Noi, "peones" del mare.
San Benedetto del Tronto | Tra gli operatori del settore "piccola pesca" rabbia e frustrazione. Esigono un maggior rispetto per la categoria. Meno promesse future e più concretezze in aiuti immediati.
di Carmine Rozzi
Giuseppe Guidotti cerca di salvare qualcosa.
Una mareggiata così catastrofica non se la ricordano a memoria di generazioni. Neanche quella di due anni fa, seppure tremenda, ha apportato tante distruzioni tra le minute imbarcazioni della piccola pesca. Per le reti si calcola una perdita del 80%. Per le altre attrezzature si va dal 50 al 70 %. Alcuni hanno cercato di salvare quel che potevano ritirando le reti impigliate nel fondale. Altri vi hanno semplicemente rinunciato sapendo già in partenza che sarebbe stato lavoro sprecato. Difatti una volta raccolte le reti esse vanno messe ad asciugare, quindi vanno setacciate ogni 20 cm. E, con un martello in legno (per non rompere la rete), vanno tolte le piccole impurità fatte di conchiglie, arbusti, minuscoli crostacei ecc. Un lavoro meticoloso e stancante che richiede giorni e giorni.
Inoltre il fondale marino si è intasato di relitti da attrezzature. Senza contare che da alcuni torrenti e fiumi sono defluiti in mare terra, arbusti, interi alberi e detriti di ogni genere. Si parla di un danno pro-capite sui 3000 a cui si deve aggiungere quello dei mancati incassi. Le mareggiate non sono una recente invenzione della natura commenta amaro Filippo Guidotti, proprietario della <Attila> - si ripresentano puntualmente ogni anno di questi tempi. Solo che questa ha sorpreso anche noi che ne abbiamo visto molte.
E un disastro. E da avanti ieri che stiamo cercando di recuperare qualche attrezzatura ma fra poco prendo una forbice e ci do un taglio. Tanto è un lavoro immane e alla fine non è detto che le reti recuperate poi possano funzionare. Ho sentito parlare di un possibile aiuto. Ogni anno si dice la stessa cosa. Il fatto è che noi della pesca artigianale siamo considerati i peones della attività marinara. E tutta una questione di soldi. Anche a terra ci sono pesci grossi e pesci piccoli. Noi siamo i secondi e dobbiamo accontentarci di quello che ci lasciano gli altri.
Hanno grandi piani e progetti osserva Giuseppe Fiscaletti, proprietario del <Nicola> e consigliere della Co.Ge.P.A. (Consorzio Gestione Pesca Artigianale) si parla di una specie di riconversione nel recente piano di gestione integrata pubblicato dalla Regione Marche. Valorizzazioni dei prodotti marinari tipici locali. Integrare la piccola pesca con il turismo. Dare la possibilità, a chi di noi lo volesse, di riqualificarsi in un'altra attività parallela, ecc, ecc. Solo che di chiacchiere fin ora se ne sono fatte tante e a tutti i livelli. I risultati sono che, in 50 anni di mestiere, questa sarebbe la seconda volta che mi vedo, con i colleghi, risarcito di qualcosa. Quindi un po di scetticismo da parte della categoria mi sembra più che giustificato.
E una settimana che si diceva che era tempo cattivo - commenta amaro Nicola Del Zompo proprietario del <Marinella> - arriva non arriva. Poi si sono incanalati questi venti dei balcani ed è stata una tragedia. Ci è piombata addosso allimprovviso. Di solito quando arriva di questi tempi è una mezza maretta e, seppur con qualche acciacco, ci salviamo. Ora invece. Io personalmente ho perso il cento per cento delle reti. Ho potuto salvare qualche cestello, cogulli, niente più. E così la maggior parte dei miei colleghi.
Siamo sul lastrico. E ora che qualcuno se ne accorga. Ho saputo dalla televisione che forse sta arrivando un qualche risarcimento. Ma se è come quello di circa due anni fa è meglio che lascino stare. A noi la carità fatta in quel modo ci offende. Offende una categoria che da sempre si alza alle quattro del mattino, torna a casa alle otto di sera e a volte senza neanche aver fatto giornata. Alle loro belle parole e progetti ambiziosi, noi rivendichiamo una maggior concretezza per le difficoltà dellimmediato. Intanto che ci aiutino, davvero, per limmediato presente. Poi penseremo al futuro.
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21/04/2005
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