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Perdere l’anima per una velina cresciutella

Ascoli Piceno | Ascoli Piceno ed il concerto di Anastacia, come tradire la vocazione di una città nobile.

di Laura Ripani

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Tutti pazzi per una velina, e pure cresciutella. So che mi attirerò le ire dei suoi giovanissimi fans,  ricordo bene i tempi in cui tutte impazzivamo per Simon Le Bon. Ma, mentre i ragazzi sono giustificati dall’entusiasmo e dalla loro età, beata gioventù, non si può dire la stessa cosa dei più attempati reggitori della cosa pubblica che, per Anastacia, sono pronti a svenare le casse comunali, accapigliarsi e lanciare anatemi contro chi non li sostiene.
 Portare in piazza una rockstar e ingraziarsi le simpatie dei futuri elettori può essere una chiave di lettura dello spasmodico dibattito che si sta creando intorno alla vicenda. Proiettare il nome di Ascoli Piceno nel gotha della musica leggera, forse. Magari subissato dal mare magum di altre date tra le quali il concerto andrebbe a perdersi. Ma pare non interessi nessuno.

E ancora far arrivare orde di ragazzi festanti che, per finanze e portafoglio, si sa, non sono certo tra i più prodighi ad invadere esercizi pubblici e negozi ma a mettere a soqquadro, anche di questo, di fronte al successo che importa?
 Insomma, deve proprio esserci qualcosa di più che fa scattare l’orgoglio di poter dire “qui Ella è venuta” di garibaldina memoria. Di far arrivare una pulzella che si è fatta notare soltanto per le sue forme, sicuramente generose e certamente non lesinate a chi le gode con gli occhi.
 Altra virtù indiscussa della leggiadra è l’aver scalato il patinato mondo, ma non certo segnalandosi per la profondità dei suoi testi.
 Se non si conoscessero le qualità delle personalità scese in campo per difendere la scelta, basterebbe pensare ad una crisi di mezza età da parte di costoro, ammaliati dalla lolita di turno. Se San Benedetto non avesse già prosciugato le proprie casse con Miss Italia e Tim Tour, la città ideale, il divertimentificio per eccellenza della Regione (e non solo) c’è da giuraci avrebbe scatenato finanche gli ultras.
 E invece no, Ascoli la vuole.
 Sarebbe curioso interrogare Cecco. Prenderebbe forse a prestito le parole di un suo illustre successore gridando “Ahi serva Ascoli di dolore ostello…” Oppure si sarebbe fatto ardere vivo pur di impedire lo scempio: dell’anima della sua città.
 Perché, la debole difesa tentata da qualcuno che oppone gli scossoni ai monumenti, fa acqua. Hanno sopportato disastri e terremoti in questo migliaio d’anni che sarà mai qualche decibel? Un dito, di fronte alla luna della questione sostanziale. E questa è che una città ricca di storia e tradizioni, con una piazza strepitosa e ruette deliziose, camminamenti di rara bellezza, debba affidare la sua promozione nel mondo alla regina delle classifiche.

Tradire, cioè, la sua vocazione all’arte ed alla storia, appiattendosi sull’effimero che fa tanto trend, di una meteora canora, per di più commerciale, risulta fuori da ogni logica che voglia dirsi umana. Barattarla con un Crivelli e Piazza del Popolo relegati a comparse. Possibile che nessuno pensi l’esatto opposto? Possibile che nessuno s’ingegni a esportare, mettere in luce, puntare i fari della ribalta su quello che il mondo invidia a noi Italiani e rappresenta oltre il 50% del patrimonio culturale mondiale, andando ad importare soltanto canzonette? C’è da restare basiti.      

31/05/2005





        
  



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