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Un momento indimenticabile di coesione politica

Ascoli Piceno | Umberto Trenta esorta all’unità coinvolgendo i presenti ad una poderosa e significativa stretta di mano collettiva a dimostrazione del significato della parola pace

Il premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù sotto gli occhi del primo firmatario della proposta che poi è divenuta legge regionale Umberto Trenta, firma il manifesto che farà il giro del mondo sotto l’egida dell’Onu e della Fondazione Nobel. Un momento molto atteso e i rappresentanti politici del territorio piceno hanno dato il meglio di se stessi. La banda cittadina ha accolto l’arrivo in Piazza del Popolo il premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù, accompagnata dal presidente della provincia picena Massimo Rossi, dai fotografi, dai giornalisti e molti altri politici locali.
 
Ad attenderla sugli scalini del Palazzo dei Capitani il sindaco di Ascoli Piceno Piero Celani, dopo di che tutti insieme si sono diretti nella sala del consiglio comunale.
 
Ad aprire la sessione di lavoro è stato il presidente del consiglio Valeriano Camela che poi ha passato la parola al sindaco di Ascoli Piceno Piero Celani il quale ha ricordato che prossimamente ci sarà il vertice dei paesi industrializzati a New York, un momento di confronto nel quale si dovrà discutere della riforma dell’Onu e dell’approvvigionamento delle derrate alimentari per i paesi in difficoltà.
 
“Questo determinato periodo storico impone delle decisioni, ci aspettiamo molto dal vertice di New York  - dice il sindaco e aggiunge  – a noi e alle giovani generazioni spetta il compito di risanare le condizioni socio economiche dei paesi del sud del mondo, con l’auspicio che il motto noi lavoriamo per la pace sia il fino ultimo della politica”.
 
Dopo di che la parola passa al presidente della provincia Massimo Rossi il quale fa presente che nel mondo ci sono molti focolai di guerra e che ciò provoca nella popolazione irrequietezza e paura del futuro. “Il terrorismo ci colpisce da vicino e le politiche economiche liberiste generano nel mondo degli squilibri sociali ed economici. – dice il presidente – tutto questo pone degli interrogativi sul nostro stile di vita”.
 
Lo stesso ricorda come il consumismo sfrenato intacchi le risorse del pianeta, che non sono infinite e soprattutto che questo non è il modo di cercare la felicità per un’esistenza compiuta e piena. Ricorda inoltre che con i soldi spesi per gli armamenti e per condurre le guerre si potrebbero introdurre nei paesi in via di sviluppo i diritti essenziali come l’acqua, l’istruzione e il cibo.
 
Il presidente conclude citando una frase di Giorgio La Pira (Onorevole indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana, nel 1946 viene eletto deputato all'Assemblea Costituente, entra a far parte della Commissione dei Settantacinque che elabora la nuova Carta costituzionale, battendosi strenuamente per l'affermazione delle libertà civili, religiose e per il diritto al lavoro), “pane e lampadine” ad esempio di lungimiranza amministrativa.
 
Il vice presidente della Regione Marche Luciano Agostini è invitato a fare l’intervento, ringrazia i presenti e con poche parole spiega che un mondo più equo e più giusto ridistribuisce le ricchezze. Usando le parole del vice presidente “etica nel lavoro d’impresa”.
 
Questo è un concetto molto importante, forse il cardine e l’origine delle problematiche che spesso inducono al conflitto nazioni e stati interi, dato che la difesa estrema degli interessi economici nazionali a discapito di un’altra popolazione genera squilibrio sociale, povertà e analfabetismo.
 
Per l’assessore alla politiche sociali dell’amministrazione provinciale Licia Canigola l’Università della Pace è un’opportunità d’incontro e ricorda  che in molti stati c’è una politica molto poca attenta alla tutela dei diritti umani e che spesso le persone sono vittime di imprenditori poco scrupolosi.
 
