Idee diverse, trasversali tra destra e sinistra, su come risolvere il problema della viabilità nel piceno, anche dopo il consiglio provinciale aperto che si è svolto su questo tema giovedì 5 maggio a Porto Sant’Elpidio. I sindaci di Ascoli Celani e di Fermo Di Ruscio non hanno dubbi: è necessario un nuovo tracciato della A14, all’interno. Dice Celani: “siamo favorevoli all’arretramento e contrari alla terza corsia. Il problema dell’autostrada è comunque urgente e va risolto”.

 

Di Ruscio: “siamo contrari alla terza corsia. In tal senso hanno deliberato i consigli comunali di Fermo e di 26 Comuni su 40 della nostra Provincia. Tra i favorevoli c’è invece Porto Sant’Elpidio. Il problema è che si continua a favorire la costa, per far transitare i Tir, senza portare ricchezza ai nostri territori. Si toglie ai poveri per dare ai ricchi e in più ci tocca elemosinare il casello a Porto Sant’Elpidio. Noi siamo quindi per l’arretramento della A14”.

 

Il vicesindaco di San Benedetto (e vicepresidente del consiglio provinciale) Piunti è per un approfondimento: “abbiamo chiesto che anche a San Benedetto si svolga un consiglio provinciale aperto sulla viabilità. Insieme all’on. Scaltritti abbiamo inoltre chiesto che la Provincia produca un documento unitario maggioranza/opposizione, da inviare agli organi competenti. Il nostro obiettivo immediato è quello di ascoltare necessità e proposte dei sindaci, senza distinzioni per colore politico o campanilismi. Personalmente ritengo che una soluzione urgente per San Benedetto sia la bretella Santa Lucia/Ponterotto. Poi vorrei parlare di cose realizzabili in tempi ragionevoli. Valutare per esempio se sia fattibile la terza corsia da Pedaso a San Benedetto, nonostante le gallerie”.

 

L’ex presidente della Provincia Colonnella (oggi presidente della commissione infrastrutture in Provincia) si dice soddisfatto per lo stanziamento di 1 miliardo e 750 milioni di euro da parte della Società Autostrade per la terza corsia da Rimini Nord a Pedaso. “L’arretramento non è escluso in via assoluta – dice Colonnella – ma dopo il consiglio provinciale è un’ipotesi meno probabile. Per San Benedetto chiediamo una soluzione anche per il tratto a sud di Pedaso, formando per esempio un comitato tecnico che valuti le diverse possibilità. Soluzioni più dettagliate verranno esaminate in un consiglio comunale aperto. I DS di San Benedetto si riuniranno lunedì sera per trattare l’argomento. Ritengo che non sia inevitabile un nuovo traforo del Monte della Croce (contestato dalle associazioni ambientaliste) per la bretella verso il Ponterotto”.

 

L’on. Scaltritti insiste su due punti: Statale 16 e autostrada A24 Roma-L’Aquila. “La terza corsia Rimini-Pedaso verrà realizzata in 5 anni e 3 mesi – spiega – impegnando quattro cantieri simultaneamente. Quanto al problema della Statale 16 da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto, c’è bisogno di un nuovo tracciato. L’attuale diventerebbe di pertinenza comunale”. No deciso all’arretramento dell’autostrada: “a che serve? Sarebbe un enorme viadotto in mezzo alla campagna. La Società Autostrade perderebbe il fatturato della costa. Per questo non realizzerà mai una tale opera. Va invece sollecitato il raccordo della A24 con l’Ascoli-Mare. O almeno il suo completamento fino a Giulianova”.

 

Infine il presidente della Provincia Massimo Rossi: “la soluzione per decongestionare la viabilità – dice Rossi – va ricercata in un diverso modello di mobilità, che pone al centro il trasporto pubblico locale nelle sue varie forme: metropolitana di superficie, bus ecc. È poi necessaria una serie di miglioramenti e integrazioni della viabilità ordinaria, piuttosto che rincorrere ipotesi di nuove autostrade, che oltre a un negativo impatto ambientale e a costi enormi non risolverebbero il problema, rappresentato prevalentemente dal traffico locale. Per il nodo viario di San Benedetto mi sono impegnato a proporre un consiglio comunale aperto, con il contributo dei vari livelli istituzionali. La terza corsia si farà, dove si può procedere senza un grosso impatto ambientale, escludendo i tratti in cui fossero contrarie le comunità locali o vi fosse un alto impatto ambientale.”