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“Aspetti a favore del “sì” ai quesiti referendari sulla legge 40/04”

San Benedetto del Tronto | Intervento del dott. Vincenzo Rosini: “la legge 40/04 è stata fortemente voluta dalla Chiesa cattolica che dimostra di incidere oltremodo nelle vicende politiche e sociali del nostro Paese”

di dott. Vincenzo Rosini*

Il mio intervento ha una duplice prospettiva sulla legge 40/04; quella del politico e quella del medico-legale, ma vi preannuncio che sono entrambe fortemente critiche.
Inizio da quella del politico poiché le motivazioni alla base di un mio convinto sì ai quattro quesiti referendari sono più facilmente comprensibili.
 
Una delle domande che mi sento fare più spesso è: “a chi giova la legge 40/04”? Vado per esclusione: sicuramente non giova alla donna, non giova alla coppia non giova alla famiglia e non giova né al SSN né all’Italia. Il diritto alla vita, alla salute, alla genitorialità, sono resi a forza equipollenti ad un diritto di nuovo conio: quello dell’embrione. L’assunto si basa sul presupposto che “la vita umana” ha dignità etico-religiosa, sia che trattasi di vita allo stato embrionale, sia che trattasi di vita allo stato fetale, sia che trattasi di vita extrauterina e dotata di “anima razionale”.
 
L’assunto è un pericoloso miscuglio di fondamentalismo religioso e di bioetica trascendentale; il pericolo è che con il prevalere del primo componente è ipotizzabile a breve una revisione della L. 194/78, mentre con il prevalere della seconda componente ogni forma di vita verrà messa sullo stesso piano, che trattasi o meno di vita umana; ed a quel punto che faremo delle terapie antibiotiche, antimicotiche ed antiparassitarie?
 
Purtroppo trattasi della ennesima dimostrazione - anche se non ce n’era bisogno - che la democrazia italiana “è solo un incubo di serie B” un modo grossolano per prevaricare la gente col suo stesso consenso e per legittimare minoranze organizzate, oligarchie politiche, economiche, intellettuali e religiose.
 
Il grande problema dell’Italia è quello di non riuscire ad implementare meccanismi democratici che privilegino i cambiamenti che la maggioranza dei cittadini spera di vedere nel mondo svincolandoli dagli interessi delle lobbies organizzate; il grande problema è ridare ad una classe politica degna di questo nome la titolarità prioritaria dell’azione sociale. Purtroppo il politico italiano ha visto grandemente scemare, nel sistema bipolare con quota proporzionale, la titolarità dell’azione sociale; egli non è in grado di resistere alle pressioni delle oligarchie organizzate e ciò determina una produzione normativa contraria al sentimento popolare prevalente e, perciò, una azione sociale contraria all’interesse di tutti.
 
La risposta al quesito è dunque chiara: la legge 40/04 è stata fortemente voluta dalla Chiesa cattolica che dimostra di incidere oltremodo nelle vicende politiche e sociali del nostro Paese. Il problema irrisolto del potere temporale della Chiesa continua dunque ad affliggere la società italiana e come nei secoli scorsi il più retrivo clericalismo ha impedito alla medicina italiana di progredire - ad esempio - con la sperimentazione sul cadavere, oggi la legge 40/04 tenta di impedire la ricerca sulle cellule staminali embrionali ed osta la fecondazione assistita.
 
Da un punto di vista medico-legale la mia visione della legge non è meno negativa; la più eclatante discrepanza che noto è che la Legge 40/04 impone al medico comportamenti sanitari contrari alla buona pratica clinica e alle acquisizioni scientifiche della rilevante comunità internazionale in tema di cura della infertilità o sterilità; malattia grave e diffusa che da recentissimi dati interessa, solo nella regione Marche, quindici mila cittadini.
 
Limitare - ex lege - a tre il numero degli ovociti da fecondare, obbligare di impiantare tutti gli embrioni ottenuti vietando il loro congelamento, vietare la diagnosi pre-impianto, sono tutte prescrizioni inaccettabili per curante e malato e che determinano una riduzione dell’efficacia e della sicurezza della fecondazione assistita, che diminuiscono le probabilità di successo della cura e che aumentano i rischi per la salute della donna e del prodotto del concepimento.
 
