“Facile fare proposte per lo sviluppo e poi, quando conviene, trasferire le produzioni all’estero, mentre chi opera fisicamente sul territorio resta a fare i conti con la necessità di difendere il modello economico marchigiano”.

E’ l’attacco lanciato da Coldiretti Marche, Cia Marche e Confagricoltura Marche in merito all’iniziativa promossa da associazioni industriali e artigiane e sindacati che si terrà dopodomani (lunedì 16 maggio) al Teatro delle Muse di Ancona e dalla quale è stata di fatto esclusa l’agricoltura.

 “Non ci sentiamo affatto figli di un dio minore, anche perché quasi l’ottanta per cento del territorio regionale viene gestito dalle imprese agricole – affermano i tre presidenti, Giannalberto Luzi, Franco Fiori, e Giancarlo Ceccaroni - e non si capisce come si possa pensare di lasciarle fuori da qualsiasi discorso inerente lo sviluppo economico del territorio stesso. E, se è vero che il settore primario contribuisce per appena il 2,5% al Pil regionale, questa cifra arriva al 5% considerando l’industria alimentare e ad oltre il 10% se si conta l’indotto. Senza dimenticare che, a livello nazionale, l’agricoltura è stata l’unica a far registrare una crescita”. A giudizio di Coldiretti, Cia e Confagricoltura, il modello di sviluppo migliore per le Marche passa dal farne una regione rurale, partendo dal territorio e dalla difesa del vero Made in Italy. “Un obiettivo che deve vedere tutte le realtà economiche assieme, sulla scorta dell’esperienza dello Statuto regionale – continuano i presidenti -, dove le dieci organizzazioni sono riuscite, unite, ad ottenere un risultato importante, grazie alla capacità di concertare le scelte con le istituzioni garantendo pari dignità a tutti. Al contrario, se si pensa di elaborare ciascuno la propria ‘ricetta’ senza dialogare con gli altri settori, siamo destinati a un futuro incerto”.