“Riflettere per costruire la pace e recuperare i nostri valori – dice l’assessore – il futuro del mondo sta nella solidarietà tra i popoli”.
 
Seguendo l’agenda dei lavori fa il suo intervento l’assessore alla pubblica istruzione del comune di Ascoli Piceno Giovanni Silvestri il quale ricorda l’impegno dell’amministrazione comunale per educare e accompagnare gli alunni delle scuole elementari e medie verso la cultura della pace
 
Mente il presidente del Consorzio Universitario Piceno Achille Buonfigli nel suo intervento afferma, “la pace è valorizzazione delle specificità, abbiamo di fronte a noi una grande opportunità per raggiungere un risultato possibile”.
 
Angela Priori dell’Associazione Guatemala Maye in modo critico avverte il pubblico presente che è facile parlare di pace, solidarietà e multiculturalità ma la pratica è molto più difficile, “c’è una discrasia tra il comportamento reale e la teoria”.
 
Già da un po’ di tempo alcuni della platea a gran voce hanno invocato il discorso di Rigoberta Manchù Tum, il presidente del consiglio Valeriano Camela ha più volte fatto rintoccare la campanella per placare gli animi. Tutto ciò ha indotto Giorgio Rocchi ha non declamare il suo intervento, cosa apprezzata dal pubblico il quale ha applaudito apprezzando.
 
Con la platea in rigoroso silenzio Rigoberta Menchù, logicamente in lingua spagnola ed assistita dall’interprete, inizia il suo intervento dicendo che l’Italia è una paese bello quanto tanto il Guatemale, un posto dove si parlano 22 lingue e dove riposa la cultura Maya di ieri e di oggi.
 
Racconta delle difficoltà affrontate dal suo popolo dopo la fine della guerra intestina che aveva investito per molti anni il Guatemala, “un paese dove non è facile parlare, dove non c’è tolleranza e rispetto delle leggi – dice Rigoberta  - ci vuole pazienza ma è difficile”.
 
Oggi in Guatemala stanno riesumando i cadaveri dalle fosse comuni, un momento di riflessione per tutto il paese ed è un po’ come sfogliare una pagina cruda della storia di una terrà che ha ancora vivi i ricordi della guerra, “puoi trovare il corpo di tua madre, di un tuo familiare o di un amico”.
 
La gente in Guatemala è piena di speranze ma ha bisogno di molte cose: di economisti, delle scuole per far conseguire i diplomi e le lauree necessarie per rinnovare le istituzioni pubbliche e la classe dirigente.
 
“Se vogliamo omaggiare i nostri antenati dobbiamo evolverci – dice Rigoberta Menchù – per questo stiamo cercando alleati e l’Università della Pace deve sostenere la multiculturalità e sostenere la mediazione tra i popoli per una soluzione politica dei conflitti”.
 
Il premio Nobel della pace invoca un impegno comune per la solidarietà come profondo scambio e precisa che non è una necessità solo del sud del mondo. Molti sui concittadini ripongono in lei molte speranze ma è consapevole che da sola non può cambiare tutta la situazione attuale.
 
Con i soldi ricevuti da Oslo per il premio Nobel ha costituito la Fondazione Rigoberta Menchù la quale lavora per la promozione e la realizzazione dei piani per lo sviluppo del paese, istruendo i giovani e fondando scuole. Un lavoro intenso e duro che ha bisogno della partecipazione della società civile di tutto il mondo, “speriamo insieme di fare qualcosa di buono”.
 
Dopo che il presidente del consiglio Valeriano Camela dichiara chiusa la sessione c’è lo scambio dei doni e l’intervento finale di Umberto Trenta, il quale esorta all’unità coinvolgendo i presenti ad una poderosa e significativa stretta di mano collettiva a dimostrazione del significato della parola pace, cosa che tra l’altro riesce anche grazie all’onorevole presenza del premio Nobel Rigoberta Manchù.

04/06/2005





        
  



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