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Il referendum e i cattolici clericali

San Benedetto del Tronto | Un confronto tra le norme del diritto e i valori della politica e della religione.

di Tonino Armata


“Il procedimento della fusione ‘in vitro’ di ovuli e spermatozoi rende disponibili alla sperimentazione cellule staminali al di fuori del corpo materno…La diagnosi di reimpianto rende possibile sottoporre a test preventivo l’embrione che ha raggiunto lo stadio delle otto cellule. Una procedura utile soprattutto ai genitori che vogliono evitare il rischio di trasmettere tare ereditarie.

Dopo aver studiato l’embrione in provetta, si può eventualmente decidere di non più impiantarlo nella madre. A essa viene così risparmiata quella interruzione di gravidanza normalmente intrapresa dopo una diagnosi prenatale. Ricerca, industria farmaceutica e politica degli interessi nazionali coltivano concordemente la speranza di potersi presto lasciare alle spalle – attraverso la coltivazione di tessuti ricavati da cellule staminali embrionali – le difficoltà di rifornimento connesse alla chirurgia dei trapianti nonché la speranza, in un futuro più lontano, di correggere gravi malattie monogenetiche intervenendo direttamente sul genoma”. Così parlò Jürgen Habermas.

“L’embrione è solo una delle fasi dello sviluppo dell’essere vivente ed è improprio attribuirgli la qualifica di “inizio dell’individuo”. Carlo Alberto Redi, genetista.
Elena Cattaneo dirige il laboratorio sulle cellule staminali e malattie degenerative alla Statale di Milano, è schierata con il Sì, fa parte del comitato “Ricerca e salute” definisce la legge 40 “dannosa e pericolosa”, e parla di “pseudo-scienziati” che diffondono tesi “basate su principi etici e non su evidenze scientifiche”. “Mescolare l’etica personale con la scienza, è un errore che un ricercatore non dovrebbe fare mai.

E’ lecito decidere di non intraprendere per motivi religiosi o filosofici una strada di ricerca, come ad esempio lo studio degli embrioni, ma non è lecito affermare che questa strada non funzioni oggettivamente, mascherando in nome delle proprie convinzioni evidenze scientifiche. Il professor Pasquale Coltella, docente di diritto canonico e direttore del Tetto, nota rivista di temi religiosi e civili, confessa amaro: “Tutto mi ricorda i Comitati civici nel 1948 e nel 1953. Domenica di Pentecoste nelle parrocchie non si è parlato del vangelo, ma dell’astensione! Fa impressione vedere manifesti astensionisti in chiesa, in sacrestia, alle porte delle parrocchie. E’ in atto la militarizzazione nelle 25 mila parrocchie italiane in favore dell’astensionismo”. Incredibile.

Il premio Nobel Rita Levi Montalcini si dice “Stupita e irritata per l’invito ad astenersi dal voto in occasione del prossimo referendum”. La scienziata è schierata, come ha ribadito a margine di un incontro all’Accademia dei Lincei: “Io sono per votare quattro Sì alla consultazione sulla procreazione assistita. Penso che il voto sia un obbligo. Anche se uno decide di votare per il no è sempre meglio farlo piuttosto che non votare”.  

A molte discussioni intorno al referendum sulla procreazione assistita ben si addice l’espressione “abuso del concetto di vita”, che compare come sottotitolo dell’importante libro dedicato da Barbara Duden a Il corpo della donna come luogo pubblico. Il modo in cui si fa riferimento all’embrione e la contesa sul momento dell’inizio della vita ha polarizzato l’attenzione e distorto le analisi. Cancellato ogni riferimento all’autodeterminazione della donna, che pure costituisce un aspetto fondamentale della libertà esistenziale.

Allontanate come una bestemmia le parole con le quali la Corte costituzionale già nel 1975, diede ingresso nel nostro sistema giuridico all’interruzione della gravidanza: “Non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute di chi è già persona, come la madre e la salvaguardia dell’embrione che persona ancora deve diventare”. Incombente la minaccia di una revisione della legge sull’aborto, anche se tenuta per il momento prudentemente sullo sfondo, nel timore che la percezione di questo rischio possa risvegliare quella consapevolezza femminile che nel 1981, indusse l’88,4% dei votanti a respingere la richiesta di cancellare quella legge

Non e vero che, senza la legge 40, l’embrione retrocederebbe a “cosa”. Un divieto di commercializzazione è imposto da norme interne e internazionali. I limiti della sperimentazione sono  previsti dalla Convenzione sulla biomedicina, ratificata dall’Italia. Esistono diritti di chi ha contribuito alla sua creazione con il proprio materiale genetico. Regole differenziate sono possibili in relazione al fatto che l’embrione sia in vitro, congelato, impiantato. Un’impostazione ideologica ha impedito l’analisi su questi diversi contesti. Imponendo regole fondate su una sua controversa natura, si è bloccata la strada verso un serio e condiviso “statuto dell’embrione”. E’ tempo di riprendere questo più ragionevole cammino.

I cattolici clericali, quando vogliono colpire un avversario (di pensiero), dicono che il suo ragionamento è confuso. Egregio Signor Ganfranco Cerreti, forse sarò confuso (come tutta quella bella gente sopra esposta), ma non stupido. Tutti sanno che il quotidiano “Avvenire” è il quotidiano dei grandi papaveri religiosi e sappiamo anche che è schierato a favore dell’astensione. Pertanto, da relativista etico (e me ne vanto), al referendum del 12-13 giugno, andrò a votare quattro “Sì” sorprendendo perfino me stesso per la nettezza del mio giudizio. Non altrettanto accadrà agli astensionisti militanti, i cui ferrei valori morali e/o religiosi partoriranno un silenzio facile e furbetto, che all’onesta responsabilità di un “no” o di un “sì” sostituisce un desolante calcolo politico. Il  non voto d’ispirazione vescovile si sommerà alla marea dei menefreghisti e degli indifferenti, e una volta soffocato in culla il quorum, il suo cadavere ci verrà scodellato sul muso come grande vittoria dei “difensori della vita”.

Ecco un caso, nel quale il famigerato relativismo produce responsabilità e produce socialità democratica, mentre le più munite certezze teologiche portano al paese immoralismo di un machiavello politico di basso cabotaggio. L’etica relativa, non dispera di sposarsi con la democrazia, e forse è democratica proprio perché è relativa come la democrazia. Al contrario, l’etica assoluta pretende che i suoi valori siano al di sopra della democrazia. In questo senso la Chiesa in questi ultimi giorni mi ha molto aiutato a riconciliarmi con la mia morale imperfetta, e di conseguenza con la mia affezione alla democrazia.

Per quanto riguarda la Costituzione, la conosco molto bene e la invito a leggere un mio articolo “La Costituzione di carta” pubblicata su questo giornale il 30 novembre 2004.
 

09/06/2005





        
  



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