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Uno sguardo ai provini per il Festival Nazionale del Cabaret 2005

| TORINO - Le audizioni sono in corso al Teatro Nuovo di Torino fino ad aprile

Vengono da Savona, Frosinone, Prato, Palermo, Bergamo, Caserta, Pisa, Torino, Milano, Sassari, Cosenza, Como, Alessandria, uno è nato in Germania, un altro in Romania: questo il panorama degli aspiranti concorrenti al prossimo Festival Nazionale del Cabaret presentatisi alle prime due sessioni di provini organizzati a gennaio presso il Teatro Nuovo di Torino dove proseguiranno fino ad aprile.

C’è chi ha fatto il Dams e chi ha una laurea in informatica, chi di giorno fa l’operaio, l’architetto, il magazziniere, il ristoratore, l’agente di viaggi, perfino il medico anestesista e poi, naturalmente, ci sono gli attori professionisti non esclusi doppiatori e animatori di villaggi turistici, qualche mago, parecchi imitatori. Ma ci sono anche i disoccupati che, in quanto tali, pensano di risolvere il loro problema tentando la carriera artistica con la speranza di sfondare in tivù, disposti perfino a fare il caso umano in eventuali trasmissioni più o meno taroccate. E infine le mamme, che telefonano entusiaste decantando la rispettiva prole dodicenne abilissima nel raccontare barzellette o ad imitare la Venier e la De Filippi. La loro età  varia dai venti agli over-cinquanta e sebbene ad ogni annata che passa vi sia sempre meno da scialare, fortunatamente c’è ancora qualcuno che promette bene. Non è un caso infatti che il Festival abbia contribuito a lanciare molti dei cabarettisti che vanno oggi per la maggiore come Beppe Braida, Franco Neri, Anna Maria Barbera, Leonardo Manera, Max Pisu, Sergio Sgrilli, i Turbolenti e molti altri.

La manifestazione ha ricevuto in passato fino a 250/300 richieste di partecipazione all’anno da tutta Italia e per arginarle, dalla scorsa edizione è stato istituito il numero chiuso, ovvero otto audizioni da gennaio ad aprile, con massimo dieci aspiranti concorrenti ciascuna.

“I programmi televisivi dedicati alla comicità hanno generato un notevole eccesso di aspettative
– spiega Mauro Giorcelli, ideatore e direttore del Festival Nazionale del Cabaret – perciò abbiamo ritenuto opportuno istituire il numero chiuso. Da sempre il regolamento prevede che ai provini abbiano accesso soltanto gli artisti in grado di dimostrare una esperienza almeno biennale, anche part-time, nel settore specificatamente cabarettistico o comunque teatrale ma troppi si presentavano ugualmente, anche senza i requisiti richiesti. Ora invece sembra che la situazione vada normalizzandosi. Del resto, il Festival porta in gara soltanto dodici concorrenti ogni anno, quindi inutile perdere e far perdere tempo causa eccesso d’offerta”.

Rigorosamente in assenza di pubblico, sul piccolo palcoscenico della Sala Valentino del Teatro Nuovo torinese si alternano soprattutto monologhisti i cui testi variano dalla consuetudine cabarettistica più trita, ovvero mamma-famiglia-rapporti intersessuali-pubblicità-vacanze, alla disamina intelligente di situazioni quotidiane raccontate con efficace ironia ed altrettanta spontaneità. Poca la satira politica per lo più appannaggio degli imitatori (uno in particolare, preciso identico di suo all’attuale Presidente del Consiglio Berlusconi e, con l’aggiunta di qualche neo, anche a Bruno Vespa, tanto da far sospettare reali affinità elettive fra i due), che tuttavia preferiscono cimentarsi nella clonazione, non sempre riuscita, di cantanti e personaggi dello sport.

C’è ancora qualcuno che si presenta in scena imbracciando la chitarra e la utilizza per ricavarne sporadici accordi in accompagnamento alle battute ritenute più esilaranti, ma sovente lo strumento ha la funzione della copertina di Linus o la penna “biro-biro” nelle mani del meteorologo Giuliacci (insomma, giusto per non sentirsi troppo soli), oppure altri che preferiscono interpretare un personaggio caratterizzandolo con un costume o con una particolare parlata e immancabile tormentone. E allora vai con gli automobilisti frustrati dalle guidatrici appartenenti all’altra metà del cielo, il samurai che usa come grido di battaglia i nomi delle medicine nostrane, la bond-girl sovrappeso, gli accessori del perfetto tifoso mimanti fisicamente da un atletico duo, il cuoco autore dell’ennesima rivista di cucina, la prostituta torinese ormai in via di estinzione, per citarne solo alcuni.

Forse sul successo dei bravissimi Aldo, Giovanni e Giacomo si basano i cabarettisti che optano per la formazione composta da minimo due (il classico comico e spalla) fino a quattro elementi. Se è vero che l’unione fa la forza, sono purtroppo alquanto rari in casi in cui anche la tecnica di rappresentazione è altrettanto forte e convincente. Forse ha ragione Renzo Arbore: meno siamo meglio stiamo, e non solo in televisione.

Mauro Giorcelli intanto continua imperterrito nella suo ruolo di “Don Bosco del cabaret” (la definizione è di Bruno Gambarotta) preparando così la quattordicesima edizione del Festival Nazionale del Cabaret che andrà in scena il prossimo ottobre, sempre al Teatro Nuovo di Torino, come sempre nella sala grande. Sala che è grande per davvero, a cui non possono fare a meno di affacciarsi con curiosità tutti gli aspiranti concorrenti, mentre un brivido di sacro terrore percorre anticipatamente la loro schiena: convincere i circa mille spettatori del festival ufficiale del cabaret italiano, ma soprattutto la sua giuria, non deve essere cosa facile. Le audizioni proseguiranno il 12 e 26 febbraio, il 5 e 19 marzo e il 16 e 30 aprile. La partecipazione è gratuita e non è previsto rimborso spese. Per prenotarsi telefonare al numero 011386231 in orario 18-20. Ulteriori informazioni riguardanti la manifestazione sono disponibili sul sito www.festivalnazionaleelcabaret.it.

04/02/2005





        
  



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