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UE: Alimentare. Coldiretti Stop imitazioni per oliva ascolana

Ascoli Piceno | Avelio Marini : “Il riconoscimento a livello europeo della DOP è un fatto di straordinaria importanza per l’agricoltura Picena".


Arriva la tutela comunitaria per l’Oliva ascolana del Piceno a denominazione di origine protetta che andrà ad aggiungersi alle 148 specialità alimentari italiane che hanno già avuto il riconoscimento dell'Unione Europea su un totale comunitario di 687.

E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee la domanda di riconoscimento e, se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi, si procederà alla sua iscrizione nell'Albo delle denominazioni di origine dell'Unione Europea. Diverranno così tre le olive italiane difese nei confronti delle imitazioni, avendo già ottenuto la registrazione europea la pugliese Oliva La Bella della Daunia (Dop) e la siciliana Oliva Nocellara del Belice (Dop).

La denominazione d'origine protetta “Oliva Ascolana del Piceno” – sottolinea la Coldiretti - designa le olive, in salamoia o ripiene, prodotte nel territorio di 62 comuni della provincia di Ascoli Piceno e di 27 Comuni della provincia di Teramo, ottenute dalla varietà d'olivo “Ascolana Tenera”. L’oliva Dop potrà essere commercializzata “in salamoia” (dovrà avere colore uniforme dal verde al giallo paglierino con odore caratteristico di fermentato, sapore leggermente acido con leggero gusto amarognolo, fragrante e croccante in bocca con polpa piena, fine e compatta) o “ripiena” con un impasto di carni fresche bovine (40-70%) e suine (30-50%) (è tollerata l’aggiunta di carne di pollo e/o tacchino sino ad un massimo del 10%), uova, formaggio stagionato grattugiato, olio extravergine e/o strutto, vino bianco secco, cipolla, carota, costa di sedano, noce moscata, sale, farina di grano, pangrattato.

Il prodotto finito – precisa la Coldiretti - dovrà contenere almeno il 40% in peso di oliva denocciolata. Il nucleo originario di diffusione della coltivazione, va ricondotto ai comuni di Ascoli Piceno, Folignano, Venarotta, Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno e S. Egidio alla Vibrata, Civitella del Tronto in provincia di Teramo. Le olive da tavola provenienti da questi territori, erano conosciute dai classici latini come “Ulivae Picenae”.

I Monaci Benedettini Olivetani del Piceno – segnala la Coldiretti - furono i primi ad operare la concia delle olive e a testimoniare il carattere di un'industria locale basata proprio sulla preparazione delle olive da tavola. Le prime notizie circa la farcitura dell'oliva ascolana risalgono al 1600 periodo in cui queste una volta denocciolate, venivano riempite di erbe (olive giudee).

La ricetta attuale invece, ha origine nel XIX secolo con farcitura a prevalente base di carni, quale specialità in uso in famiglie agiate. Il nome della denominazione di origine protetta “Oliva Ascolana del Piceno” – conclude la Coldiretti - deve figurare in etichetta con caratteri chiari, indelebili e di dimensioni almeno doppie. rispetto alle indicazioni di ditta, ragione sociale ed altre, in modo da poter essere ben distinguibile. Sull'etichetta dovrà, inoltre, figurare la dicitura “in salamoia”, “in salamoia al naturale” o “ripiena” secondo la tipologia di prodotto cui si riferisce.
 

“Il riconoscimento a livello europeo della DOP – afferma l’assessore all’agricoltura della Provincia di Ascoli Piceno Avelio Marini – è un fatto di straordinaria importanza per l’agricoltura Picena, per le produzioni tipiche e per la gastronomia in generale, che assegna il meritato marchio a un prodotto che già da tempo ha varcato i confini nazionali per affermarsi sulle tavole di tutto il mondo.

E’ stato fatto un ottimo lavoro di squadra a partire dall’Associazione Produttori di Oliva Tenera Ascolana (l’associazione che ha presentato ufficialmente la richiesta) che ha collaborato in maniera molto proficua con la Provincia, con la Camera di Commercio e l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Ascoli. Adesso è necessario concertare una politica di promozione adeguata che deve far leva sul marchio DOP che renderà sicuramente ancora più appetibile il prodotto.

Altro obiettivo deve essere quello di creare le condizioni per poter aumentare significativamente la produzione di oliva tenera, al momento piuttosto scarsa”.

09/03/2005





        
  



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