L’iperstimolazione ovarica ripetuta, i rischi chirurgici collegati al prelievo reiterato degli ovociti, le malattie genetiche, infettive e neoplastiche trasmissibili, i rischi legati alle gravidanze multiple, la villocentesi, l’amniocentesi e l’aborto terapeutico, i disturbi psichici, il disagio della vita coppia e del rapporto con il partner. Chi pagherà per questi danni imposti per legge a chi è malato di infertilità?
 
Si rammenti che vi sono due livelli di preventivismo in ambito sanitario:
 
- quello legale che prevede specifiche norme alle quali il medico è obbligato a conformare il suo comportamento. Si fa l’esempio di quelle sull’impiego di materiale monouso, quelle sulla sterilizzazione delle sale operatorie e dello strumentario chirurgico, quelle sulle vaccinazioni obbligatorie, quelle sulla sperimentazione, quelle sui trapianti ed espianti d’organo, quelle contro le malattie professionali, quelle sui ricoveri dei neonati pretermine presso strutture ospedaliere dotate di rianimazione neonatologica, etc. Trattasi di pochissime leges artis che sono diventate espressione del corpo normativo dello stato poiché riconosciute da tutti e per renderle ancora più cogenti per chi opera nella sanità;
 
- quello scientifico che è dettato dai protocolli e dai piani assistenziali previsti dalla rilevante comunità scientifica medico-chirurgica internazionale. Il medico che si conforma ai dettami della miglior scienza pone il suo operato fuori dal range della colpa medica. Chi non si conforma, e cagiona un danno al malato, deve giustificare il mancato rispetto delle “leges artis” che, pur non avendo forza di legge, devono caratterizzare ogni idoneo comportamento sanitario.
 
La legge 40/04 è l’unica legge italiana e forse europea che prevede un comportamento sanitario che non coincide con le prescrizioni della miglior scienza e che per la cura della infertilità mediante la tecnica della fecondazione assistita indica procedure inidonee cristallizzate in netto contrasto con le linee guida internazionali e che antepongono il dogma etico-religioso alla prova scientifica.
 
Trattasi di un ritorno al medioevo!
 
Forse c’è da chiedersi se trattasi di una legge aderente al dettato costituzionale? Io credo di no e spiego il perché. Detta l’art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può, in nessun caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
 
Da questa norma costituzionale si evince che:
 
-  il cittadino ha diritto alla salute;
 
- la salute è un interesse sia individuale che della collettività;
 
- l’atto medico a finalità sanitaria non può in alcun modo violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana;
 
- si devono garantire cure gratuite agli indigenti;
 
- anche i trattamenti sanitari effettuati per disposizione di legge devono in ogni caso rispettare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
 
La legge 40/04 è - a parer mio - palesemente incostituzionale e probabilmente si sarebbe dovuto ricorrere alla consulta piuttosto che attivare la procedura abrogativa mediante referendum che rischia - per probabile mancanza del quorum - di cristallizzare una legge oscurantista e retriva.
 
Il medico che pratica la sua professione (e così pure la struttura privata o pubblica in cui opera) è tenuto al rispetto della persona umana fornendo al malato la prestazione più idonea possibile per curare la sua malattia o infermità. Le prescrizioni imposte dalla legge 40/04 sono difformi dalle leges artis per la cura della infertilità; sono tra l’altro rischiose per la salute della persona umana e nettamente più onerose in base al calcolo costi/benefici. Non garantisce di certo le cure agli “indigenti” se si considera che per praticare la fecondazione eterologa, una donna di estrazione economica medio-bassa, non ha certamente la disponibilità economica di andare all’estero per praticarla.
 
Se oggi il medico si trova a dover informare il malato dei limiti “budgetari” della cura effettivamente praticabile, per il passaggio dalla “age of authority” alla cosiddetta “age of parsimony”, i problemi sono diventati insormontabili per la cura dell’infertilità che pone il medico che opera in Italia a dover escutere il consenso informando il malato che le cure praticabili sono le meno efficaci, le più rischiose e le più costose.
 
Proprio un bel incentivo al “turismo riproduttivo”, non vi pare?
 
*medico legale, capogruppo “Lista Rosini – Nuova Alleanza” al Comune di San Benedetto del Tronto

10/06/2005





        
  



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