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Marche: in aumento delinquenza e "bullismo"

| ANCONA - Il rapporto fornito dal Dipartimento di Giustizia Minorile.

Cresce la delinquenza minorile nella Marche. Lo scorso anno sono  stati 32 gli ingressi dei minori nei Centri di prima accoglienza (di cui 10 accompagnati e 21 arrestati e 1 minore arrestato).

I dati, forniti dal Dipartimento di Giustizia Minorile, sono stati rielaborati dall'Eurispes Marche. I Cpa ospitano, infatti, minorenni in stato di arresto, fermo o accompagnamento fino all'udienza di convalida che deve svolgersi entro 96 ore dall'arresto (fermo o accompagnamento) assicurando la custodia dei minorenni, pur non trattandosi di strutture di tipo carcerario.

L'evoluzione del fenomeno della delinquenza minorile puo' essere dunque descritto sulla base degli ingressi negli Istituti penali e nei Centri di prima accoglienza, ma il fenomeno e' ben piu' ampio. I dati sulla delinquenza minorile, infatti, non sono rappresentativi delle reali dimensioni del fenomeno.

Esiste un numero non quantificabile di reati che non vengono denunciati o di cui non si conosce l'autore. Le persone segnalate dall'Autorita' giudiziaria di Ancona per l'anno 2004 sarebbero inoltre 374, di cui 276 italiani, 10 nomadi e 88 stranieri (258 sono a piede libero), mentre i soggetti presi in carico dal Servizio sociale per i minorenni sarebbero 391 (289 italiani, 11 nomadi e 91 stranieri).

E' possibile inoltre osservare che, a livello nazionale, la maggior parte dei  soggetti segnalati e presi in carico sono stranieri. Nella regione Marche, invece, la maggioranza dei minori e' costituita da italiani. Le emergenze che vedono quotidianamente coinvolti bambini italiani, stranieri e nomadi sono legate a furti, spaccio di stupefacenti, atti vandalici, ma anche bullismo o gravi aggressioni. In questi casi e' necessaria la distinzione tra gli ultraquattordicenni perseguibili e gli infra-quattordicenni non imputabili e spesso utilizzati da organizzazioni malavitose per compiere piccoli crimini.

Un elemento di rischio particolarmente diffuso nel corso dell'infanzia e della preadolescenza (e rilevante in termini evolutivi) e' il 'bullismo' che puo' configurarsi come fenomeno che preannuncia comportamenti devianti in eta' adolescenziale. Il bullismo produce effetti che si protraggono nel tempo precorrendo la devianza. C'e' infatti una stretta relazione tra questo fenomeno e i comportamenti criminali o comunque violenti in eta' adulta. Il bullo acquisisce infatti modalita' relazionali contrastanti con le regole sociali, caratterizzate da forte aggressivita' e dal bisogno di dominare sugli altri.

Questo atteggiamento puo' dunque diventare trasversale ai vari contesti di vita  perche' il soggetto tendera' a riproporre lo stesso stile comportamentale in tutte le situazioni. Con il termine 'bullismo' si intende un'oppressione, fisica o psicologica, perpetuata nel tempo da una persona o da un gruppo di persone piu' potente nei confronti di un'altra persona percepita piu' debole.

Gli episodi di 'bullismo' avvengono principalmente nell'ambito della scuola, all'interno della struttura scolastica e soprattutto nei luoghi meno sorvegliati dal personale e nei tragitti casa-scuola.

Alla base della maggior parte dei comportamenti di sopraffazione c'e' un abuso di potere e il desiderio di intimidire e dominare, si tratta solitamente di prevaricazioni frequenti e ripetute.
Nella maggioranza dei casi coinvolge un gruppetto di due o tre bambini che compiono azioni di prevaricazione nei confronti di una sola vittima. ''Cio' che deve far riflettere e' che la devianza minorile vede spesso coinvolti giovani che appartengono a famiglie benestanti e colte ma che purtroppo si rivelano disattente e indifferenti - sostiene Camillo Di Monte, presidente dell'Eurispes Marche - Si tratta soprattutto di giovani annoiati che trascorrono il tempo cercando di divertirsi. I gruppi sono costituiti in genere da compagni di scuola o di quartiere che appartengono a contesti sociali e familiari problematici ma non necessariamente in difficolta' economica''.

''Emerge quindi la necessita' di intervenire a piu' livelli con risposte che siano in  grado di attivare un processo di valutazione del singolo caso -spiega ancora Camillo Di Monte- E di intervento responsabilizzante. Ma anche e soprattutto di sostegno nella fase di individuazione, riconoscimento e consapevolezza delle scelte possibili''.

Da un lato quindi, conclude, ''si richiede al minore di intraprendere un percorso di responsabilizzazione e, dall'altro, i sistemi di presa in carico a livello giuridico, clinico e sociale - conclude- devono necessariamente accompagnare la punizione con la rieducazione del minore''. (Fonte: Rre/Zn/Adnkronos)

30/05/2005





        
  



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