alle 9,30. Sono stati ricevuti alle 13,30 dal vicesindaco e assessore alle politiche sociali Pasqualino Piunti, che ha seguito la vicenda sin dall’inizio e ha fatto il possibile, ma ha incontrato di persona la famiglia Flhali questa mattina per la prima volta.
 
Per un anno intero Piunti era riuscito ad ottenere la proroga dello sfratto dall’appartamento precedentemente occupato dalla famiglia. Infine, per il periodo dal 24 gennaio al 24 febbraio il Comune ha pagato una cifra di circa 5 mila euro per farla alloggiare presso un autostello. Il proprietario chiede ora a sua volta cosa intenda fare il Comune. Per i pasti sopperisce spesso il centro accoglienza di Don Pio Costanzo a Porto d’Ascoli.
 
Alloggi Iacp da requisire (come chiede il capogruppo di Rifondazione Comunista Settimio Capriotti) pare non ce ne siano. Mancano anche gli “alloggi parcheggio” o temporanei. Porte chiuse dalle agenzie immobiliari: i proprietari non affittano agli stranieri. Porte chiuse dalle parrocchie, che dispongono di locali, ma per esigenze proprie, oltre ad alcuni “spiacevoli precedenti”. La Caritas sta ristrutturando un immobile. Anche il Comune ne sta ristrutturando uno, in zona Cimitero, ma i tempi non sono immediati.
 
Infine l’impossibilità, da parte del Comune, di creare “precedenti”, ovvero “favoritismi”: la famiglia Flhali risulta al 111° posto nella graduatoria per l’assegnazione di un alloggio popolare. Il bando è quello pubblicato nel novembre 2001, la graduatoria è stata emessa dalla commissione regionale nell’ottobre 2003.
 
Si attende però la nuova graduatoria, relativa al bando scaduto lo scorso 6 dicembre. In Comune sono pervenute 244 domande, 225 delle quali “valide”. Nel 2001 le domande valide erano state 304 su 324.
 
Le case popolari assegnate negli ultimi anni sono pochissime: 17 nel 2000, 18 nel 2001, 9 nel 2002, 1 nel 2003, 5 nel 2004, 4 nel 2005. In via Gronchi sono in fase di ultimazione 10 nuovi alloggi, più 4 “di risulta” (alloggi recuperati da precedenti assegnazioni), con lavori di manutenzione da eseguire.
 
Pochi anche gli “alloggi parcheggio”, ovvero quelli assegnati per un periodo massimo di 1 anno: 34 domande nel 2000, 5 soddisfatte; nel 2001 28 e 7; nel 2002 43 e 4; nel 2003 40 e 3; nel 2004 34 e 1 soddisfatta.
 
Per la vicenda Flhali c’è chi mormora che ci si aspettava qualcosa in più dalle parrocchie, alcune delle quali dispongono di ampi caseggiati. Le cifre sopra riportate mostrano il forte scarto tra domande inoltrate e domande soddisfatte. Numeri ai quali sfuggono i casi di coloro che non se la passano bene, ma superano magari di poco la soglia di reddito per poter inoltrare una domanda “valida”. Il bisogno di alloggi popolari a San Benedetto è indiscutibile. Che manchi una politica della casa?

28/02/2005





        
  



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