La Questione femminile di oggi nell'Islam
| MACERATA - Sulla condizione generale delle donne nel mondo, i dati della Banca Mondiale non sono confortanti: · 1% della ricchezza mondiale alle donne. 4 milioni di donne e bambine vendute ogni anno.
di Roberta Carbonetti
Si è tenuta ieri pomeriggio a Macerata, presso il Dipartimento di Filosofia di via Garibaldi, l'annunciata conferenza sulla "questione femminile di oggi nell'Islam", organizzata dall'università in collaborazione con Amnesty International, con il Comune la Provincia di Macerata. Hanno assistito, tra gli altri anche il Sindaco ed il Presidente della Provincia.
Il tema della questione femminile è stato introdotto dalla Dott.ssa Fermani, ricercatrice presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università di Macerata, che ha sottolineato come ancora la questione femminile non sia risolta neppure nei paesi occidentali.
Riportando i risultati di un'indagine svolta con la collaborazione della Prof.ssa Pojaghi su un campione di 200 studenti dell'Università di Macerata, la Fermani ha evidenziato la permanenza di stereotipi di genere all'interno delle nuove generazioni, stereotipi legati essenzialmente alla dominanza maschile. Sembrerebbe che l'identità di genere femminile tenda a configurarsi quale identità di minoranza.
Per quanto i riguarda la condizione generale delle donne nel mondo, i dati della Banca Mondiale non sono confortanti:
· 1% della ricchezza mondiale alle donne
· 4 milioni di donne e bambine vendute ogni anno
Nel vivo dell'argomento della conferenza è entrato il Prof. Khaled Fuad Allam (Università di Trieste e Urbino), procedendo ad una panoramica dell'evoluzione del tessuto sociale dei paesi mussulmani, basato sulla centralità del nucleo tribale - familiare mantenuto coeso dalla tradizione del matrimonio endogamico, fino al processo di internazionalizzazione e globalizzazione che ne minano le fondamenta minacciando la disgregazione.
Reazioni a questo processo disgregativo sarebbero la chiusura ed il ritorno all'estremismo, all'ortodossia e alla ribadita coincidenza tra diritto e prescrizioni religiose.
Si assiste così a fenomeni regressivi quale quello algerino che ha adottato nuovamente la Sharìa, che in passato era stata abbandonata, quale legge dello Stato.
La donna è al centro di questo processo. Simbolo di vita e procreazione, la donna deve essere mantenuta, anche con la forza, esclusivamente all'interno del nucleo familiare, affinché non renda impura la discendenza macchiando d'infamia l'intero gruppo. Sarebbe questa una delle spiegazioni plausibili della negazione dei diritti delle donne nei paesi mussulmani.
Di fatto si sta configurando un monopolio estremista e fondamentalista della dimensione teologica in molti paesi mussulmani.
Il problema degli abusi sulle donne e del mancato riconoscimento dei loro diritti potrà essere risolto solo nel tempo, liberandosi dall'ottica "occidentalista" inapplicabile al mondo mussulmano, e procedendo ad una sensibilizzazione della popolazione ai diritti delle donne quali diritti fondamentali dell'umanità, eventualmente fissati dal diritto che faccia da pioniere anticipando gli usi e le consuetudini.
Ma l'orizzonte è ancora lontano e tortuosa la strada da percorrere.
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19/03/2005
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